13 marzo 2006

menoventisette

Stanotte la musica era diversa. Le imposte erano sbarrate, nessuna proiezione luminosa a solleticare la mia vista, e un vento di gelida consistenza s'apriva la strada in camera mia, come un veleno mellifluo. Le coperte tirate fin sopra la testa, cercando di tenere in cattività fino all'ultima stilla di calore. Nessuno spazio per fantasticare, ma tanto buio per pensare. Ho immaginato che forse è questo il mio egoismo: cercare di fare al massimo ogni cosa. Io ho il mio, tu hai il tuo. Se di mattina ho del lavoro da svolgere mi faccio prendere cosi' tanto da non mandarti nemmeno un messaggio. Se lavoriamo insieme ad un template rimango silente per ore, alla ricerca di una chimerica combinazione di colore. E non una parola per te. Se mi introduci nella tua cerchia di conoscenze cerco di fare una buona impressione, non dico apparire brillante, ma almeno capace di conversazione piacevole e faceta. Cerco di essere qualcosa per cui tu possa essere almeno un poco orgogliosa. Mentre finisce che trascuro il vero motivo per cui sono lì, che sei tu. Potrebbe sembrare un assurdo: ciò che mi rende "imperfetto" è la ricerca di una ipotetica "perfezione". Che ovviamente non esiste. Ma ha perfettamente senso. Queste non sono scuse, è solo l'errore n°5. Come ti ho già detto ho gusto nel fare le scelte sbagliate. O forse sono solo un po' pigro. Abbasso la guardia e ricado nella perniciosa abitudine di non sentirmi all'altezza. E provo a metterci una pezza. Come se un'apparenza di gran laboriosità potesse sopperire ad un lavoro ben fatto e portato a termine con costanza. Abbasso la guardia e il colpo viene sferrato a te. E fin qui sono cose che già sai. Ora le novità. Di tutto quello scritto sopra, ora me ne importa poco. Se una cosa è importante e vale meno di zero e una cazzata qualunque diventa un delirio, io smetto di ascoltare. Chi si prende la colpa è perduto; e per una volta che ho qualcosa da perdere, non ho intenzione di farlo. Ci sentiamo presto, bellezza mia bellezza mia bellezza mia.

11 marzo 2006

EmoViolenza

Ieri notte ho visto suonare i La Quiete. Questo fa di me un tipo molto indie, un tipo molto hardcore. Sulla mano ho ancora il timbro del Traffic, e l'inchiostro si sta facendo strada tra le micropieghe dell'epidermide. Ho lasciato sul cuscino una serie di speculari timbrate CIFFART. Questo fa di me un tipo molto trasferello. Mi fischia ancora l'orecchio sinistro. E' stato devastante, stato devastante. Troppi pochi pezzi, troppo basso il volume del microfono del cantante, troppo avanti la maglietta di Costantino indossata dal bassista. Questo fa di me un tipo molto critico musicale. Ho arrubbato la discografia dei Mogwai. La sto ascoltando. Questo fa di me un tipo molto post-rock, un tipo molto tristantuolo. Non ho particolamente apprezzato i due gruppi spalla. I Fucking Blood, boh. I Restless Wrestlers, boh. Ma almeno questi ultimi erano vestiti bene. E mi hanno fatto venire voglia di microKorg. Questo fa di me un tipo molto gearpornomane. Qualcuno subisce ancora il fascino dei pacifisti a tutti i costi, dei tecnici della facciata restaurata, dei locali desolati e fatiscenti. Qualcuno più ottimista di me ha detto: "Dà ad un uomo qualcosa da perdere e diventerà il più mite tra tutti". Non sono le parole esatte, quindi forse non dovrei mettere le virgolette. Questo fa di me un tipo molto ipercinico, un tipo molto ipocinetico, un tipo molto privo di memoria fino all'ignominia. Canto vittoria. Questo fa di me un tipo molto la gara è stata sospesa per abbandono dei concorrenti. Ah, dimenticavo, indieblog è morto.

10 marzo 2006

La scorsa notte mi ha fatto visita il mio incubus e ha tentato di strangolarmi

Alzatevi in piedi, è il momento di fare un passo indietro. Fatto? Immagino di no. Anzi, vedo che siete ancora seduti. Poco male, tanto è già troppo tardi. Non facendo un passo indietro avete perso l'occasione di cadere. Come dite? Non avete alcuna intenzione di cadere? Oh beh. Peggio per voi. Io cado. Siete ancora là? Sì, qualcuno è rimasto. Sarete curiosi di sapere cosa c'è di desiderabile nell'atto di cadere. Ve lo spiego subito. Tanto per cominciare, se non si cade non ci si può rialzare. Solo questo dovrebbe farvi provare l'impulso irrefrenabile a perdere l'equilibrio. Non è forse una gran cosa poter riguadagnare la propria compostezza, la propria altezza, il controllo di se stessi? Mettendo una mano a terra, tenendo tesi i muscoli dello stomaco, facendo leva su di un piede e poggiando un ginocchio al suolo, su cui poi fare perno. Dite che non vi basta? Oh come siete difficili! Avete bisogno di una motivazione per ogni vostra minima azione quotidiana? Non credo proprio! Tu, che ti stai grattando il mento: perchè lo fai se non provi prurito? E tu, che alzi gli occhi al cielo (volevo dirti che la tua mimica è fuori luogo): cosa vedi di così interessante lassù? Niente, ecco cosa! Ma vi capisco. Obietterete che rialzarsi è faticoso e che cadendo rischiate di farvi male. E sia, non lo nego. Ma invito chiunque di voi a nominarmi un piacere che non richieda nemmeno uno sforzo per essere provato o che, se portato all'esagerazione, non rischi di arrecarvi del danno. E sì, perchè di piacere si tratta. Chiunque può gustare una succulenta caduta, se non teme di rimpiangere poi l'atterraggio. E' liberatorio. Vi pone sottosopra, e il cielo mi sia testimone se non avete bisogno. Quindi, invece di stare ad ascoltare me, fate un favore a voi stessi: Oggi cadete. Io, per mio conto, seguirò il mio consiglio. Cado!

09 marzo 2006

Una trappola di scorta

Mi hai fatto uno squillo. Forse vuoi che ti richiami. L'ultima volta era questo il segnale che avevamo convenuto. Ti chiamo. Squilla per un po', ma non rispondi. Forse non puoi. Poso il cellulare, e alzo di nuovo il volume dello stereo. "Forse non l'ho fatto squillare abbastanza" penso. Riporto la manopola del volume ad un innocuo 2 e riprendo il cellulare. Ti chiamo ancora. Il tempo di fare due squilli e mia madre entra in camera mia. Attacco.
"Non sei uscito mai oggi?"
"No, perchè?"
"Ci sarebbe da buttare l'immondizia"
"Ok vado". Prendo le scarpe, quelle che posso infilarmi senza doverle slacciare.
"Se vuoi puoi buttarla dopo cena". Mi infilo le scarpe, con un movimento solo, consumato.
"No, dopo cena non devo andare da nessuna parte". Prendo il cappello e mi avvio.
"Ricordati il cappello". Senza voltarmi sollevo il cappello per mostrarglielo.
Me lo infilo attraversando il corridoio buio. Prendo il cappotto, e torno in camera mia a prendere le chiavi che avevo dimenticato. Non mi va di farmi aprire, poi. Esco sul pianerottolo, raccolgo il sacco della spazzatura e chiamo l'ascensore. No, meglio le scale. Ci incrociamo al secondo piano. Lui vuoto, salente. Io pieno di pensieri vuoti, silente. Mentre scendo le ultime scale prima di raggiungere il portone, sento qualcuno che da fuori armeggia con delle chiavi e cerca di aprirlo. Tiro, mentre l'altro spinge. E' una signora che non conosco. "Buonasera". "Salve". Le tengo il portone aperto, mentre raccoglie i suoi pacchetti della spesa. "Questo portone è veramente strano" mi fa. "Eh". "Buonasera" ripete. " 'sera " rispondo a mezza voce. Buttare la spazzatura è compito mio. L'immondo è roba mia. Lo faccio così spesso che non me ne rendo conto nemmeno. E sono di nuovo davanti al portone di casa mia. Mi colpisce il marciapiede bagnato all'angolo della strada. Ci cammino sopra, svolto l'angolo e mi incammino per via Aquileia. Lavori in corso. Transenne. Sono quasi in fondo. Mi giro, distratto da un rumore. Un'auto ha imboccato la via, è lontana e i suo fari mi puntano. Forse cerca me. Quando mi raggiunge solleva un po' di polvere passandomi accanto. Non cercava me. C'è troppa polvere. L'hotel. Proseguo. La mia macchina è parcheggiata in Via Gradisca, per metà all'interno delle strisce blu, regolarmente, per metà su delle strisce pedonali gialle. Irregolarmente immagino. Non ci sono multe. Spero che la signora non faccia liberare la vescica al suo cane proprio sulla mia ruota. E poi quella scritta sul muro. "BIONDO FIFONE". Le due f sono scritte così male da essere quasi irriconoscibili. Forse l'emozione dell'imbrattamuri. Forse era una donna. Io non sono biondo, e nemmeno fifone. Però penso sia rivolta a me. Come i fari di prima. Risalgo la parallela a via Aquileia. Sugli alberelli che crescono in minuscoli oblò dell'asfalto, qualuno ha affisso dei cartelli. Contro chi porta i cani a farla per strada. Chissà se la signora di prima ne leggerà uno. Chissà se si sentirà un po' in colpa. Passo davanti alla mia finestra preferita. Un seminterrato, la luce accesa che filtra attraverso le tende alla finestra. Dentro, ci sono un letto ed una scrivania, sopra la scrivania un monitor. Ogni mercoledì sera intravedo qualcuno al pc. Potrei essere io. Stasera non c'è nessuno, e lo schermo è spento. Delusione. Dove sarai, compagno di telematica solitudine? Ho completato il giro dell'isolato, passo accanto ad una macchina asfaltatrice (lavori di rifacimento del manto stradale, ennesimi). In fondo ad una scaletta, un uomo entra in un portone. E' illuminato da una luce color ghiaccio, mi guarda. Ricambio lo sguardo, e penso che col cappello in testa e la barba incolta devo sembrare un poco di buono. Un ladro, magari. Stavolta prendo l'ascensore. Rientro in casa. "Ma dove vai a buttare l'immondizia?" sono le parole che accolgono il mio ritorno. Vedo nuovamente il tuo numero tra le chiamate senza risposta. Forse volevi che ti chiamassi. Ma ora è tardi. Ciao.

Sciarada

Le parole mi massacrano. Le parole mi pigliano per la gola, si scagliano su di me tutte insieme. Quella mi tiene fermo, quella mi ruba le scarpe e mi svuota le tasche, quella mi sputa addosso, mentre una, la più cattiva di tutte, mi pratica una incisione parietale, infila una cannuccia nel mio cranio ed inizia a succhiar via materia pensosa. Infine, una volta sazia, sutura lo squarcio con la cicca che non ha mai smesso di masticare durante tutto l'intervento. Non so perchè mi fanno questo. A me poi, che pensavo di poterle controllare. Non sono mai stato un padrone sfruttatore; al massimo un padre severo ma amorevole. Ma tanto ormai non importa più. Di me rimane solo l'involucro inebetito che si trascina da una finestra murata all'altra. A farmi compagnia ed ad assistermi solo quelle di loro più fedeli, le più semplici tra le parole, quelle che non hanno mai voluto giocare con me, ma forse mi sono ancora grate perchè in tutto questo tempo non le ho private del loro senso. Ora c'è quella parola che mi imbocca, anche se non provo più lo stimolo della fame. Quella che mi mette a letto, anche se il giorno e la notte non sono più distinguibili. Quella che mi veste, anche se il senso del pudore non so più cosa significhi. Quella che mi racconta storie del passato e fantastica con me sul futuro, anche se io non la sto veramente ad ascoltare, perché lo scorrere del tempo assomiglia allo stesso fondale riciclato più e più volte per scene diverse. Ma in fondo uguali. Il set di questa messinscena è una città fantasma, abitata da fantasmi che si nutrono dell'illusione di poter ancora influenzare il mondo dei vivi. Ed è per questo che inventano parole nuove e le abbandonano al mondo, sperando che qualcun altro le accolga. Non si curano della loro educazione, della loro istruzione, di insegnar loro la differenza tra il bene e il male. Mi esortano in coro a fare altrettanto: "Dopo ti sentirai meglio". Non capiscono che non appena evocano il mostro di fango del "dopo", un golem uguale e contrario prende vita, quel "prima" che ai miei occhi appare mille volte più grande e terrificante. Ora che le parole sono lontane e ricercate, il posto che hanno lasciato vuoto è assordante. Non ho mai capito se è il vuoto a succhiare verso di se il pieno, per invidia, o il pieno a lanciare se stesso nel vuoto, per vanità. Ma so che appena parole inutili saturano l'aria, è l'ora di affacciarsi alla prossima finestra.

