29 novembre 2006

HAL is full of love

Quando mi alzo presto la mattina, penso insonnolito a chi può essere in grado di sopportare quella che io chiamo la mia banalità.
Mi accorgo che, nell'aria ghiacciata, respirare con la bocca sembra meno doloroso e posso giocare a far finta di fumare.
Quasi che si fossero messi d'accordo, tutti i bagni sembrano bianchi e freddi come ghiacciai: vedo volgere in vapore l'acqua calda con cui mi lavo le mani, ed andare a depositarsi sullo specchio, confondendone i riflessi. Poi quella stessa acqua scivola via in un gorgo rumoroso e io non posso che pensare al tedio di queste giornate che si somigliano tutte, che mi trascinano in fondo ad un tubo dove divento qualcosa che non ha memoria ma solo riflessi; una macchina da un solo pensiero alla volta.
Una realtà quasi romantica, nella sua anestesia: colma di personaggi senza storia o carattere, ricca di trame prive di colpi di scena.
Giornate come queste sono troppo lunghe per essere attraversate in ogni loro attimo.
In giornate come queste ho pensato di raccontare la storia di un piccolo topo reso disilluso dalla sua stessa fortuna.
Se tutto quello che non vedo più c'è ancora, mi devo essere perduto sulla strada che porta fino a qui. Perduto come si perde l'ultimo treno della sera.

26 novembre 2006

Passeggeri come parassiti

Tre automezzi viaggiano affiancati lungo la strada sterrata. Le ombre degli alberi nel bosco che sfila alla loro sinistra si sollevano da terra per appena pochi istanti, giusto il tempo di stagliarsi sulle carene ammaccate e impolverate. L'attimo di un fotogramma e tornano già a rassicurare il placido suolo, mentre la polvere, ricadendo, torna a riempire i solchi abbandonati dagli pneumatici. Lontana, sul lago, galleggia una piccola imbarcazione a vela, ferma. A bordo, non si riesce a distinguere nessuna familiare figura umana: che se anche ci fosse, non saprebbe scorgere altro che una scomposta nube di terra sollevarsi dalla riva lacustre, cui fanno da apripista tre opachi sfavillii.

Il pettegolezzo è un linguaggio che si impara, come tutti i linguaggi, usandolo. Con l'età se ne acquisiscono costrutti sempre più complessi ed aumenta la quantità di storie e di sfumature di storie che possono essere sottintese. Con la vecchiaia, il pettegolezzo si fa più assoluto. Tutto si fa più assoluto. Tutti coloro che hanno visto superarsi dalla propria vita condividono un bagaglio di lemmi che risulta inintellegibile ai novizi del pettegolezzo. Anzi, ancora più sottilmente, sembra semplice e vuoto di qualsiasi significato oltre a quello strettamente letterale. Quello che si presenta ad un orecchio non allenato è solo una sequenza di "Sai chi è morto?" - "Te lo ricordi il cognato della Roscia?" - "La cugina della nipote di Angelo è incinta".

Ad ogni persona, ad ogni cosa, è concesso solo un nome. Se un nome è formato da tante parole, tante parole che chiamiamo nomi, esse in realtà fanno parte di un unico bozzolo dalle quale scaturisce un unico nome. L'unità nominale discende dall'unità esistenziale, come un frutto discende dal proprio albero. Negare l'una equivale a negare l'altra. Spezzare il primato di una essenza può avere solo due conseguenze: l'inesistenza, che abolisce la necessità di un nome, o una duplicità, da cui, inesorabile come una sferetta su un piano inclinato, nascono due nuovi nomi.

Immagina con me una macchina che possa fotografare l'isocronia. Isocronografica. Le combinazioni chimiche sulla pellicola sarebbero disposte con riluttanza ad eccitarsi, e rimarrebbero impressionate solo da due eventi che accadono nello stesso momento. Sarebbe come aprire una finestra sul paesaggio completamente imbiancato dalla neve del tempo, e riuscire a imprimere le caratteristiche dell'eternità a quello stesso istante in cui un coniglio bianco sia pervaso dal terrore. Ingiustificato, incontrollato, maledetto, salvifico, permeante terrore.
Beh, io con questa macchina immortalerei il tuo mento. E studierei le minuscole contrazioni dei suoi muscoli dopo ogni mia parola, per leggere in loro le tue reazioni alla scoperta della mia impressionante banalità. Microscopici frammenti di labbra serrate, in accenni di riso o presagi di smarrimento.

