25 maggio 2008

La decadenza dei costumi è una caratteristica delle società dell'abbondanza

Tanta gente in questo posto crede che io sia figlio di un incubo. Ci sono delle mattine in cui la mia pelle è troppo bianca e trasparente. Sotto, le vene scure mi sembrano le screpolature del muro dietro di me. A volte penso che sarebbe sufficiente che qualcuno mi soffiasse contro. Io cadrei, spaccato come un vecchio intonaco. Ci sono delle sere, quando resta solo il buio, che il soffitto della camera in cui dormo prende fuoco. Non sento il calore, ma vedo le fiamme. Quando succede, mi basta chiudere gli occhi: quando li riapro, il fuoco non c'è più. Una sera ho tenuto gli occhi aperti. Il fuoco è sceso lungo le pareti. Quando stava per toccarmi ho provato paura e freddo e non sapevo se avevo più paura o più freddo e allora ho chiuso subito gli occhi. Ora, ogni volta che va a fuoco il soffitto, chiudo sempre gli occhi.
Quando viene la pioggia, vado a sedermi sulla panchina in veranda. Guardo piovere. Mi piace la pioggia, perchè rende le cose più scure, e più scuri anche i movimenti di chi l'attraversa. Najla viene a sedersi con me. Guarda la pioggia con me. Dice: "E' bella la pioggia". E anche se non si potrebbe, io capisco che ne sta parlando come di qualcuno, non di qualcosa. Per lei la pioggia ha un corpo, che comincia e finisce in un dove, e non in un quando. Dovunque piova, cade la stessa pioggia. Come una donna, si lascia aspettare o ama tragicamente, e allora non se ne vuole più andare. Io non dico niente, così lei sa che le sto dando ragione. Restiamo in silenzio, guardiamo solo davanti a noi. Se non è lei la prima a rientrare a casa, sono io ad alzarmi e ad andare a camminare sotto la pioggia. Non mi volto indietro fino a quando non c'è più differenza tra quello che i miei occhi sentono e quello che la mia pelle vede. Allora torno a casa, mi spoglio nudo, stendo i vestiti ad asciugare e mi addormento, con in testa una rivoluzione.

11 maggio 2008

Grufolare oggi

Manca solo una storia.
Misurandolo in passi, mi assicuro che il mondo esista ancora.
Una chiave non è più importante della combinazione segreta tra i suoi denti. Aprire una porta serrata condivide la natura di attraversarla, avendo quella combinazione tatuata sulla pelle. Allora esiste un segno da cui interpretare ogni combinazione, sul quale modellare ogni chiave possibile.
Svanire, farsi proiettare. Soffiare, farsi tentare. Godere, farsi dominare. Annegare, farsi disarmare.
Limiti personali da ricercare nelle righe a matita del proprio ritratto. In uno schizzo veloce molte linee si confondono, perché la verità e il suo attimo sono transitori.
Aveva un numero enorme di amici. Decise di riunirli nel medesimo luogo, nel medesimo giorno, affinché tutti conoscessero tutti. Non ci furono superstiti all'esplosione combinatoria.
Come ogni aspirazione, quel desiderio era intangibile, ma tassabile.
Viveva la sua vita su di un'altalena. E poiché lei era fatta di cassetti, avanzava chiusa e s'apriva in fuga, arretrando.

05 maggio 2008

Nightclub con nomi di cani

Scriverei perché costa meno di una rinoplastica.
Scriverei perché ho abbandonato due volte le lezioni di piano.
Scriverei per la storia della donna iceberg, immersa ed immensa.
Scriverei per decidere finalmente se il contrario di scrivere sia non scrivere, o cancellare.
Scriverei perché esistono collezioni di memorie, di memorie perse, di memorie di uomini che si sono persi.
Scriverei per fantasticare di poter scrivere.
Scriverei affinché i pugni sul muro non rovinino l'intonaco, perché il sangue sulle nocche escoriate non imbratti il candore altrui.
Scriverei perché il lessico è chimica.
Scriverei che non feci un respiro profondo, perché abito al quarto piano e non c'era rimasto niente da respirare.
Scriverei perché ho i lemmings nella pancia.
Scriverei graffi al posto di errori.
Scriverei per supplire alla cronica mancanza di occhi grigi nel mondo.
Scriverei perché voglio un alibi quando non ho niente da dirti.

03 maggio 2008

Se si può parlare di minuti in una camera immersa nel buio

Elettropiantala
Dei desideri espressi da una stella che vede un uomo cadere
Se vuoi puoi tenermi la mano mentre ci sfracelliamo
Disse lo stoico skinhead: "No Diogene, botte!"
Sutura politica: Piovono inani
Ho sonno che non ho chiesto

Essere desiderati non è una proprietà della perfezione. Desiderare lo è. Il perfetto non è desiderato dall'imperfetto, il perfetto desidera l'imperfetto e il perfetto-se-stesso. Dunque la perfezione è una proprietà che si propaga verso l'alto.
Non la solitudine della perfezione, ma la perfezione della solitudine.

Le cose iniziarono a complicarsi quando al mio amico immaginario diagnosticarono un disturbo paranoide della personalità.

Il ciclone era tutto e solo occhio. Nonostante ciò, abbiamo ritirato le nostre antenne. Le trasmissioni riprenderanno, in qualche modo.