08 marzo 2006

Dolce e cantabile, marcando la melodia

  • The big scientific broom.
  • Essere investiti attraversando Via Abbazia in fila indiana.
  • Molto forte, crescendo, pianissimo. Molto espressivo, cullando, a tempo.
  • Solamente con gesti del corpo, comunicare idee oscene. Mimo osè. Mimose.
  • Geloso delle tue spalle nude.
  • Oggi mi sento un po' Coheso.
  • Palleggio, arresto e tiro.
  • La riproduzione e la vendita dell'arte è uno scempio a cui si deve porre fine.
  • contraria e ostinata direzione ostinata direzione ostinata direzione In.
  • Volevo solo parlarti addosso. O dell'uso improprio dell'altrui persona.
  • Qualunquisivismo. Il tuo fare politica consiste nell'essere un apolide polipoide.
  • Il mostro che ha sonno, in genere ha ragione.
  • Mi sottopongo ad un intervento di iconectomia.
  • Ma la mente, malamente...
  • In fondo a pagina 72: "(...) vederlo di sbieco mostrare angoli e superficie nuove come un solido sorpreso in un momento sconosciuto della sua rivoluzione."

07 marzo 2006

Nudo

Il dito melluce, in entrambi i miei piedi, è appena più lungo del rispettivo alluce. Dicono sia un segnale di bellezza. L'eccezione che conferma la regola, nel mio caso. Le dita dei miei piedi sono sempre leggermente piegate, anche a riposo. Non so se sia normale. Le unghie mai curate, sempre dai bordi irregolari. Quella del mellino, molto piccola. Ho i piedi piatti. Qualche piccolo pelo copre il collo del mio piede. Le mia caviglie, troppo sottili. Le ginocchia portano i segni di tutte le mie cadute, antiestetiche cicatrici. Le gambe sono storte, non posso camminare tenendo contemporaneamente paralleli piedi e ginocchia. Ho le gambe pelose; al contrario del torace, quasi glabro. Ho il culo piatto. Mi sta venendo un po' di panzetta. Il mio ombelico è verso l'interno. I miei capezzoli sono larghi e rugosi. Ho un tronco robusto, mentre le mia braccia sono sottili e molto poco muscolose. I gomiti sporgenti e ossuti, i polsi troppo sottili. Non avevo niente da ridire sulle mie mani. Fin a quando non mi hanno fatto notare che sono salsicciose. A me non pare. Vabè, andiamo avanti. Non mi mangio le unghie, me le strappo piuttosto. Ma non si nota molto. A volte le mie mani prendono un colore rosso scuro e sotto la pelle il sangue sembra disegnare un tessuto a chiazze. A volte tremo un po'. Ho il collo lungo, i capelli tagliati male, la testa troppo grande, e il naso gobbuto e sporgente. La barba non mi cresce in modo uniforme sul volto, ho dei buchi sul mento, ai lati della bocca. Ho le orecchie piccole, ma a me non dispiacciono. Le sopracciglia troppo folte.

Per fortuna ci sono i miei occhi. L'unica cosa che non cambierei di me sono gli occhi.

06 marzo 2006

a mano - 3 - bianche

Salto. C'è un istante, all'apice della parabola. In cui sono fermo. Immobile. Privo di peso. Velocità zero. Da qui potrei lanciarmi verso ogni ovunque. E' il secondo di silenzio tra due canzoni.

05 marzo 2006

The Melody at Night, with You

Così siamo sul fondo del mare. Ti vedo cercare di suonare coralli e spugne con un archetto per violino. I tuoi discorsi si tramutano in modulazioni di forma e dimensione di gocce d'aria che precipitano all'insù. I tuoi capelli riconquistano quella libertà finora negata loro dall'opprimente gravità. Non c'è orizzonte, solo colore. Mentre il cielo è la somma di motivi curvilinei. Come dubbi.

Esagerare in pubbliche effusioni potrebbe suscitare dispetto. Qualcuno ci dice: "fate schifo". Ed io: "Hai ragione. Perchè siamo liberi."

04 marzo 2006

Ora scriverò, e sarò meno lontano

Non sapevo in che direzione stesse nevicando. Mia nonna mi ha raccontato: "Una volta, prima che tu nascessi, più di 20 anni fa, nevicò il 30 aprile. Le stufe erano ormai spente e fu una giornata molto fredda". Mentre narrava controllava l'acqua in ebollizione, in attesa del momento per versarvi la pasta. Il vapor acqueo le saliva fino agli occhiali, per appannarli. Poi mi ha guardato ed ha sorriso. Dovrei decorare una parete. Dovrei. Magari con un segno indecifrabile per molti, e inconfondibile per quella sola persona. Poi mi siederei sul bordo del mio letto, di fronte alla decorazione e mi auto-scatterei foto in cui la mimica facciale non potrebbe lasciar dubbi sulla gamma dei miei stessi stati d'animo. E in un istante d'incredulità tu verseresti alcol sulle mie ferite e nella mia bocca. E sulle ferite della mia bocca. Il diavolo si toglie la maschera e si scopre innamorato dell'amore. Pareti lisce come specchi d'acqua mi offrono quattrocento colpi per farsi abbattere, quattrocento passi per farsi percorrere, quattrocento appigli per farsi scalare, su su, fino a grattare il cielo, ultimo baluardo tra me ed il mio soffitto. Perchè i pensieri manifesti non osano sollevarsi in aria al di là di dove l'occhio arriva a tracciare i confini del presente. Un sarto, con tratteggi di gesso e puntando spilli, può dichiarare a voce alta il confine tra l'eleganza e la goffaggine. Una chiamata nel cuore della notte, proveniente dalla città, può accendere la consapevolezza improvvisa di essere altrove. Bianco, rosso e blu sono i colori che si possono incrociare sul ponte di un traghetto. La verità è che non ho paura di sanguinare, ma pretendo il dolore che accompagna ogni ricompensa.

Al diavolo la brace, io voglio la padella

Immagina la scena. Ho appena chiuso. Mi preparo per la notte. Spengo la luce grande, accendo la luce piccola. Prendo il libro. Sono già sovrappensiero, tanto che tolgo il segnalibro dalle pagine segnate e lo dimentico lì. Tiro su il cuscino contro il muro, mi metto sotto le coperte. Apro il libro. Non leggo una riga. Penso. Come potrei toglierti il saluto? Solo perchè non credi alla mia incapace giustificazione di una colpa che non ho mai commesso? Non ci crederei neanche io, visto che è un tale assurdo. Un tale dolce assurdo. Tutto quello che posso portare come prova di una mia ipotetica innocenza è la mia ossessione. Ad ogni canzone d'amore non posso esimermi dal vedere noi due nei panni dei protagonisti. Tu sei ogni "tu" che leggo, che penso, che canto con voce comica e stonata. Quanto tempo è passato? Non ho letto una riga. E' ora di dormire. Dov'è il segnalibro? Me lo cerco addosso, non c'è. Sulla coperta, nemmeno. Sconvolgo le lenzuola. Ah, eccolo. M'alzo. Raggiungo il segnalibro e ripongo il libro. Notte senza fortuna, sii buona.

(Nuova puntata della vicenda Baricco. A gentile domanda, cortese risposta. Pare quindi che la stroncatura già ci fosse. Ma non cambia la sostanza. Ferroni non è in grado. Solo per essere l'autore del mio manuale di letteratura italiana del liceo meriterebbe una punizione esemplare.)

03 marzo 2006

L'arte venatoria applicata agli angeli. Ovvero: Cupido impallinato.

M'improvviso cameraman. E regista. E narratore. OhMammaMiaCheVergogna! Macchè, una volta forse. Beh, un pochino sì dai, all'inizio. Ah, quella non è la mia voce! (dicono tutti così). Spero apprezzerai il piccolo dono.

Esiste un manuale della vita pratica? Un testo che insegni tutte quelle piccole cose che non sono fondamentali ma che servono, qua e là, nel quotidiano. Come, che so, il fatto che le viti si svitano in senso antiorario, qual'è il bicchiere per il vino e quale quello per l'acqua, come si fischia "alla pecorara" con due dita in bocca, come si versa da una bottiglia senza far cadere -la goccia-, le regole del tresette, quando è il momento buono per seminare una pianta, i passi minimi di un lento, come si fa il pane... cose così...

Oh tu, lettore casuale, leggi! Il buon Baricco è una vecchia volpe. Ma fa sorridere. E poi credo che apprezzerebbe la mia citazione pop: "Chi sa fare, sa capire" (Cfr. Aldo,Giovanni e Giacomo - Chiedimi se sono felice)

STOP THE PRESS
COMUNICAZIONE DI SERVIZIO
Qui è Blog che parla. Si si, proprio io, il Sig. Blog. Mi rivolgo a te, menagramo imbrattacarte, che riempi le mie pagine. Occhio. Io ti osservo. So cosa stai combinando. Non fare una cazzata delle tue. Non ci provare nemmeno a rovinare tutto. Non essere il solito E NON FACCIAMOCI SEMPRE RICONOSCERE. In bocca al lupo, va. Chiudo.

02 marzo 2006

Mi tappo le orecchie con le mani ed urlo, perché non voglio più vedere. LA LA LA LA LA LA LA LA.

T'ho sognata ancora, nonostante m'avessi chiesto di farlo tu. Il gran finale di una onirica pirotecnia. Ti racconto:

C'è un grande convegno. La struttura che lo ospita assomiglia all'esterno alla stazione Termini, all'interno alla sala congressi dell'ONU. L'evento è sull'integrazione con la Cina. Ci sono alcuni relatori cinesi, che si inalberano perchè nella scenografia c'è un errore. Una volta c'è scritto CHINA, un'altra CINA. Il mio compito è che tutto vada per il verso giusto, quindi inizio a girare parti della scenografia che contengono l'errore, come fossero lettere della ruota della fortuna ed io il valletto. Soddisfazione. Ma mentre sono sul palco, entrano in scena i ballerini per lo spettacolo d'apertura. Io, colto alla sprovvista, scivolo fino alla prima fila e scendo di scena. In fondo alla sala entra mia madre che vuole farmi sentire il suo nuovo profumo. Imbarazzo. Decido di correrle incontro, strapparle la boccetta di mano e scappare fuori della sala. Forse penseranno ad una trovata pubblicitaria. Lo spero. Sono fuori. E dall'interno della sala, una violenta esplosione. Un attentato. Scappo. Arrivano delle camionette. Persone stranamente vestite scendono a terra e corrono dentro il congresso. Un'altra esplosione, ancora più forte. Vetri in frantumi. Polvere. Detriti. Io scappo. Penseranno a me. Mi nascondo nei bagni di un edificio vicino. Vengono a cercarmi. Arriva una donna, anziana. Mi vede e, ridendo, esclama: "Ahah, pensavi cercassimo te? Io so che non è colpa tua, ma ora dovrò nasconderti. A casa mia". La seguo. Sono nel suo appartamento, arredato in modo bizzarro. Lei è stesa su quello che sembra un triclinio e mi ordina di massaggiarle il ventre gonfio. Eseguo. Non provo niente. Poi occupo il mio posto. E' uno strano sedile, scavato in una protuberanza del muro. Vedo fuori della finestra una città strana. Una Venezia senza acqua. La gente si muove su tetti, terrazzi e giardini pensili, collegati da ponti. Ci sono tante coppie. Il cielo si oscura di nubi tempestose, all'improvviso. E con la stessa facilità torna sereno.
Cambio di scena.
Sono un giornalista musicale. Devo intervistare una band e farle un servizio fotografico. La band è composta da una ragazza e due uomini. La ragazza sei tu. Ho occhi solo per te. E mi accanisco nel ritrarti. I tuoi colleghi si spazientiscono, e non vogliono farsi fotografare. Mentre cerco di convincerli e di trovare una location non troppo banale, tu mi strappi la macchina fotografica di mano. Hai deciso che vuoi fotografare me. Inizi a rincorrermi, ed io a darti sempre le spalle. Finiamo nel cortile di un palazzo, tra le auto parcheggiate. "Non mi prenderai mai, sento i tuoi passi" proclamo con fare gradasso. Ma mi freghi. Sto scappando da altri passi. "Sono qui", la tua voce dietro di me. Sempre dandoti le spalle, getto le braccia indietro e ti cingo i fianchi, e ti tiro a me. Ti stringo. Non so quanto sono rimasto ad ascoltare il tuo corpo contro il mio. Ma vengo risvegliato dal tuo respiro. Di nuovo ti prendo e ti porto davanti a me. E' un bacio violento, precipitoso, nervoso. Mi colpiscono le tue labbra sottili, ed il tuo sapore fresco. Ci dividiamo. Respiro di nuovo, respiro per la prima volta. Piego la testa dalla parte opposta. Ora voglio assaggiare il tuo labbro inferiore.

