23 agosto 2007

Sarà una canzone di 5 minuti ad uccidermi

#Macrocosmo e microcosmo#
Utopia e imbarazzo:
Un giorno tutti gli uomini saranno uguali.
E non avranno più niente da dirsi.
Una cosa in comune di troppo:
Siamo uguali io e te. E non abbiamo niente da dirci.


-Mi farebbe piacere ricevere una lettera da te
disse l'ombra dell'uomo solitario.
-Certe cose vengono meglio quando sono spontanee
rispose la luce proveniente dalla finestra illuminata.
****
-Mi avevi già visto passare, vero?
-Cosa?
-No, niente
-Comunque sì
****
-Di lettere ne ho scritte molte
-Di cosa parlavano?
-Amore. O tassi d'interesse. Non ricordo.
-E ci hai mai creduto?
-All'amore o ai tassi?
-Importa in cosa credi, se credi in qualcosa?
-Direi di no
-E quindi?
-So solo che le ho firmate tutte, quelle lettere
-...
-Ed erano tutte anonime

21 agosto 2007

I concetti fondamentali del condimento del surimi

Al crepuscolo, insonne, sulla cresta più alta di una collina. E' in funzione una giostra che sporca l'aria con le sue luminarie gialle ed arancioni. Nell'uragano di seggiolini che tiene legati a sè, infestano e siedono solo uomini adulti, scalzi, coperti da una tunica lattea e derubati della vista da una benda nera. Arriva il buio della notte, l'equivoco oscuro, senza farsi annunciare. Ora la giostra è spenta, dorme, i tentacoli pendono senza volontà alcuna lungo i fianchi. Gli uomini si sono liberati, e si muovono tutti verso di me. Non riesco più a distinguerli, sento l'erba venire schiacciata, trattenere il respiro, sempre più vicina, le bocche che si riempiono di saliva. I primi mi sono già addosso. Sono inghiottito.

Nell'elenco dei sintomi della depressione è incluso quello di sentirsi depressi quando si legge l'elenco dei sintomi della depressione.

Proprio per quella mattina Dio aveva convocato il Giudizio Universale. E proprio la sera prima io avevo dimenticato di puntare la sveglia. A ripensarci, fu sciocco credere di poter dormire un poco di più, almeno ora che era giunta la fine dei tempi. Fatto sta che dormii troppo, e me lo persi. Morale della favola: tutti vennero assunti in cielo, ed io restai disoccupato. Per mia fortuna incontrai un imprenditore, un tipo dall'aspetto caprino e dall'alito sulfureo.
Ora ho un posto fisso, in un locale underground.
Molto underground.

Mi seguiva sulla spiaggia, calpestando le mie impronte. Io ho i piedi più grandi, quindi non deve essere stato difficile. Quando me ne sono accorto ho preso a saltare, girare su me stesso, ballare improbabile. Siamo scoppiati a ridere, per colpa mia.

Un piatto che si riempie di segreti freddi, questo il mondo.
Con gli occhi chiusi, mandiamo giù.
Raggiungono l'inferno e lo fanno singhiozzare.
Gli ombrelli cuciti con la nostra pelle.
Servono a riparare dalla pioggia spremuta dei nostri umori.
Allora il vuoto dentro si fa grotta,
dove le lacrime filtrano lente, progettando stalattiti.
Ogni dente propaga le sue radici, e cresce albero del dolore.
Maturano frutti lucenti, esangui, marci e osceni.
Dolci bulbi oculari da succhiare e sputare.
In un luogo simile avevo la mia casa.
Oggi è stata seppellita, mentre ancora ringhiava.