Il Dio-Infante-Sindaco stava disponendo i suoi concittadini intorno ai centri nevralgici della città-guerra, nello stesso modo in cui, nei loro giochi, i cuccioli di uomo erano soliti disporre soldatini di plastica verde sul pavimento delle loro camere.da.letto-battaglie. Questi cittadini avevano a protezione dei propri organi vitali oggetti provenienti da mestieri quotidiani, a modo di patetiche e ridicole armature. Frese, trapani, tubi per soffiare il vetro, lance termiche e tutti gli altri strumenti adoperati solitamente per modellare la materia erano ora pronti per un altro scopo, a ben vedere opposto: mettere la parola fine in coda alle esistenze di propri simili, ingegnosi ma sacrificabili edifici di materia vivente. Il senso di colpa messo a tacere dall'alto intelletto sbraitante: "Ingiustizie!". E mentre le ore si assottigliavano, tutti i cieli sopra tutte le teste si riempivano di ruggine.

Le proporzioni tra le dimensioni del monolito erano di una precisione strabiliante: 1 unità di profondità, 4 di larghezza, 9 di altezza. 1:4:9. Che stupidi eravamo stati a pensare che la proporzione si limitasse a quelle sole tre dimensioni.

Zagadka

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24 novembre 2006

If you shakespeare me, I shelley you

Io in casa mia non porrei cose in luoghi che non sapessi raggiungere. E' una questione di autosufficienza. Ho passato tutta la mattinata a cantare una canzone dei Queen. Bohemian Rapsody. Poi sono sceso in strada, sono entrato in macchina. Ho avviato il motore e la radio ha cominciato a suonare. La stessa canzone. C'era una probabilità su molte migliaia. Tante quante quelle di scrivere un romanzo nel 1982. Ambientarlo nel 2010. E ricordare del disastroso Tsunami del 2005. Sono spaventato. Non sono più me stesso da un po'. Non guarisco più. Quando le persone smettono di essere persone ed iniziano ad essere simboli. Io non parlo più con loro. Scommetto che anche un neonato avrebbe più controllo di me sulle sue funzioni primarie. Definizione operativa. Ricerca. R I C E R C A R. Sto elaborando dei piani molto complicati per difendermi dalle ruberie. Penso come loro, vedo quello che vedono, sono abili ma prevedibili. Lineari e diretti. Calcolatori. Superficiali ma estensivi. Il tappeto di foglie in una pozzanghera. Ogni foglia è di un color diverso. Perchè ogni colore è diverso o perchè ogni foglia è diversa? Le foglie sono unite e poi si separano e poi si uniscono di nuovo. L'albero prega per loro con le braccia alzate al cielo, un lamento di abbandono e sospetto. Credi che io ora possa fare quello che desideravo? Non piangere. Non dirmi di restare qui e adesso. Non ci sono mai stato, è questa la verità. Sei stato molto assente. Si è vero, ho avuto molte cose da fare. Si è vero, ma ho avuto molte cose da non fare. Ogni aggettivo rivela il suo sinonimo, ed è un difetto. C'è una forma nubolare bianca che aleggia sopra di te, e mi dice cosa stai pensando. Dal mio punto di vista, su ogni cosa è impressa una etichetta che ne dichiara il prezzo. Tutto è separato se credo di poterne tracciare il contorno con un frammento di gessetto bianco. Sono ossessionato da tutte le ossessioni che non ho. Il fastidio della lontananza dalla normalità mi ci rigetta dentro con un calcio ben assestato. Mi fanno stare male tutti quei piccoli movimenti involontari. Ma solo perchè avvengono dove non ho mai avuto controllo volontario. Sento che sono sbagliati. Mi fanno venire i brividi. Potrebbe essere qualcosa di serio, se non passa presto. Ma è quello che stavo dicendo. Non sono più io perchè non passa presto. Le cicatrici ora sono qui per restare. C'è una spiegazione molto semplice e chiara per tutto questo. Te la potrei esporre e non potresti che essere d'accordo con me. Allora io stavo fantasticando sulle prossime mosse, nella circostanza in cui le prossime mosse non fossero una serie infinita. O una serie finita di cui non si vede la fine. La percezione della fine ci costringe a misurare e pesare ogni passo. Cosa si calpesta e lo spazio-tempo di Minkowski, su una scala pedestre, pedonale, terrestre. Piccoli passi e finire dentro una pozzanghera, dove le foglie rimangono attaccate alla suola delle scarpe. A causa dell'autunno.