01 marzo 2006

Mentre fuori le strade e le vie si ridisegnano ancora

Sono steso sul letto a guardare il soffitto e a pensare: "...". Ma è un "..." di felicità, immagino. Cambio posizione. Prono. Sento le pulsazioni del mio cardio propagarsi dal petto al ventre al materasso al cuscino e risuonarmi in testa, accompagnando all'unisono quelle del polso, su cui ho poggiato la testa. Certo che sotto le coperte devo assumere delle pose davvero contorte. Imbarazzo. Mi volto di nuovo. Supino. Ho un accesso di sentimentalismo. (Breve inciso architettonico: la finestra nella mia stanza è costituita da due imposte, ognuna delle quali divisa in 6 riquadri, e sormontata da una piccola finestra semicircolare.) Mi dico che se ora avessi qualcuno accanto, potremmo giocare a contare le ombre che la mia finestra proietta sul soffitto, tutte di forma, lunghezza e intensità differenti, tutte dall'aspetto un po' gotico e ancestrale. Mi volto di nuovo. Bocconi."...della tua esistenza". Mi addormento con un sorriso ebete stampato sul volto. Mi desto un'ora e mezza prima che la sveglia suoni. C'è troppo poco tempo. Devo scrivere questo post.

28 febbraio 2006

Metapost

(Sottotitolo: Perchè a noi piacciono gli equivoci, ma oggi è Carnasciale e l'ordine naturale delle cose è sovvertito. Oggi schiviamo gli equivoci.)

Partenza

Prendi l'autostrada: A24 PENETRAZIONE URBANA
Prosegui per l'autostrada: A24 ROMA - L'AQUILA - TERAMO
Prosegui per l'autostrada: A1 MILANO - NAPOLI
Prosegui per l'autostrada: A30 CASERTA - NOLA - SALERNO
Prendi la superstrada: RACCORDO SALERNO - AVELLINO
Prendi l'autostrada: A3 NAPOLI - REGGIO CALABRIA
Prendi in direzione: VILLA SAN GIOVANNI
Fino a: VILLA SAN GIOVANNI

Tempo previsto: 6 ore e 12 minuti
Chilometri percorsi: 674


Interludio

Ed ecco verso noi venir per nave
un vecchio, bianco per antico pelo,
gridando: «Guai a voi, anime prave!
Non isperate mai veder lo cielo:
i’ vegno per menarvi a l’altra riva
ne le tenebre etterne, in caldo e ’n gelo.
E tu che se’ costì, anima viva,
pàrtiti da cotesti che son morti».
...
E ’l duca lui: «Caron, non ti crucciare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare».


Da: MESSINA
Prendi in direzione: MESSINA BOCC. A20
Prendi l'autostrada: A20 MESSINA - PALERMO
Prosegui per l'autostrada: A18 MESSINA - CATANIA
Prosegui per l'autostrada: A19 PALERMO - CATANIA
Prendi la statale: S.S. N. 117bis
Prosegui per la statale: S.P. N. 1
Prosegui per la statale: VIA PERGUSA

Tempo previsto: 1 ora e 38 minuti
Chilometri percorsi: 177

Arrivo

27 febbraio 2006

Battendo un tempo solo mio, che con sommo piacere v'imperdirò di tenere

Ve la butto lì. Su cuscini in raso rosso, di forma quadrata, decorati con merletti bianchi. Sul filosofico, praticamente. Prendete un solido esteso, di consistenza gelatinosa. Questa è la vita. Poi prendete formine per biscotti: a foggia di fiore, di cuore, di stella o di alberello, come più vi aggrada. Fate attraversare alle formine lo spazio-budino e lasciate che queste traccino un percorso, che incidano un segno. Questa è l'esistenza. A chi tocca cucinare, oggi?

Delle tue metafore, delle tue similitudini, del tuo immaginario un po' sono invidioso, un po' sono geloso. Ricco me che ti rubo la favella.

Higitus figitus, figitus bum - Prestidigitorium!

PILADEEEEE!!!

26 febbraio 2006

Fermati giovane, hai dimenticato il tuo resto! - Uh?! - Un avverbio!

La chimica è un abbaglio. Generalizzazioni su generalizzazioni, e poi eccezioni come se piovesse. "Chiamatemi fisica grossolana" la si può udire sbraitare alla luna, con voce non troppo convinta. La struttura atomica, che parte da un semplice modello monadico e si avvia verso un futuro sempre più intangibile, nebuloso, metro dei nostri limiti cognitivi. La tavola periodica, moderno ed esoterico giuoco dell'oca. La nomenclatura, più che prassi, vera danza di prefissi, sillabe e suffissi. Metalli, non metalli, metalloidi, gas nobili, ioni, anioni, cationi, ossidi, perossidi, triossidi, idruri, idrossidi, acidi, peracidi, ossocidi, anidridi, sali, aloidi, ossisali. Senza dimenticare le filastrocche della chimica organica. La vita ridotta allo stringersi e al frangersi di legami (forse l'unica cosa sensata ad uscire da questo traballante baraccone). Le esercitazioni di chimica del liceo, una delizia. Equilibrare le reazioni. Io, equilibrista provetto. Togli un atomo di qua, e rispunta di là. La natura sarebbe così prevedibile, sempre pronta a scivolare nella paupertas energetica, a percorerre la via in discesa verso la stasi. E noi testardamente contromano.

25 febbraio 2006

Per quanto l'epica non sia fatta d'altro che da giochi di parole che non siamo in grado di capire

Come mi sento oggi? Avete presente quei giochi per bambini da 1 a 3 anni, tiri la cordicella, la freccia gira e poi si sente il verso dell'animale su cui s'è posata? Mi sento così. Solo che tutti gli animali fanno lo stesso verso. Un verso che in realtà è una voce, che recita una musica senza parole. Ma non mugugna, ne' fischietta. Usa parole sconosciute e impossibili. Parole che descrivono ciò che non sappiamo sentire. Come gli animali, che hanno parole per odori che noi non sentiremo mai.

La tua postura, un'impostura.

Incrocio. Proveniamo da strade separate, che formano tra loro un angolo acuto. Più acuto di qualunque discussione potremmo mai fare ognuno per conto proprio, ma non così acuto come le discussioni che potremmo fare insieme. Hai la destra libera. Potresti passare. Ti darei la precedenza. Ma non vai. Aria interrogativa. Il tuo carro azzurro non ne vuole sapere di ripartire. Giri di chiave a vuoto. Scendo. Mi porto dietro te e il tuo mezzo. Ti metto le mani sul culo, automobilisticamente parlando. Spingo. Riparti. Te ne vai, con uno sberleffo. Rimonto in macchina, di corsa. Ti seguo. Ti affianco. Ti taglio la strada e fermo la mia macchina. Clacson. Sono davanti al tuo finestrino. Clacson. Alla fine mi ricevi, alla tua corte da cinque posti. Ancora clacson. Il vetro elettrico, come una ghigliottina al contrario. Infilo le mani nell'antro d'alcantara. Ti prendo per il bavero e faccio per tirarti a me. Pochi centimetri. Pochi millimetri. Chiedimi un altro bacio.

24 febbraio 2006

Oggi è venerdì. E con venerdì intendo sabato, e con oggi intendo domani.

Io, temi da dieci, non ne ho mai scritti. Il tema l'ho sempre preso come un bagaglio a mano, quantitativo, -infilati le scarpe e getta la spazzatura, una volta a settimana-. Riempi 4 colonne, virgole Q.B., listen&repeat. L'ora adorata Bollea, prototipo Fallaciano, m'intimava: "Dovresti fare l'avvocato, riesci a riempire pagine su pagine di nulla". Mille grazie, Cattedratica. Mi ammoniva anche: "Secondo me tu non studi". "E' vero. Io imparo per osmosi." ribattevo. O forse m'immaginavo di farlo.

Noir Œillet

Di tel di ragno trama sul registro
Ogni pensier riporta con incanto
Il nero garofàno buon ministro
All'idioma nostro palesar scanto

D'arie melodiose il raro scambio
D'amorosi sensi la corrispondenza
Ch'ironica rinnova la pazienza
Un bacio che d'insulto l'è ricambio

"Cerulea son, ma ancor io resto"
Appare dir con d'altri tempi luce
Seppur lo sguardo s'alza lì funesto

Cade, s'arialza e ancora cade
Ma non si dica creda per pretesto
In'ogni uomo speme di bontade

23 febbraio 2006

Silenzio assenzio

Sono corso a casa per prendere le mie medicine. Non l'avessi fatto, avrei rischiato il pericolo più rischioso, il rischio più pericolante. L'uomo nero, la befana, il circolo polare artico. Il tergicristallo non terge, ma saltella. Tergiversa, tarantella. Ogni marciapiede è sventrato dal di sotto. Sassolini riempitivi si insinuano sotto le porte ed i portoni producendo quel piacevole stridore che fa di tutti i nervi un fascio. Le fontanelle vengono spostate da un capo all'altro della battigia, non ha nessun senso, non si affrontano nemmeno, guardano entrambe dalla stessa parte. Di nascosto strappo i segnali di divieto di sosta e li infilo nella cassetta delle lettere dell'innominabile facoltà. La facoltà di non rispondereSS. Spio i lunotti delle auto in sosta alla ricerca di multe risolutrici ma ne scopro solamente una. Sono soddisfatto della mia mancanza di fronte, di fronte alla mia mancanza di soddisfazione. Pubblico in sala, pubblico insalata. Parcheggio in salita, guarda gli specchietti, gira la testa, non togliere le mani dal volante, accostati, ora gira, ma la cintura l'hai messa? Ho le bretelle. Bretelle, bretoni, betoniere, betabloccanti, barbapapà, in barba a papà, la barba del pescatore del TONNO INSUPERABILE 160GR DI BONTA' IN OLIO D'OLIVA.

22 febbraio 2006

As he faced the sun he cast no shadow

Lo so che parlare sempre di musica dopo un po' viene a noia, ma a me mi piace. Oggi è quel ventidue lì. Quindi, per la convenzione di Ginevra, oggi ho il diritto di essere triste, meditabondo, filosofoide. Non la città di Ginevra, la cornificatrice di Re Artù. Pensavo a quei giochini tipo "fa una lista delle 5 cose che hai mangiato stamattina" e, in quanto giustificato ad essere malinconico, volevo promuoverne uno del tipo "Elenca 5 cose per cui vale la pena vivere e 5 per cui vale la pena morire". Non ho voglia di scrivere la lista che mi sono immaginato, ma ho notato una cosa curiosa: i cinque motivi della prima lista erano gli stessi della seconda. Non c'è quindi differenza tra la vita e la morte? O la mia formazione è così cavalleresca (cfr. Artù e Lancillotto) che vale la pena vivere solo per quello per cui si è pronti a dare la vita? Ricordate che ho il salvacondotto per il malumore. Ora alcuni sinonimi di tristezza dalla regia: malinconia, mestizia, infelicità, scontentezza, sconforto, disperazione, dolore, angoscia, amarezza, dispiacere, umor nero, malumore, abbattimento, demoralizzazione, depressione, delusione, disillusione, avvilimento, afflizione, costernazione.