16 agosto 2007

La neve esplosa

Sto seduto su questa poltrona rosso scuro, bordò, amaranto, granata, vinaccia, che ne so. Bassa, squadrata, macchiata del sudore del culo di chissà chi, mi sega la schiena in due.
Fumo, che mi frega.
Camel.
Due tizi, seduti su un divanetto accanto a me, ci danno di limone. Apparizioni di lingua in religioso sciacquettio, pesci rossi in un abbeveratoio fangoso.
Mi si avvicina una ragazza.
Non ha i capelli e nemmeno le sopracciglia. Mi si mette accanto, con due dita mi toglie la sigaretta di bocca, dà un tiro, ce la rinfila.
"Va tutto bene".
Se ne torna nel nulla sfilacciato da cui era uscita.
Chissà che sguardo da coglioncello, mi direi se mi vedessi adesso. Allora mi impongo di guardare altrove.
Una volta mi lamentavo della mancanza di ragazze così così. Dove le tengono nascoste le bruttine?
Un tipo sul palco piglia in mano un jack e prova a infilarselo nel basso. Dall'altoparlante esce prima un grigio fzzzz e poi un lurido stack. Si vede che gli piace, visto che lo tira fuori e ci riprova un altro paio di volte. Le mie orecchie lo mandano sinceramente a fanculo.
Una volta c'avevo ragione.
Non so a che cazzo pensare.
Allora cerco di autoconvincermi di essere fuori posto, di sentirmi a disagio, ma non funziona. Mi canto addosso Creep dei Radiohead, rigorosamente in versione acustica.
What the hell am I doing here?
Ci sono le zanzariere alle finestre.
I don't belong here.
Il che non impedisce alla sala di riempirsi di mosche. Ce ne sono giusto due che si stanno gustosamente ammucchiando sul mio bracciolo sinistro. La schifo-mosca di sopra si sfrega le mani. Facciamo collegamenti scontati, dai, ma mi viene da pensare alle api. Dentro l'alveare, comunicano alle altre api la posizione di un fiore lontano attraverso uno strano balletto. Me l'ha insegnato Sua Ignoranza la Tv.
A nord ovest, vola 14m e poi un terzo di giro intorno all'albero.
Lo dicono percorrendo un invisibile labirinto. Allora cerco con lo sguardo una figura femminile consona. Va bene questa, vitino da vespa, toppino giallo. Si muove come se fosse in preda alla febbre emorragica davanti ai bagni chimici dell'Oktoberfest. Che cosa mi vuoi dire, donna Maia? Dove devo andare a cercare il mio sacro pistillo quotidiano? Spero fuori di qui. No, neanche la parte di quello che non ce la fa più mi riesce.
Ma che cazzo significa va tutto bene?

03 agosto 2007

Non c'è Dio che tenga Sei tu per me bestemmia

Non preoccupato, desolato. Che tedio preparare il bagaglio. L'acetilazione è il processo cui si sottopone il legno affinchè non assorba eccessiva umidità. L'acqua della doccia si stacca dal corpo all'altezza degli occhi. Vedo le gocce allontanarsi, farsi piccole, circoscrivere lo spazio in cui mi posso muovere in sicurezza. Era un problema con la messa a fuoco, per questo mi sembrava la scena di un film. Voglio vedere Heimat, Decalogo 6, Tideland, Lezioni di piano, La doppia vita di Veronica, Miriam si sveglia a mezzanotte. Insieme sarebbe meglio. E comunque quello non era bordeaux. Perchè un giorno ti lascerò un fantasma che ti prenderà per mano e ti accompagnerà attraverso l'estate.

Devo decidere cosa dimenticarmi.

Guidavo forte la macchina della banalità poi sei arrivata tu mio guard-rail e io ho perso il controllo e ho accelerato e mi sono schiantato e sono volato fuori attraversando il parabrezza mille schegge mille gocce una rete divisa negli spazi tra le maglie di una calza tutte intorno sparse col sangue sull'asfalto e i rivoli nei dossi. Catapultato e salvo Grazie.

Toccare e saggiare il punto di rottura. Reiterare, fino a compimento del danno. Ora sì, ti vedo priva del resto intorno. Mi dispiace, non mi dispiace, sì, no, bianco, nero, virato viola. Una parola così soffice che sembra si spezzi se dovessi pronuciarla. Credetti di strappare una rosa e mi trovai le mani strette nell'abbraccio del filo spinato. Tiravo appresso a me la sufficenza come un carretto che lasciava il suo tracciato nella neve. L'ombelico è un vanto, la prima cicatrice, aggiunge qualcosa al portamento.

Senza, vado e non so altro.