22 novembre 2006

Pròdiji

Sono i manichini ad assomigliare alle persone o le persone a ricordare dei manichini?
Un aereoplanino fatto di carta bianca vola più lontano perchè può atterrare dove preferisce?
Quando la corrente elettrica corre lungo i fili dell'alta tensione, ha le vertigini? Porta con sè l'equivalente elettronico dello spazzolino da denti?
Qual'è l'ultima mela rossa a cadere dall'albero?
Quanti nomi hanno gli insetti?
Perchè le cose quando si bagnano diventano più scure?
Perchè gli angeli hanno le ali? E perchè non il becco?
Quanti chili pesa una maglietta a righe orizzontali?
Dove sono i pipistrelli femmina?
Se quella non è una pipa, quante sono?
Se avesse saputo che era l'ultima volta, l'avrebbe abbracciato meno forte?
A cosa serve ordinare in un ristorante nel quale le voci nel menù sono elencate alfabeticamente?
Ti piace il nome "Meta"?
Quale parte del tuo corpo ti tatueresti? E in quale parte del corpo te la tatueresti?
Può un uomo solo distruggere il mondo? Può il mondo solo distruggere un uomo?
Mai provato a giocare a calcio in ciabatte?
Un quadrifoglio ha un sapore diverso da un trifoglio?
Possiamo parlare di nuovo?
Ma poi, la neve, si rialza?

21 novembre 2006

Eterogeneizzato alla frutta Plasmon

Mi scusi signore se ho calpestato il suo piede. Camminavo con la testa tra le nuvole, immaginando un mondo in cui lei non esiste. Se ciò non può giustificarmi, spero almeno possa spiegare la mia sbadataggine. Vorrei colpirla, signore, con tutta la mia forza incanalata in un pugno e fiondarla al suolo. Poi vorrei chinarmi su di lei e baciarla in fronte, signore. Vorrei tirarle fuori tutto il disgusto e la rabbia che prova verso di me e che nasconde tutti i giorni dietro la sua indifferenza patinata, signore. La sua e quella di tutti quelli come lei, signori. Se io non sto bene non le permetto di stare bene per il solo fatto di non stare non bene come me, signore. Io la ripugno, signore, e lei ripugna me. Lo so che le piacerebbe giudicarmi perchè la finestra della stanza in cui dormo è sempre chiusa. Perché apro la mia sdraio da spiaggia in mezzo alla stanza e fingo che la lampada sia il sole d'agosto, signore. Ci crede? Io penso a lei, ma penso anche a tante altre cose. Penso a come sarebbe il mondo senza di lei, e poi formulo altri pensieri edificanti e poi mi dimentico di aprire la finestra e poi mi addormento, signore. Non fugga, signore, non abbia paura di me. Io non potrei farle più male di quello che lei fa a se stesso, o quello che io faccio a me stesso. Se ora lei se ne va io resterò solo, signore, e lei smetterà nuovamente di esistere. Noi non vogliamo questo, vero signore?
...
signore?
...
signore!
...
sig...

20 novembre 2006

Porta un respiro chiaro

Non credere in Dio perchè sembra blasfemo.

Il tempo si è fermato alle 23.17 e da quel momento in poi non ci sono stati nè momenti nè poi.

(Su tutta un'esistenza aleatoria) Si aggettano scommesse.

Perchè gli amici dei miei amici sono miei nemici.

Ad ogni curva sento confezioni di plastica amoreggiare nel vano porta-bagagli.

Amo puntare il dito contro il cielo. Non "al" cielo, "contro" il cielo.

Se mai avessi preso seriamente la titolazione dei post, il precedente si sarebbe chiamato "La polvere e la pioggia".

Sabato, nella mia testa, ha nevicato.

Il diavolo della tua smania.

Ora sono io, trasposto di un'ottava.

19 novembre 2006

Sostanzialmente solo sostantivi, e poi le bugie

Tutto prima o poi viene ricoperto da un sottile strato di polvere. E' la cosa che più assomiglia ad un piano geometrico: esteso, ma privo di profondità. Anch'io mi ci sento coperto, morbido e coperto. Non è tutto una sopravvalutazione dopo l'altra? Conoscere il prezzo di tutto ed il valore di niente. Così qualcuno è pieno di buoni propositi, ma sta facendo solo finta. Non è qualcosa a cui penso con piacere. Sarebbe colpa mia, se solo non fosse una colpa. La scelta è solo tra mentire e affrontare le conseguenze degli altrui pregiudizi? Perchè se giochiamo alla roulette russa, c'è un sistema per vincere sicuro. Un metodo invariante dalla definizione di vittoria.
Continuerò a fare a metà quello che transita nel mio microcosmo, che è molto piccolo. Piccolo, non autosufficiente, eccessivamente autoreferenziale e piegato in due per i crampi allo stomaco. Rigetterà un quarto di verità. Il secondo quarto ho deciso di tenerlo come ricordo. Vale la pena chiedersi: "Vale la pena chiedersi: "Vale la pena chiedersi: "Vale la pena chiedersi: ... ... ... "Ne vale la pena?". Concetti di valore e di pena dati per assodati. Concetti come se piovesse. Non posso pensare che possa piovere. Seriamente, acqua che cade dal cielo? Se non esistesse la pioggia nessuno potrebbe immaginarla. La pioggia è la cosa che meno assomiglia ad un piano geometrico: priva di estensione, carica solo di profondità. Sarà per questo che desidero esserne coperto. Morbido e coperto.