Il cioccolato è come il metallo. Si lavora a caldo, quando è malleabile. Si tempra con il freddo ed a temperatura ambiente mantiene la sua forma.

La natura è una puttana vestita di bianco.

I due movimenti che ci permettono di sopravvivere: ispirare, espiare, ispirare, espiare, ispirare, espiare...

Le persone per bene desiderano rimanere incensurate, ma non è forse più interessante ascoltare cosa ha da dire una persona censurata?

E la sedia fu assediata.

Quando il gatto giallo non c'è, topi blu ballano sull'oceano.

"Bound with all the weight of all the words he tried to say
Chained to all the places that he never wished to say
Bound with all the weight of all the words he tried to say
as he faced the sun he cast no shadow"

21 febbraio 2006

L'ultimo disco dei Mono

L'ultimo disco dei Mono è "You Are There". I Mono vengono dal Giappone. I Mono fanno musica strumentale. Il penultimo disco dei Mono è un LP in split con i Pelican. I Pelican fanno musica strumentale. I Pelican non vengono dal Giappone. L'ultimo disco dei Pelican è "The Fire in our Throats Will Beckon the Thaw".

I Mono e i Pelican.

20 febbraio 2006

Mixtape n.1

Pistolita - Cupid
Pistolita - Voicebox
Pistolita - Big Shot
The Pillows - Crazy Sunshine
The Pillows - Blues Drive Monster
The Pillows - Ride On Shooting Star
The Jonbenet - Behold, The White Whore
Mia Martini - E Non Finisce Mica Il Cielo
Mia Martini - Almeno Tu Nell'Universo
Mia Martini - Gli Uomini Non Cambiano
Renato Rashel - Arriverderci Roma
Lucio Dalla - 4 Marzo 1943
My Bloody Valentine - Sometimes
Tom Waits - Waltzing Matilda
Giorgio Gaber - Qualcuno Era Comunista
Giorgio Gaber - Io Se Fossi Dio
LoveHateHero - A Last Farewell
Counting Crows - Colorblind
Steve Ray Vaughan - Little Wings
Marlene Kuntz - Cara E' La Fine
Marlene Kuntz - Chi Mi Credo Di Essere?
Marlene Kuntz - Notte
Massimo Volume - Insetti
Slipknot - Before I Forget
Francesco Renga - Impressioni Di Settembre
Giovanni Allevi - Go With The Flow
Adair - The Diamond Ring
Killswitch Engage - Rose Of Sharyn
Nina Simone - The House Of The Rising Sun (live)
30 Seconds To Mars - From Yesterday
30 Seconds To Mars - Attack
Greenday - She
P.O.D. - If You Could See Me Now
Yellowcard - Lights & Sounds
Matchbook Romance - You Can Run But We'll Find You
Matchbook Romance - Say It Like You Mean It
Zero Assoluto - Semplicemente
Claudia Mori - Buonasera Dottore
Negramaro - I Miei Robot
La Quiete - La Fine Non E' La Fine
Virginiana Miller - La Verità Sul Tennis
65 Days of Static - Retreat! Retreat!
Taproot - Birthday
Weezer - Perfect Situation
Hard Fi - Cash Machine
Augustana - Boston
Straylight Run - Hands In The Sky
Smashing Pumpkins - Mellon Collie And The Infinite Sadness
Imogen Heap - Hide And Seek
Baustelle - I Provinciali
Pelican - Last Days Of Winter
Afterhours - Il Sangue Di Giuda
Nina Nastasia - Judy's In The Sandbox
Nina Nastasia - A Dog's Life
Grandaddy - A Valley Son (Sparing)
Architecture In Helsinki - Maybe You Can Owe Me
Architecture In Helsinki - Do The Wirlwind
Poison the Well - Soma
Emanuel - Mayonaise
Armor for Sleep - Today
Vaux - 1979
Murder by Death - We Only Come Out at Night
The Divorce - The Man Moan
Dredg - Spitshine
Dredg - Matroshka
Hawthorne Heights - Niki FM
Cartel - A
The Receiving End Of Sirens -Planning A Prison Break
Stars - Your Ex Lover Is Dead
Stars - Reunion
Idiot Pilot - Strange We Should Meet Here
Alkaline Trio - Time To Waste
Alkaline Trio - Burn
The Fall Of Troy - F.C.P.R.E.M.I.X.
Deftones - Savory
Deftones - Simple Man
Deftones - If Only Tonight We Could Sleep
Uochi Toki - Equivoci
Sinead O'Connor - Y Mas Gan
Afraid! - Varenne, Varenne
Seu Jorge -Life On Mars
Working Vibes - Alla Luce De Lu Sule
Maximilian Hecker - Dying
Children Of Bodom - Hate Crew Deathroll
Dave Matthews Band - Satellite
Pixies - Hey
Automated Reason - It's Not About What You Do, But Where You Decompose
Automated Reason - The Lightning With Its Rapid Wrath
Subsonica - Come Se
Subsonica - Incantevole
Sigur Ros - Hoppipolla
Sigur Ros - Saeglopur
Sigur Ros - Milano
Lustra - Scotty Doesn't Know
Mogway - Auto Rock
Mogway - Glasgow Mega Snake
Jose Gonzalez - Heartbeats
Jose Gonzalez - Crosses
Jasper TX - Blown Out To Sea, I'm Never Coming Back
Jasper TX - Braille
Chasing Dorothea - The Anchor Song
Bitcrush - Untitled

19 febbraio 2006

Tratto

Il cappello di lana calcato pesantemente sulla testa, con pochi ciuffi di capelli che ne fuoriescono, blandamente castani. Lo sguardo fisso sul cursore lampeggiante sul terminale, pronto a scaricare una logorrea indesiderata dietro di sè. La bocca, serrata e nervosa, è una trappola metallica senza morso. Labbra troppo grandi per un fenotipo caucasico. La barba incolta di quattro giorni e tre notti. L'epidermide riverberante di pallore: un po' per malattia, un po' per debolezza, un po' per lo sfondo grigio dell'elaboratore di testi. L'orecchio destro serrato in una sordità cieca e capricciosa. Una cura antibiotica come una battaglia. Amoxicillina e acido clavulanico come armi chimiche. Nulla che possa lenire la smania.

18 febbraio 2006

Fooly Cooly

Seriamente. Guardate FLCL. E' il più bell'anime degli ultimi anni. E ha una colonna sonora fantastica. E' folle. E' geniale. E' stupido. E' romantico. E' infantile. E' onirico. E' divertente. E' FuriKuri.

17 febbraio 2006

Il fico spoglio, scosso da venti vernali, s'inchina con fare spettrale

Sono 3 sabati che l'infinito continua a non avere senso il pomeriggio.

A Proust non sarà sfuggita la carenza di donne prive di fantasia.

Un bravo attore che recita la parte di un cattivo attore.
Un cattivo attore che recita la parte di un bravo attore.
Un bravo attore che recita la parte di un bravo attore.
Un cattivo attore che recita la parte di un cattivo attore.

D'accordissimo.

Lo zen e l'arte della manutenzione de "lo zen e l'arte della manutenzione de "lo zen e l'arte della manutenzione de...

Il piacere semplice provato ascoltando il suono di tastiera nel ritornello di "Semplicemente" degli Zero Assoluto.

La necessità della finitezza del tempo.

Per darti quello che vuoi, Dio ti ha creato con il desiderio per quelle cose.

I cuccioli di Bambi: i bambini.

Case da pazzi!

Ancora non ancora.

Un orologio fermo è esatto due volte al giorno.
Un orologio normale è esatto due volte al giorno.
Il numero di istanti di esattezza di un orologio è direttamente proporzionale alla sua velocità.
Anche se "va male".
Un orologio infinitamente veloce è sempre esatto.

To be broken. Essere rotti.

RockPolitik è borghese. Il rock è borghese. Il lento è borghese. La politica è borghese. La tv è borghese. La libertà di parola è borghese. La parcondicio è borghese. Lo scandalo è borghese. La figa è borghese. I capelli lunghi sono borghesi. Gli occhiali da sole sono borghesi. La chitarra elettrica è borghese. L'email è borghese. La democrazia è borghese. L'amore è borghese. Il sesso è borghese. Il ristorante è borghese. La musica registrata è borghese. Il cinema è borghese. La fotografia è borghese. Io sono borghese. Tu sei borghese. Chi dice di essere borghese è borghese. Chi dice di non essere borghese è borghese.

Giampaolo G. suona come Umberto D.

Memorie d'infanzia: La mattina, accompagnadomi a scuola, mio padre ascoltava sempre la rassegna stampa di Radio Radicale. Quando mi portava in giro in auto, ascoltavamo TeleRadioStereo.

Per non dimenticare. Le tre regole di #PARACARRO sono: 1) Odio 2) Basta 3) Non gliene frega un cazzo a nessuno.

Sono insanamente attratto dalle stelle a 5 punte.

Nessuno invoca mai il disonore per i morti.

FarbenGeist.

ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo ossessivo compulsivo.

Idea per uno spettacolo dal vivo: se 1000 persone per assistervi pagano 1000 euro a testa, io mi uccido.

Il feticismo per le parole. E non trovare un modo migliore per dirlo.

C'è solo sangue. E non va via.

La pizza buonavita: Buonadormo, buonanotte.

Ma chi cazzo se ne frega poi?

Due specchi, uno di fronte l'altro. Infinite riflessioni. Esplodono?

16 febbraio 2006

C'erano due gatti, di nome Praxis e Poiesis...

Una tosse perfetta non è ne' grassa ne' secca, è nel suo peso forma.

Al giorno d'oggi i sette vizi capitali si sono tramutati nei sette vizi capitalistici.

Quando mai la felicità è stata il peludio alla serenità?

Benvenuta chiarezza.

Ritengo la gente veramente sincera solo quando parla male di me.

Così densa, così dance.

Era una bistecca così buona, che dopo averla mangiata avevo voglia di uccidere.

Come ogni buon personaggio di romanzo dell'800 ho avuto la mia porzione d'affezione polmonare condita da violenti attacchi di tosse.

Cuori e Picche sono due semi antitetici che si contrappongono verticalmente. I Cuori, rossi, caldi, in alto rivolti verso il cielo e il mondo delle idee; Le Picche, nere, pesanti e meccaniche poggiano e si incuneano nella cruda terra, nella dura realtà. Anche Fiori e Quadri, ma il loro scontro è su un piano orizzontale. Da un lato la meccanica precisione dei Quadri, pura astrazione della mente umana, da cui la loro forma è scaturita. Dall'altra l'indipendenza naturale e autosufficiente dei Fiori, che crescono senza ordine o precisione, sottostando alla sola legge di natura.

Gioco
L'Amore conta
Tutti gli altri si nascondono
Poi l'Amore finisce di contare
Tutti rimangono nascosti
L'Amore cerca te
L'Amore cerca me
L'Amore ha trovato te
Ora tocca a te contare
Io rimango nascosto
Ora anche l'Amore si nasconde
Lo so
Ora conti solo per me

14 febbraio 2006

And Death Shall Have No Dominion

by: Dylan Thomas

And death shall have no dominion.
Dead men naked they shall be one
With the man in the wind and the west moon;
When their bones are picked clean and the clean bones gone,
They shall have stars at elbow and foot;
Though they go mad they shall be sane,
Though they sink through the sea they shall rise again;
Though lovers be lost love shall not;
And death shall have no dominion.

And death shall have no dominion.
Under the windings of the sea
They lying long shall not die windily;
Twisting on racks when sinews give way,
Strapped to a wheel, yet they shall not break;
Faith in their hands shall snap in two,
And the unicorn evils run them through;
Split all ends up they shan't crack;
And death shall have no dominion.

And death shall have no dominion.
No more may gulls cry at their ears
Or waves break loud on the seashores;
Where blew a flower may a flower no more
Lift its head to the blows of the rain;
Though they be mad and dead as nails,
Heads of the characters hammer through daisies;
Break in the sun till the sun breaks down,
And death shall have no dominion.

13 febbraio 2006

De l'imbarazzante vigilia. Ovvero: la giornata della consapevolezza single

Tell her how you admire her. Always tell her you love her at all times. When shes upset hold her tight. Pick her over all the other girls you hang out with. Play with her hair. Pick her up tickle her and wrestle with her. Just talk to her. Tell her jokes. Bring her FLOWERS just because. Hold her hand and run. Just hold her hand . Throw pebbles at her window at night. Let her fall asleep in your arms. Sing to her no matter how awful you sound. Get her mad at you. Then kiss her. Give her piggy back rides. Push her on swings. Tell her she looks beautiful. When she's sad, stay on the phone with her, even if she's not saying anything. Look into her eyes and smile. Kiss her on her forehead. Show dance with her even if there's no music. Kiss her in the rain.
And when you fall in love with her... tell her.

12 febbraio 2006

Follia, follia!

E una inaspettata voglia di cielo stellato. Coff coff.

08 febbraio 2006

Counting Crows - Colorblind

I am color...blind
Coffee black and egg white
Pull me out from inside
I am ready
I am ready
I am ready
I am
taffy stuck, tongue tied
Stuttered shook and uptight
Pull me out from inside
I am ready
I am ready
I am ready
I am...fine
I am covered in skin
No one gets to come in
Pull me out from inside
I am folded, and unfolded, and unfolding
I am
colorblind
Coffee black and egg white
Pull me out from inside
I am ready
I am ready
I am ready
I am...fine
I am.... fine
I am fine

07 febbraio 2006

Come Scrivere - di Stephen King

(Ho trovato questo interessante articolo di Stephen King su un blog, qui. Mi è piaciuto così tanto che ho deciso di cimentarmi per la prima volta in una traduzione. Siate clementi e godetevi l'articolo.)

In meno di 10 minuti, Stephen King spiega come diventare uno scrittore di successo.

I.La Prima Introduzione.

E' VERO. So che suona come un annuncio di qualche squallida scuola per scrittori, ma sto per dirvi veramente tutto quello di cui avrete bisogno per seguire una carriera di successo ed economicamente gratificante scrivendo narrativa, e sto per farlo veramente in dieci minuti, che è esattamente quanto c'è voluto a me per impararlo. In verità, vi ci vorranno dodici minuti o giù di lì per leggere questo articolo, ad ogni modo, perché vi devo raccontare una storia, e poi devo scrivere una seconda introduzione. Ma questi, immagino, non dovrebbero contare nei dieci minuti.

II.La Storia, ovvero, Come Stephen King ha Imparato a Scrivere

Quando ero una matricola nella mia high school, feci una cosa da matricola che mi mise in cattive acque, come le cose da matricola spesso fanno. Scrissi e pubblicai un piccolo giornale satirico chiamato Il Vomito del Villaggio. In questo piccolo giornale presi in giro un certo numero di professori della Lisbon High School, nel Maine, dov'ero studente. E non erano prese in giro leggere; spaziavano dallo scatologico al semplicemente crudele.

Alla fine, una copia del giornalino finì nelle mani di un membro della facoltà, e siccome ero stato così poco saggio da metterci sopra il mio nome (un vizio, secondo alcuni critici, dal quale non sono ancora stato curato), fui portato in presidenza. Il sofisticato autore di satira era così tornato quello che era realmente: un ragazzo quattordicenne che se la stava facendo addosso e si chiedeva se sarebbe stato sospeso ... quella che chiamavano “una vacanza di tre giorni” in quei giorni incerti del 1964.

Non fui sospeso. Fui obbligato a fare un certo numero di scuse – erano assicurate, ma sapevano lo stesso di polvere nella mia bocca- e rimasi una settimana in punizione. E il consigliere d'istituto trovò quella che riteneva una più costruttiva sistemazione per le mie doti. Era il compito – sotto la supervisione dell'editore – di scrivere la pagina sportiva per il Lisbon Enterprise, un settimanale di dodici pagine del genere a cui saranno abituari coloro che vivono in piccole città. Questo editore fu l'uomo che mi insegnò in dieci minuti tutto quello che so sullo scrivere. Il suo nome era John Gould – non il famoso comico del New England o il romanziere che ha scritto Greenleaf Fires, ma un parente di entrambi, credo.

Mi disse che aveva bisogno di uno che scrivesse lo sport e che potevamo “Provarci l'un l'altro” se volevo.

Gli dissi che sapevo più di algebra avanzata che di sport.

Gould annuì e disse, “Imparerai.”

Dissi che almeno avrei provato ad impare. Gould mi diede un enorme rotolo di carta gialla e mi promise una paga di mezzo cent a parola. I primi due pezzi che scrissi avevano a che fare una partita di basket liceale in cui un membro della squadra del mio istituto aveva infranto il record di punti della Lisbon. Uno di questi era un pezzo di cronaca. Il secondo un articolo di approfondimento.

Li portai a Gould il giorno dopo la partita, così che potesse averli per il gionale, che usciva ogni venerdì. Lesse il primo pezzo, fece due piccole correzioni, e lo prese. Quindi iniziò il secondo articolo con una grande penna nera e mi insegnò tutto quello che dovevo sapere sul mio lavoro. Desidererei avere ancora quell'articolo – merita di essere incorniciato, correzioni editoriale comprese – ma ricordo abbastanza bene come appariva dopo che ebbe finito. Un esempio:

(nota: così prima degli appunti segnati sulla copia originale di King)

La notte scorsa, nell'amato stadio della Lisbon High School, tifosi di casa e fan di Jay Hill sono stati sbalorditi una performance atletica che non ha eguali nella storia dell'istituto: Bob Ransom, conosciuto come “Pallottola” Bob per la sua velocità e precisione, ha segnato trentasette punti. Lo ha fatto con grazia e velocità ... e lo ha fatto con una strana galanteria, commettendo solo due falli personali nella sua ricerca cavalleresca del primato che che ha schivato i pretendenti della Lisbon sin dal 1953....

(dopo le correzioni)

La notte scorsa, nello stadio della Lisbon High School, tifosi di casa e fan di Jay Hills sono stati sbalorditi da una performance che non ha eguali nella storia dell'istituto: Bob Ransom ha segnato trentasette punti. Lo ha fatto con grazia e velocità ... e lo ha fatto con una strana galanteria, commettendo solo due falli personali nella sua ricerca del record che ha schivato la squadra di basket della Lisbon sin dal 1953....

Quando Gould finì di correggere la mia copia nel modo che mostrato qui sopra, alzò lo sguardo e dovette vedere qualcosa sulla mia faccia. Penso che credette fosse terrore, ma non lo era: era una rivelazione.

“Ho solo torto le brutte parti, sai,” disse. “La maggior parte è abbastanza buona.”

“Lo so,” dissi io, e intendevo entrambe le cose: sì, la maggior parte era buona, e sì, aveva tolto solo le brutte parti. “Non lo farò più.”

“Se è vero,” disse, “non dovrai mai più lavorare. Potrai fare questo per vivere.” Poi tirò indietro la testa e rise.

E aveva ragione; Faccio questo per vivere, e se potrò continuare, non credo dover lavorare mai più.

III.La Seconda Introduzione

Tutto quello che segue è già stato scritto. Se siete abbastanza interessati a scrivere per comprare questa rivista, li avrete già sentiti o letti tutti (o quasi tutti). Migliaia di corsi di scrittura sono tenuti in America ogni anno; seminari vengono organizzati; gli invitati tengono conferenze, poi rispondo alle domande e poi bevono tanti gin-tonic quanti il conto spese permette e tutto finisce lì.

Io vi dirò queste cose di nuovo perché spesso la gente ascolta solamente – ascolta veramente – qualcuno che fa un sacco di soldi facendo quello di cui sta parlando. E' triste ma vero. E vi ho raccontato la storia di prima non per sembrare un personaggio di un romanzo di Horatio Alger ma per fare un punto: osservai, ascoltai ed imparai. Fino a quel giorno nel piccolo ufficio di John Gould, scrivevo le prime bozze di storie di 2500 parole. La seconda bozza poteva arrivare a 3300 parole. Da quel giorno in poi, le mie prime stesure di 2500 parole diventavano seconde stesure da 2200 parole. E due anni più tardi, vendetti la prima storia.

E' così dunque, senza tutto il clamore. Ci vorranno 10 minuti per leggere, e potrete applicarlo subito ... se ascolterete.

IV: Tutto Quello che Dovete Sapere Per Scrivere Con Successo

1.Abbiate talento

Questo ovviamente è fondamentale. Cos'è il talento? Posso sentire qualcuno urlare, e siamo così, pronti per aprire una discussione su su fino a “qual'è il significato della vita?” con frasi profonde e di totale inutilità. Per lo scopo dello scrittore agli inizi, il talento può benissimo essere definito come un eventuale successo – pubblicazione e soldi. Se scrivete qualcosa per cui qualcuno vi manda un assegno, se voi incassate l'assegno e non è scoperto, e se poi pagate la bolletta della luce con quei soldi, io vi considero talentuosi.

Adesso qualcuno di voi starà vociando. Qualcuno di voi mi sta chiamando un grossolano verme fissato coi soldi. E alcuni di voi mi staranno prendendo a male parole. Stai dicendo che Harlod Robbins ha talento? Qualcuno in un Grande Dipartimento della Lingua Inglese starà strillando. V. C. Andrews? Theodore Dreiser? E cosa dire di te, idiota dislessico?

Nonsense. Peggio che nonsense, fuori tema. Non stiamo parlando di buono o cattivo qui. Mi interessa dirvi come far pubblicare la vostra roba, non dare giudizi critici su ciò che è buono e ciò che non lo è. Di regola i giudizi critici vengono dopo aver speso l'assegno, ad ogni modo. Io ho le mie opinioni, la maggior parte delle volte le tengo per me. Chi è pubblicato regolarmente e è pagato per quello che scrive può essere un santo o una sgualdrina, ma hanno raggiunto una vetta che molti desiderano raggiungere. Ergo, stanno comunicando. Ergo, sono dotati di talento. La maggior parte di scrivere con successo è aver talento, e nel contesto del marketing, l'unico cattivo scrittore è uno che non viene pagato. Se non avete talento, non riuscirete. Se non state riuscendo, dovete sapere quando abbandonare.

Quando? Non lo so. E' diverso per ogni scrittore. Non dopo sei rifiuti, certamente, ne' dopo sessanta. Ma dopo seicento? Forse. Dopo seimila? Amico mio, dopo seimila rifiuti, è ora che tu ti cimenti con la pittura o l'informatica.

Inoltre, praticamente ogni aspirante scrittore sa quando si sta scaldando l'ambiente – si iniziano a ricevere delle piccole note frettolose sui rifiuti, o lettere personali . . . magari una telefonata di commiserazione. Si è soli là fuori al freddo, ma ci sono voci incoraggianti ... a meno che non ci sia nulla di incoraggiante nelle vostre parole che garantisca incoraggiamento. Credo che dobbiate a voi stessi di evitare più auto-illusione possibile. Se tenete gli occhi aperti, saprete quale strada prendere ... o quando tornare indietro.

2.Siate chiari

Dattilografate. Interlinea doppia. Usate una buona carta bianca pesante, mai quella cartaccia che sembra buccia di cipolla. Se avete corretto molto il vostro manoscritto, fate un'altra bozza.

3.Siate auto-critici

Se non avete corretto parecchio il vostro manoscritto, avete fatto un lavoro ozioso. Solo Dio riesce bene la prima volta. Non siate sciatti.

4.Togliete ogni parola estranea

Volete prendere una cassetta della frutta e predicare? Bene. Prendete e provate al vostro parco di zona. Volete scrivere per soldi? Andate al punto. E se togliete tutta la spazzatura in eccesso e scoprite che non trovate il punto, strappate quello che avete scritto e ricominciate da capo ... o provate qualcosa di nuovo.