16 novembre 2006

Stereonucleosi

In questo momento ho bisogno di ben tre cose ben:
Una seria dose di deconcentrazione.
La concessa possibilità di rendere realtà i sogni. -ma non i miei-
E fiori urlanti.

Sembra un annuncio, forse lo è.
Forse è una richiesta.
Forse è un suggerimento.
Forse è un massaggio in una bottiglia.
Una bottiglia di limoncello fatto in casa, scommetto.
Tre volte ripetuta la lettera A.
Al prezzo potete dire quello che vi pare, tanto è trattabile.
Non astenersi perditempo.
Aumenta la possibilità che sia io a trovarlo, tutto quel tempo perso.
Telefonate quando vi pare, ma non ore pasti.
Che di solito sto mangiando, ore pasti.
Ecco meglio: telefonare ore stultorum.

Ogni volta con una tinta di inchiostro sempre più pallida...
...scrivere ripetutamente la parola "scomparire".

15 novembre 2006

Dinamiche senza la mano sinistra

C'è una strada. E' una strada a doppio senso, ma la si può percorrere in un senso solo. Chi la percorre nell'opposto è posto al di fuori dalla legge. Eppure la strada è stata costruita per essere attraversata in entrambi i sensi di marcia. Mentre la percorro lungo il senso legale, desidero star percorrendola nel senso illegale. Tre uomini, in divisa da autista, camminano affiancati sul marciapiede. Nel loro branco si sentono protetti. Scherzano. Le giacche blu, indistinte, sostituiscono l'olfatto nel determinarne l'appartenenza, a quel branco. Sul marciapiede opposto sta passando un uomo in giacca e pantaloni marroni: è pelato, porta gli occhiali scuri e tiene il mento appoggiato sul nodo della sua cravatta color sangue. Una giovane ragazza bionda, con i capelli raccolti in una coda, gli passa accanto: lui finge di essere in un imbarazzo tale da far finta di non vederla. Io vedo lui di fronte e lei di spalle. Ma avanzo. Ora vedo uno specchio. Nello specchio le immagini di lui di spalle e del volto di lei. Se non fosse per lo specchio non vedrei nemmeno l'infiammarsi di quella luce. La luce arancione è quella che proietta le ombre più lunghe. Sento che quella luce mi entra dentro, attraverso gli occhi, e si solidifica in biglie (le immagino opalescenti) che vanno ad incastonarsi nelle mie tempie. Non fanno nemmeno la fatica di nascondersi al tatto, quando lo porto ad esplorare un lato della mia faccia. E percepisco tutto, limpido, come solo il dolore può essere.

14 novembre 2006

Affezionato bucolicismo e darsi alla macchia impossibile

Jesu - Silver EP
Explosion in the Sky - How Strange
Moltheni - Toilette Memoria
My Chemical Romance - The Black Parade
Deftones - Saturday Night Wrist
Snow Patrol - Eyes Open
Acustimantico - La Bella Stagione
Plus 44 - When Your Heart Stops Beating
Riccardo Sinigallia - Incontri a Metà Strada
Virginiana Miller - Fuochi Fatui d'Artificio
Damien Rice - 9
Dead Poetic - Vices
Norma Jean - Redeemer
Copeland - Eat, Sleep, Repeat
Echo Screen - Euphoria

12 novembre 2006

Casus Brutti

Una buona idea di quelle che vanno adesso di moda: ho deciso che d'ora in poi non starò mai più male, solo diversamente bene.

Credo che la pubblicità dovrebbe essere vietata. Riempe la testa di idee e pensieri non richiesti. Visto che, almeno io, non sono in grado di vedere una scritta e non leggerla, alla gente non dovrebbe essere permesso di affiggere scritte ed immagini così, a buffo. Se si vieta alla gente di fumare perchè l'aria è un bene comune e nessuno può arrogarsi il diritto di inquinarla, allora pretendo che lo stesso trattamento sia riservato al mio campo visivo. Il panorama è di tutti e non deve essere inquinato. E di sapere che Zinouzi liquida tutto da 10 anni, francamente non me ne frega un secco fico.