5.Non usate un prontuario per la prima bozza

Volete scrivere una bozza? Bene. Mettete via il vostro vocabolario, le vostre enciclopedie, gli almanacchi, e il dizionario dei sinonimi. Meglio ancora, buttate il dizionario dei sinonimi nel cesto dei rifiuti. Le uniche cose più spaventose dei dizionari sono quei bignami che i liceali troppo pigri per leggere i libri assegnati comprano prima degli esami. Ogni parola che dovete cercare su un dizionario dei sinonimi, è la parola sbagliata. Non ci sono eccezioni a questa regola. Pensate di avere scritto male una parola? Ok, potete scegliere: o la guardate nel vocabolario, assicurandovi di averla scritta correttamente – e rompendo il vostro treno di pensieri e buttando la trance dello scrittore nel cestino – oppure la scrivete così come la pronunciate e la correggerete più tardi. Perché no? Pensate che vada da qualche parte? E se avete bisogno di sapere qual'è la città più grande del Brasile e non sapete qual'è, perché non scrivere Miami, o Cleveland? Potete cercarla... ma dopo. Quando vi sedete per scrivere, scrivete. Non fate nient'altro tranne andare al bagno, e solo quando è assolutamente necessario.

6.Conoscere il mercato

Solo un testone manderebbe una storia su un pipistrello gigante che circonda un liceo a McCall's. Solo un testone manderebbe una tenera storia su una madre e una figlia che si riconciliano la notte di Natale a Playboy ... ma la gente lo fa continuamente. Non sto esagerando; Ho visto storie del genere impantanate negli archivi di riviste reali. Se scrivete una buona storia, perché mandarla ad una rivista di moda? Mandereste vostro figlio fuori durante una tormenta di neve in bermuda? Se vi piace la fantascienza, leggete le riviste. Se vi piacciono le storie vere, leggete le riviste. E così via. Non è solo la faccenda di sapere cosa va bene per la presente storia; Potete iniziare ad abituarvi, dopo un po', a certi ritmi, gusti e disgusti editoriali, la propensione di una intera rivista. A volte le vostre letture possono influenzare la prossima storia, e creare una vendita.

7.Scrivete per divertire

Questo significa che non potete scrivere “romanzi seri”? No. Da qualche parte tra le righe, critici funesti hanno investito il pubblico lettore e scrittore americano con l'idea che il romanzo d'intrattenimento e tematiche serie non si possono sovrapporsi. Questo avrebbe sorpreso Charles Dickens, per non parlare di Jane Austen, John Steinbeck, William Faulkner, Bernard Malamud, e centinaia d'altri. Ma le vostre idee serie devono sempre essere al servizio della storia, non il contrario. Ripeto: se volete predicare prendete una cassetta della frutta.

8.Chiedetevi spesso, “Mi sto divertendo?”

La risposta non deve essere sempre sì. Ma se è sempre no, è tempo per un nuovo progetto o una nuova carriera.

9.Come giudicare le critiche

Mostrate il vostro lavoro a un certo numero di persone – dieci, diciamo. Ascoltate attentamente cosa vi dicono. Sorridete e annuite molto. Poi ripensate a cosa è stato detto molto attentamente. Se i vostri critici vi dicono tutti la stessa cosa riguardo alcune sfaccettature della vostra storia – un colpo di scena che non funziona, un personaggio che suona non credibile, un stile ampolloso, o mezza dozzina di altre cose possibili – cambiate quella sfaccettatura. Non importa se a voi piaceva veramente quel cambiamento in quel personaggio; se molta gente vi sta dicendo che qualcosa è sbagliato con il vostro pezzo, lo è. Se sei o sette di loro battono sullo stesso tasto, continuerei a suggerire di cambiarlo. Ma se tutti – o quasi tutti – criticano qualcosa di diverso, potete ignorare con sicurezza tutto quello che dicono.

10.Osservate tutte le regole per il corretto invio

Restituzione delle copie, indirizzi e recapito, e tutte quelle cose lì.

11.Un agente? Scordatevelo. Per ora

Gli agenti prendono il 10% dei soldi guadagnati dai loro clienti. Il 10% di nulla è nulla. Anche gli agenti devono pagare l'affitto. Scrittori agli inizi non contribuiscono a ciò o ad altre necessità. Inviate le vostre storie da voi. Se avete scritto un romanzo, inviate lettere di richiesta agli editori, uno per uno, e allegate capitoli esemplificativi e/o il manoscritto completo. A ricordate la Prima Regola di Stephen King di Scrittori e Agenti, imparata per amara esperienza personale: Non ne avete bisogno finché non fate abbastanza soldi da poter essere rubati ... e se ne state facendo così tanti, sarete in grado di prendere la vostra scelta di buoni agenti.

12.Se è cattivo, eliminatelo

Quando si parla di persone, uccidere spietatamente è contro la legge. Quando si parla di scrittura, è la regola.

Questo è tutto quello che dovete sapere. E se avete ascoltato, potete scrivere tutto quello che volete. Ora credo che vi augurerò una buona giornata e mi congederò.

I miei dieci minuti sono finiti.

Ipotetica lista di titoli per racconti non ancora scritti

  • Isocromia dei miei compagni di squadra
  • Un crescendo di silenzi
  • Come un secondo, piccolo, cuore che batte a destra
  • L'arte di numerare e il mestiere di ordinare
  • Psicoritmi in opposizione di fase
  • Per ogni vilipeso senso
  • La confidenziale distanza
  • L'eccitazione suscitata dall'inchiostro

06 febbraio 2006

Perdonatemi se non sono spiritoso: rimango sempre schiacciato da un eccesso di opprimente empatia

"Lei non è Dostoevskij" disse la donna, disorientata dai ragionamenti di Korov'ev.
"Come fa a saperlo, come fa a saperlo?!" rispose costui.
"Dostoevskij è morto" disse la donna, ma in tono non troppo convinto.
"Protesto!" esclamò Ippopotamo calorosamente "Dostoevskij è immortale!"

05 febbraio 2006

Freddo il ginocchio destro e freddo l'anulare della mano sinistra

Ho sognato un rimprovero. Mio padre mi muoveva rimprovero di dare importanza al significato delle parole. "Se fosse come dici tu, al posto di -settare- dovresti usare -restaurare-". Proprio quel giorno avevo letto che il significato delle parole deriva dalla prassi.
Inoltre, oggi è il compleanno di Maria. Spero che abbia in dono tutta la gioia che chiede: non sono molti quelli che possono vantare di meritarselo più di lei.

03 febbraio 2006

Più grave di ogni violenza, di ogni attentato


Non condivido ciò che dici, ma sarei disposto a dare la vita affinché tu possa dirlo. (Voltaire)

Non condividi ciò che dico, ma sono disposto a dare la vita affinché io possa dirlo. (libero anonimo)

01 febbraio 2006

44 è il doppio di 22

  • Quarantaquattro gatti in fila per sei col resto mancia
  • Quarantaquattro gatti in fila per sei col resto del carlino
  • Quarantaquattro gatti in fila per sei col resto del mondo
  • Quarantaquattro gatti in fila per sei col resto è noia
  • Quarantaquattro gatti in fila per sei col resto di niente
  • Quarantaquattro gatti in fila per sei col resto dove sono
  • Quarantaquattro gatti in fila per sei col resto della sua vita
  • Quarantaquattro gatti in fila per sei col resto in linea, prego

Dirupus in fabula

Pensavo ad un adattamento cinematografico delle avventure di BipBip e Wile Coyote. Protagonisti un uomo ed una donna, e i tentativi surreali di lui di catturare/conquistare/acchiappare/divorare lei. Quei vecchi cartoni della Warner Bros stuzzicano il mio senso estetico poiché posseggono il fascino del film muto ma sono privi dell'affettazione degli attori del muto.
E poi ci sono i cartelli.
I cartelli sono bellissimi.

31 gennaio 2006

Dietilamine di acido lisergico

Ingredienti:
  • 400 gr di fettuccine
  • 1 cipolla
  • 2 uova
  • 100 gr di prosciutto crudo
  • 100 gr di parmigiano grattugiato
  • 100 gr di burro
  • 300 gr di piselli sgusciati
  • sale e pepe
Preparazione:

Fondere il burro in un tegame e soffriggervi la cipolla tritata finemente. Unite i piselli e cuocere a fuoco bassissimo. Aggiungervi il prosciutto in dadini molto piccoli con un pizzico di sale di pepe. Sbattete in un recipiente le uova ed il parmigiano. Scolate le fettuccine e versatele nel recipiente con le uova, mescolare ed aggiungere il sugo ai piselli, mescolare e servire immediatamente.

30 gennaio 2006

Puoi correre, ma alla fine ti troveremo

Oggi ho detto che la felicità esiste ed è effimera. E' lì fuori, da qualche parte, che ci aspetta. E quando la troviamo dura poco. Ma non si può ignorare che esista.
Ci credo. Ci credo, ancora. Ma credo anche ad un'altra cosa: mi sento fuoriposto in ogni luogo. Credo di poter essere qualunque cosa per qualunque persona in qualunque situazione. Per questo non posso essere un me stesso ipotetico in nessuna circostanza. Mi sento orbo, zoppo, monco, semiparalitico: metà di me non sente niente, metà di me non fa niente, metà di me non ha senso, metà di me non esiste. E' per questo che cerchiamo sempre la nostra metà? Trovarne una non è più importante che trovare quella vera. Se ora lo scrivo cento volte non avrà più il valore che aveva prima.
Metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà, metà.

28 gennaio 2006

When there is nothing else to burn, you have to set yourself on fire

Vorrei girare questa scena solamente:
Una galleria d'autostrada
Auto scure, nere, metallizzate transitano silenziosamente
Le luci gialle e arancioni si riflettono sulle carrozzerie
Le luci riflesse sull'auto di fronte alla nostra si disegnano verso un punto di fuga che non esiste
Il tempo scorre lentamente, a 0.75x
Non c'è rumore
Non ci sono parole
Suona solo una canzone
Nina Simone - House of the Rising Sun

27 gennaio 2006

Confutare la felicità punto per punto

(NB: Di seguito riporto una catena di Sant'Antonio ricevuta per posta. Le note in blu sono mie.)

Per favore rimandami questa mail- poi vedrai perchè mi voglio accertare che tu me la rimandi..anzi..lo scoprirai alla fine!!
Sentiamo...
Pensa a ognuna di queste cose volta per volta prima di passare alla seguente.
ok
TI FARA' SENTIRE MEGLIO, specialmente il pensiero finale.
Speriamo!

1.. Innamorarsi
E magari non essere ricambiati
2.. Una doccia calda
Proprio mentre suonano alla porta!
3.. Nessuna coda al supermercato
Ma il bancomat non funziona
4.. Uno sguardo speciale
Da una persona che non sopporti
5.. Ricevere posta
Come questa?
6.. Guidare lungo una strada piacevole da percorrere
Guarda che stai andando contromano
7.. Sentire la tua canzone preferita alla radio
E il dj parlare sopra al pezzo che ti piace tanto
8.. Stare distesa sul letto ascoltando la pioggia che cade, fuori.
Tanto lo sai che domani devi andare a lavoro in motorino
9.. Trovare il maglione che ti piace tanto in vetrina, scontato a metà prezzo
Ma scoprire che della tua taglia non ne hanno più
10. Una telefonata da molto lontano
Perché dovrebbe essere meglio di una telefonata da poco lontano?
11.. Un'ottima conversazione
In realtà aveva già attaccato 20 minuti fa
12.. La spiaggia
...affollata
13.. Trovare un biglietto da venti nella tasca del tuo cappotto dell'inverno scorso
da ventimila lire... e adesso che ci fai?
14.. Ridere tra se e se
Potresti sembrare stupido, sai?
15.. Ricevere una telefonata a mezzanotte che dura ore
Dalla persona di cui sei innamorato... e lei si lamenta del suo ragazzo, che non lascerà certo per te
16.. Correre in mezzo alla pioggia
Devo schivare tutte le gocce?
17.. Ridere per nessuna ragione al mondo
Ti ho già detto che potresti sembrare stupido?
18.. Avere qualcuno che ti dice che sei stupenda
Qualcuno che te lo dice solo per entrarti nelle mutande
19.. Ridere per una battuta che hai fatto tra te e te
Ormai non te lo ripeto più...
20.. Gli amici
Dagli amici mi guardi Dio, che dai nemici mi guardo io
21.. Ascoltare involontariamente qualcuno che dice qualcosa di bello sul tuo conto
Intendeva il tuo conto corrente
22.. Svegliarti e accorgerti che hai ancora alcune ore per dormire
Se solo non stessero passando l'aspirapolvere proprio adesso
23.. Il tuo primo bacio (sia il primo in assoluto, ma anche quello con un nuovo partner)
Quelli dopo vengono meglio
24.. Conoscere nuovi amici o passare del tempo con quelli vecchi
Molti amici molto onore... o non era così?
25.. Giocare con un nuovo cucciolo di cane
Un cucciolo di cane non è un giocattolo
26.. Avere qualcuno che giochi con i tuoi capelli
A che? A nascondino? I miei capelli sanno giocare solo a shangai
27.. Fare sogni dolcissimi
E svegliarsi nella triste realtà
28.. Una cioccolata calda
Ustionarsi la lingua e andare in giro per due giorni con la lingua felpata
29.. Fare una viaggio in macchina con degli amici
Ma sempre con la mia macchina dobbiamo andare?
30.. Dondolarsi sull'amaca
E svegliarsi due ore dopo con la faccia che sembra un quadro di Mondrian
31.. Scartare i regali di Natale sotto l'albero
Ragazzo mio, hai 32 anni... Avrei una cosa da dirti riguardo babbo natale...
32.. Andare ad un concerto davvero bello
Solo che tu sei alto 1.75, e quelli davanti a te 2 metri e 10. E si pettinano come Valderrama.
33.. Avere uno sguardo intenso con uno sconosciuto
Di notte. Nei bassifondi. Lo sconosciuto è alto due metri. E ha una maschera. E una accetta.
34.. Ricevere dei biscotti fatti in casa dai tuoi amici
Nel mio c'era un pelo
35.. Passare del tempo con i tuoi migliori amici
Quelli dei biscotti?
36.. Vedere sorrisi e sentire risate dei tuoi amici
Molto probabilmente stanno ridendo di te
37.. Tenersi la mano con qualcuno a cui tieni particolarmente
Qualcuno a cui sudano le mani
38.. Scontrarti per caso con un vecchio amico e scoprire che certe cose (brutte o belle) non cambiano mai
Come la voglia che ti suscitava di picchiarlo molto forte
39.. Vedere l'espressione sul volto di qualcuno mentre apre il regalo che più desiderava
Conoscete l'imbarazzo di ricevere regali non desiderati e doverlo dissimulare?
40.. Guardare il sorgere del sole
Ma non avevo ancora qualche ora per dormire?
41.. Fare l’amore, fare l’amore…fare l’amore…
Magari ce casca
42.. Uscire dal letto ogni mattina ed essere grato per un altro splendido giorno
Sta ancora piovendo

MANDA QUEST'ALLEGRIA NATURALE AD ALMENO ALTRE 7 PERSONE NELLA PROSSIMA MEZZ'ORA E QUALCOSA DI FANTASTICO TI SUCCEDERA' NELLE PROSSIME ORE.
Così mi stai facendo paura
Sii certo di rispedire questa mail a chi te l'ha inviata!!
Non gli voglio così male, sinceramente
Gli amici sono come degli angeli che ci sollevano da terra quando le
nostre ali non si schiudono, ricordandoci come si vola
Eh?

26 gennaio 2006

Tentativo di racconto minimo

La fatica delle lumache

Giada amava la lettura più di ogni altra cosa. Ma ciò che veramente amava erano i libri. Teneva ai suoi libri con una gelosia innaturale, era incapace di leggerne di prestati o di prestarne a cuor leggero. Li teneva, nella sua biblioteca personale, nell'ordine in cui li aveva letti e non avrebbe potuto fare altrimenti. La storia dei suoi libri era la sua storia. Se la vedevi corrucciata e le chiedevi cosa non andasse, rispondeva: “Non ho tempo per leggere”. Se le chiedevi di uscire: “Non posso, devo finire il libro che sto leggendo”. Non avrebbe mai potuto fermarsi ad acquistare un libro su una bancarella dell'usato, una di quelle che affollavano la piazza sotto casa sua. Diceva: “Come si può abbondare deliberatamente un libro? Se qualcuno se n'è privato, forse non meritano di essere amati da nessuno”. Per me eri uno scontro impari. Come potevo competere con un cuore in frantumi per colpa di un ex e la sicurezza che potevano darti i tuoi cari libri? Sapevo che eri troppo intelligente per credere di poter trovare ogni risposta all'interno di quelle pagine, ma lì passavi il tuo tempo, nonostante tutto. Non dimenticherò mai quella volta, mentre ti riaccompagnavo a casa, che, essendo in silenzio da un po', te ne uscisti così: “Da bambina mi piaceva tantissimo giocare con lumache. Dopo la pioggia, nel giardino a casa di mia nonna, si riempiva. E' stato allora che ho iniziato ad amare i giorni di pioggia. Ho sempre creduto che in realtà le lumache non fossero lente, ma facessero solo molta fatica nel camminare, dovendo strisciare portandosi dietro il peso della propria casa, quello che oggi mi sembra il peso della propria esistenza.” Fu allora che capii cosa c'era in quelle pagine: erano le sole a negare l'idea che l'unica che persona che poteva darti tutto l'amore di cui avevi bisogno era la stessa che tu non volevi, poiché era l'unica a conoscere il dolore della tua mancanza. E m'illusi di essere io.

25 gennaio 2006

I wish today was 1994

Lei

Lei...
Lei urla in silenzio
Una rabbia silenziosa
Sta penetrando
Nella sua mente
Aspettando...
Aspettando un segno
Per rompere il silenzio
Con il mattone dell'autocontrollo
Sei chiusa dentro un mondo
Che è stato progettato per te?
Ti senti come
Un attrezzo da lavoro
Senza un uso?
Urlami contro
Fino a far sanguinare
Le mie orecchie
Mi sto prendendo cura
Solo di te
Lei...
Lei ha capito
Che tutti i suoi dubbi
Erano il punto di vista
Di qualcun altro
Svegliandosi stavolta
Per rompere il silenzio
Con il mattone dell'autocontrollo

24 gennaio 2006

Breve apologia di Letizia

Confesso: il colore e la sregolatezza dei suoi capelli sono le cose più incantevoli in cui mi sia capitato di imbattermi in questo giovane 2006. Ferini, indisciplinati e fieri. Quando non sono imprigionati ricordano le chiome di Ofelia sollevate e fatte danzare dalla corrente del fiume. Come anche i Lieti tratti austeri amplificano questa mia mitologica persuasione. Nella mia mente posso richiamare quando voglio l'immagine del suo volto: è una condizione per me assai rara, visto che non riesco a farlo con persone che conosco da diversi anni, se non con grande difficoltà. Ma mi rende irrequieto il pensiero che quella tenue velatura di efelidi che le attribuisco sia solo una mia fantasia.

23 gennaio 2006

Ancora un intervento senza rotta

Aderite al mio movimento d'EcoVandalismo. Il progetto è irrompere nelle proprietà altrui e piantare un albero, senza permesso. Un albero per ogni giardino. Più alberi per tutti. Aderite! Aderite come figurine all'album!

Tu che sei alla lettura, chiunque tu sia: raccontami una storia. Leggila, inventala, copiala, storpiala. Che sia la tua o una fiaba della tua infanzia o un aneddoto origliato sulla metropolitana, non m'importa. Raccontami una storia. Voglio sentirla dalla tua cruda voce.

Ho fatto il pieno: dove ti posso portare? Ho un suggerimento: al giardino zoologico, dove potremo parlare con gli animali, tra noi, tra gli animali.

Senza Parole

22 gennaio 2006

Non si chiama -il gattino-, si chiama -gattino-!

Tutto è cominciato cercando titoli di libri da leggere su google gruppi. Mi sono invece imbattuto in una lista di battute e freddure sui libri, su it.hobby.umorismo. Tra queste, una in particolare ha attirato la mia attenzione: era infatti un paradosso, che ho poi scoperto essere noto come il paradosso del bibliotecario. Lo riporto qui:
Al responsabile di una grande biblioteca viene affidato il compito di produrre gli opportuni cataloghi. Egli compie una prima catalogazione per titoli, poi per autori, poi per argomenti, poi per numero di pagine e così via. Poiché i cataloghi si moltiplicano, il nostro bibliotecario provvede a stendere il catalogo di tutti i cataloghi. A questo punto nasce una constatazione. La maggior parte dei cataloghi non riportano se stessi, ma ve ne sono alcuni (quali il catalogo di tutti i volumi con meno di 5000 pagine, il catalogo di tutti i cataloghi, ecc.) che riportano se stessi. Per eccesso di zelo, lo scrupoloso bibliotecario decide, a questo punto, di costruire il catalogo di tutti cataloghi che non includono se stessi. Il giorno seguente, dopo una notte insonne passata nel dubbio se tale nuovo catalogo dovesse o non dovesse includere se stesso, il nostro bibliotecario chiede di essere dispensato all'incarico.

Riflettendo e ricercando informazioni su questo tipo di paradossi, detti antinomie di Russell, ho avuto l'intuizione che si potessero tutti ridurre a questa domanda: Come si può verificare se un elemento fa parte dell'insieme degli elementi che non fanno parte di quell'insieme?
Penso che la questione si possa risolvere ponendo dei paletti alla possibilità di ritenere insiemi tutti gli insiemi immaginabili, ma basandosi invece su regole di costruzione. Ma ci devo ragionare ancora un po' su.

Mi direte: Ma non hai di meglio cui pensare?
Risponderò: Non lo so, ci devo pensare.

21 gennaio 2006

Poesia

Permutazioni di inizio e fine

La fine è l'inizio della fine
L'inizio è la fine dell'inizio

La fine è la fine della fine
L'inizio è l'inizio dell'inizio

La fine è la fine dell'inizio
L'inizio è l'inizio della fine

La fine è l'inizio dell'inizio
L'inizio è la fine della fine

Aspettando il vento...

Una balena entra nel Tamigi e risale fino a Londra. Non è una poesia.
Va bene, ho perso un giorno.
Va bene, non ne valeva la pena.
Non va bene.
Sognavo l'ipnotica poliritmica dell'andatura dei ragni.
Ho predisposto, al centro del pavimento, uno scenico falò dell'elettricità.
Gridare alla nudità del re è un processo entropico.
La trilogia della carne divelta e purificata: Liscivia, Vetriolo, Soda Caustica.
Posso dimostrare la bellezza del tuo corpo con baci e gesti sottili.

19 gennaio 2006

Con te starò, e contesterò

Sono perso. Sono letteralmente perso. Funziono alla perfezione, rispondo correttamente ad ogni stimolo o domanda. Ma cosa io sia o dove mi trovi, in questo momento, non so.

18 gennaio 2006

Non ostante tutto quello che pensi di me

30 secondi
L'amicizia è un origami di carta
28 secondi
Le emozioni escono da noi
I sentimenti entrano in noi
24 secondi
Il foglio è bianco, la penna esausta, ma la nota è sempre a margine
20 secondi
Snoccioli clichés come capsule di maalox dal loro blister
18 secondi
Se non sai cos'è, è Jazz
16 secondi
Dimmi quando ti faccio male
14 secondi
Mi mancano le tue telefonate nel cuore della notte
Mi manca la corrispondenza di litigiosi sensi
10 secondi
Il nostro valore si misura con ciò che riceviamo in dono
8 secondi
Vorrei saper scrivere in modo perfetto
6 secondi
Perfetto così da farti sentire bene
4 secondi
Bene come quando ascolti la musica che ami
2 secondi
Se c’è un motivo, trovalo
1 secondo
Con me
...

17 gennaio 2006

Fermi tutti

  1. Gianni Letta mi ricorda troppo il ministro zoppo e cocainomane di Johnny Stecchino.
  2. Guidando in luoghi ameni, cantando stonati le canzoni del vasco. A bordo di una fiat. Scusate se non riesco ad immedesimarmi.
  3. Dio non esiste*
  4. Oggi, 17 Gennaio, è Sant'Antonio Abate; anche detto Sant'Antonio del porco. Se ci sono tra di voi porcelli o animali di altra sorta, fatevi portare a benedire.
  5. Punto di par-condicio laica. Pacs! Aborto! Di fatto! Diritti! Doveri! Al rogo!
  6. 66 Diabolus in musica (anche Belzebub vuole la sua parte)

* Dispongo di una meravigliosa dimostrazione di questo teorema che non può essere contenuta nel margine troppo stretto della pagina.