Se mi offrissero di far parte della prima missione umana sulla superficie di marte, a patto di accettare il fatto che sia una missione di sola andata e che non avrei nessuna possibilità di tornare sulla terra, la mia risposta sarebbe: "Dove si firma?"
Non ci devo pensare neanche un poco. Lungi da me l'idea di voler essere immortale, ma casomai dovesse capitare preferirei non essere presente.

Solo due cose su "La tigre e la neve". Prima cosa, la scena della lezione merita di essere vista. Seconda cosa, il messaggio del film è che il grido "I'm italian" agisce da lasciapassare internazionale, l'equivalente moderno di un salvacondotto papale.

08 novembre 2006

La tassazione come strumento di espiazione e la dimenticanza suo epifenomeno

Oggi pensavo a questo:

se x e y sono insiemi
0 = insieme vuoto
x U 0 = x
0 = 0
1 = {0}
2 = {0,{0}}
3 = {0,{0,{0}}}
4 = etc etc...

è un modo carino di creare i naturali con l'insieme vuoto
prendendo come assioma 0=0 e come teorema
"se a è un teorema, {0,{a}} è un teorema"
posso costruire tutti i numeri

ma non riesco a definire la somma
ho pensato a qualcosa tipo:
x + y = x U {y}
ma funziona solo se x è 1

consigli?

05 novembre 2006

Dialogo tra Risposta e Domanda

Risposta - Sai come si mantiene un segreto?
Domanda - Rilevandolo a tutti
R - E conosci l'effetto di rilevarne la sola segretezza?
D - Equivale ad accendere un fuoco sott'acqua
R - C'è qualcosa che non sai?
D - Non lo so
R - C'è qualcosa che non sai?
D - Si
R - E che cosa è?
D - La risposta a questa domanda
R - C'è qualcosa che non sai?
D - Solo ciò che non sei in grado di chiedermi
R - Quindi?
D - No
R - No?
D - Quindi
R - Hai mai avuto paura?
D - Ho avuto paura di avere paura
R - Quindi?
D - No
R - No?
D - Paura
R - La decadenza è inevitabile?
D - L'inevitabilità è prevedibilità, la prevedibilità discende della decadenza
R - Vuol dire che possiamo vibrare all'unisono con essa?
D - Vuol dire che la frequenza di risonanza è la discriminante tra bene e male
R - Come si può concepire l'assenza di tempo?
D - Annullando la differenza tra domanda e risposta
R - Stai forse insinuando che io e te siamo liberamente intercambiabili?
D - La mia risposta a questa domanda è lasciare questa domanda senza risposta. Potrei andare via.
R - Cosa siamo io e te?
D - La fine di un insieme
R - Intersezione di?
D - Contorno e nomenclatura

04 novembre 2006

Cogliere e collezionare tarli nelle altrui menti

"E' interessante chiedersi se le mucche di una fattoria percepiscano un individuo invariante sotto tutte le manifestazioni dell'allegro contadino che dà loro il fieno"

Dicendo "Scusa".
Dicendo "Cosa ne farai di me?".
Dicendo "Eccomi".
E' un punto muto.
Mutilazione, mutazione, motivazione.
Se ci sono le ruote non mi importa.
Sorridi, sì, sorridi.
-Sorridi-
E' un ordine travestito da desiderio.
E' un ordigno investito da un dromedario.
Ci credi che io pensi sia colpa mia?
Se non ti avessi mai scritto "Pazienza. Pazienza e..."
Magari le cose sarebbero andate diversamente.

02 novembre 2006

Amorale della favola

Un piede davanti all'altro, con cautela, in un corridoio al buio. Un po' come camminare, un po' come scivolare in un sonno qualsiasi, un po' come delegare il senso della vista alle mani, che esplorano -che esplodono- lo spazio senza un metodo, ma con entusiasmo, come antenne. Posso immaginarmi le pupille dilatarsi per ricevere frazioni di luce, come braccia in attesa di un amplesso. Dalle stanze chiuse e illuminate, infiltrazioni di luce rorida e glaciale. Sagome scomposte e sparpagliate dalla scabrosità del vetro smerigliato; sagome decomposte e terrorizzate. La delizia di accedere da un luogo illuminato ad un altro che ne sia privo, di illuminazione. Lasciate alle spalle le declinazioni dei colori e delle tinte, si smette repentinamente di recitare la prima persona. Si tace il cruccio di stanare moti del non raziocinare: rettile retaggio, la giustificazione. E sottovoce, è escogitato un solco.