16 gennaio 2006

Je ne parlerai pas, je ne penserai rien

Chi
da una poesia
si aspetta la salvezza
dovrebbe piuttosto
imparare
a leggere poesie.

Chi
da una poesia
non aspetta alcuna salvezza
dovrebbe piuttosto
imparare
a leggere poesie.

Erich Fried

15 gennaio 2006

Chi sono coloro cui diciamo che nessuno ci ascolta?

Chiedersi dove cadano le stelle è una domanda legittima. Ma non ci pertiene. Perchè non importa. Non importa che tu sia un anonimo meteorite che seguendo una sua oscura traiettoria si sia trovato a capitare per la nostra atmosfera. Non importa che tu abbia quella frazione di secondo di gloria, tracciando un arco di luce nel cielo. Non importa che tu alimenti le speranze di qualche sognatore abbandonato. E non importa nemmeno che tu sia enorme ammasso di energia sospeso nel vuoto. Non importa che tu sia una presenza millenaria, come non importa che tu abbia passato i secoli in quella stessa nostra atmosfera, insieme ad altre stelle come te, a disegnare figure mitologiche o a segnare un punto cardinale. Quello che importa è che tu sei una stella solo se bruci tutta te stessa, fino a consumarti. Fino a non essere più.

14 gennaio 2006

Per amore, per odio, per antipatia, per empatia, per desiderio, per tormento, per indifferenza. Tutto nei confronti di Sofia.

Essere intelligenti dovrebbe significare saper fare delle distinzioni. Il bello dal brutto, il buono dal cattivo, il giusto dallo sbagliato, il grossolano dal sottile. La razionalità è letteralmente la capacità di fare una ratio, una divisione. La mia impressione è che a volte in nome ragione ci spingiamo troppo avanti, ovvero: alcune distinzioni non hanno senso. Ad esempio quella tra mente e corpo, come se la mente non fosse un organo del corpo che debba sottostare alle stesse regole o non abbia le stesse necessità di sopravvivenza. Da qualche parte ho letto che antiche civilta dell'america latina non avevano un concetto di questa distinzione, quindi trattavano quelle che noi oggi chiamiamo "questioni psicologiche" come normali malattie del corpo, disfuzioni che non permettevano lo svolgersi normale della propria vita. Un approccio forse naif, ma che dovrebbe porci in una prospettiva diversa nei confronti di noi stessi.
O ancora, il dualismo tra pensiero e memoria. Senza addentrarsi in questioni anatomiche o logiche, credo che una analogia pertinente sia quella di un fiume con il suo letto. Lo scorrere di un fiume, con la sua azione modellatrice e con i corpi e detriti che porta con se, continua una opera incessante di ritracciamento del proprio corso; corso che a sua volta influenzerà il passaggio delle nuove acque e del suo carico. Così, tutte le informazioni che passano attraverso di noi, compiono un viaggio che è stato tracciato da tutte le informazioni precedenti e, necessariamente, aprono la strada per tutte le informazioni future.

13 gennaio 2006

Se il lavoro fosse la piramide alimentare, gli intellettuali sarebbero i carnivori

-Ma... tu che fai?
-Lettere, primo anno. E tu?
-Scavo.

Non va bene così, senza parole

Il cielo è tinto di rosso e il mondo ci appare come fossimo su marte, a testa in giu. Lunghe piume bianche flottano dolcemente verso il suolo, arse e consumate dal desiderio necessario di trasformare il potenziale in cinetico. Lo scorrere del tempo si percepisce in quanti, nessun indizio di un processo continuo, solo violenti sbalzi tra uno stato e l'altro, tra prima-adesso-dopo. So dove sono, so che giorno è, non so che ore sono, non so che temperatura fa. Ai lati del percepibile, ai confini del percepito, come se non solo gli occhi, ma anche tutti gli altri quattro sensi avessero la loro coda, si aprono quadri neri che sembrano posati su un fianco, oberati dallo sforzo di essere finestre su un nulla avventuroso e azzardato. Le trame della materia oscura, che si nasconde alla vista indossando la maschera dell'inesistenza, si avvolgono in complicazioni sempre maggiori, su livelli che si giustificano l'un con l'altro, stratificando la complessità come ardesia, fluidi vetrosi di monadi: all'apparenza trasparenti, all'apparenza immoti. Una fine non ostacola una fine -la fine non è la fine- tutto ciò che può fare è privarla della fine. Per coerenza, la fine non dovrebbe avere fine. Ma è pur così una fine.

12 gennaio 2006

Se chiudo gli occhi, scivoli via da me

"Carissimo. Sono certa che sto impazzendo di nuovo. Sono certa che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. Comincio a sentire voci e non riesco a concentrarmi. Quindi faccio quella che mi sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la più grande felicità possibile. Sei stato in ogni senso tutto quello che un uomo poteva essere. So che ti sto rovinando la vita. So che senza di me potresti lavorare e lo farai, lo so... Vedi non riesco neanche a scrivere degnamente queste righe... Voglio dirti che devo a te tutta la felicità della mia vita. Sei stato infinitamente paziente con me. E incredibilmente buono. Tutto mi ha abbandonata tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinare la tua vita. Non credo che due persone avrebbero potuto essere più felici di quanto lo siamo stati noi"

11 gennaio 2006

Lo scorso 2005 e i dischi più belli (forse)

In rigoroso disordine cronologico e di merito:

  • Dredg - Catch Without Arms
  • Architecture in Helsinki - In Case We Die
  • Stars - Set Yourself on Fire
  • La Quiete - La Fine non è La Fine
  • The Books - Lost and Safe
  • Idiot Pilot - Strange We Should Meet Here
  • Deftones - Rarities and B-Sides
  • Sigur Ros - Takk
  • Afterhours - Ballate per Piccole Iene
  • Straylight Run - Prepare to Be Wrong EP
  • 30 Seconds to Mars - A Beautiful Lie
  • Uochi Toki - Laze Biose EP

10 gennaio 2006

Omaggio a k13utterfly e alla fine del mondo

Loves
Dolce preferito: Le pastarelle con la panna
Parola preferita: "No"
Farfalla preferita: Vanessa Atalanta, della famiglia delle Nymphalidae
Musica preferita: Sincera
Riga preferita: Quelle color acquamarina, un po' verdi e un po' blu
Figata preferita: Le nuove combinazioni di parole
Il colore sul nero preferito: Arancione
L'ossimoro preferito: Una donna sincera
Il kaos preferito: Le altre persone

Hates
La paura detestata: La paura di non cambiare più
Il pomodoro cotto detestato: I sughi pronti
La cattiveria detestata: Incolpare altre persone dei propri errori
L'amico di maria de filippi detestato: Ognuno che fa finta di crederci

Ho acconsentito a barattare tutto il tuo carbone con tutta la mia cioccolata

La memoria, a volte, segue percorsi buffi e bizzarri. Esempio: Della mia infanzia passata in una scuola elementare privata e cattolica, questo è uno dei ricordi che ho più impresso: Ora di religione, ci viene assegnato il compito di fare un disegno sul tema della guerra. Io svolgo il mio diligentemente, ritraendo una cruenta scena di guerriglia. Anche mio compagno di banco, Enrico Draghi, completa il suo, ma decide di dare un titolo alla sua opera e di scriverlo a grandi lettere, sul foglio di carta bianca ruvida, con i pastelli a cera.

DIO E' PARZIALE

La versione ufficiale fu che intendesse scrivere "Dio è imparziale", ma credo che nessuno saprà mai la verità.

09 gennaio 2006

Come non siamo, cosa non vogliamo, cosa non vogliamo essere, come non siamo voluti

incapace, inetto, incompetente, ignorante, disadattato, inadeguato, inabile, inesperto, inidoneo, maldestro, stupido, insensato, ottuso, stolto, sciocco, scemo, cretino, imbecille, idiota, deficiente, tonto, balordo, babbeo, scimunito, chiuso, taciturno, laconico, fastidioso, molesto, noioso, sgradevole, seccante, irritante, preoccupante, problematico, scomodo, antipatico, insopportabile, intollerabile, indisponente, esasperante, importuno, tedioso, uggioso, insofferente, irritabile, timoroso, angosciato, inquieto, apprensivo, impaziente, irascibile, nervoso, stizzoso, collerico, permaloso, sospettoso, geloso, bizzoso, scontroso, ombroso, sdegnoso, spiacevole, brutto, goffo, sproporzionato, sgraziato, schifoso, sgradevole, immorale, infido, pericoloso, subdolo, ostile, disonesto, cattivo, maligno, penoso, doloroso, bieco, pesante, sociopatico, inattivo, fiacco, inoperoso, poltrone, indolente, negligente, ozioso, abulico, accidioso, svogliato, apatico, inerte, irresponsabile, immaturo, scellerato, inelegante, grossolano, insensibile, rozzo, volgare, scortese, villano, ordinario, dozzinale, comune, banale, scadente, mediocre, ripetitivo, instabile, scostante, infedele, profittatore, volubile, capriccioso, lunatico, lamentoso, bizzarro, incoerente, piatto, scontato, pedestre, scialbo, dimesso, vile, bugiardo, sleale, finto, ipocrita, disonesto, ambiguo, subdolo, maleducato, arrogante, sgarbato, incivile, sporco, impacciato, imbarazzato, imbranato, irresoluto, stonato.

PHANTASTYQUE

08 gennaio 2006

Resoconto del mio ultimo sogno

Passeggiavo, assorto nei miei pensieri, lungo via di Santa Costanza in direzione Piazza Istria, sul lato destro della strada. Era una giornata uggiosa, le nuvole cariche di pioggia, con pochi raggi di soli che filtravano attraverso lo strato grigio-azzurro di nubi come da un alone diffuso. Poco prima del concessionario di auto di lusso sono passato davanti una piccola libreria che il proprietario si accingeva a serrare. L'avevo appena superata, quando ecco che il proprietario stesso mi rivolge la parola, citando un aforisma a me sconosciuto, in tono aulico, riguardo all'andar vagando pensierosi in una giornata plumbea. Sono catturato. Torno indietro. Il proprietario assomiglia fortemente a Neri Marcorè. Gli chiedo di postporre l'orario di chiusura e di farmi entrare. Accetta. Entro. Vago tra gli scaffali, il proprietario non c'è più, al suo posto c'è una commessa, dietro il bancone, come una versione femminile del proprietario. Le chiedo: "Voglio il libro di racconti più bello che c'è". Ci pensa. Chiede consiglio alle altre commesse. Alla fine prende un piccolo libello dalla sopracopertina gialla, di cartoncino. Mi pare troppo breve quindi decido di acquistare un altro volume. Le chiedo ancora: "Voglio anche un libro di Virginia Woolf, sceglilo tu per me". E si mette a ridere. Anche le altre commesse si mettono a ridere. "Cosa c'è da ridere?" faccio io. "Nulla, nulla" risponde.

- Ma tu li hai letti?
- Tutti
- E cosa c'è da ridere?
- Nulla, nulla
- Cose da donne?

Il suo sguardo fu eloquente. Pagai e me ne andai.

07 gennaio 2006

Sempre scuse, sempre scuse, sempre scuse

-Perchè mi guardi così?
-Ti guardo con gli occhi pieni dell'orrore della nostra solitudine senza scampo

04 gennaio 2006

L'inferno sono gli altri

2005, ultimo pensiero: Qual'è destino più triste di essere considerato meno di nulla? Se le persone che tu vuoi preferiscono un vuoto sentimentale piuttosto che te, come si fa a guardare il futuro con speranza? Non c'è neanche un nemico contro cui combattere o cui dare la colpa della propria "sventura". Nessuno rivale in amore, nessuna guerra, nessuna lontanza, nessun "questo matrimonio non s'ha da fare", nessun "rinnega tuo padre, rinuncia al tuo nome". Niente. E te a combatterlo.

2006, primo pensiero: Smettila di incolpare gli altri se tu non piaci loro. Incolpa te stesso. Combatti te stesso. Se sei allo stesso tempo tesi e antitesi, devi risolverti in una nuova sintesi. Cambia. Migliora. Oppure peggiora. Se non puoi modificare l'oggetto del tuo desiderio perchè venga a te, modifica te stesso per attirarlo. Trasforma le tue debolezze nelle tue armi, poi siedi sul bordo del fiume e aspetta il passaggio del cadavere del tuo nemico.