23 marzo 2006

Paragonare amore e coltelli

Quello che più mi infastidisce della mia mancanza di memoria, è che non mi ricordi i momenti di passaggio. Guardo un bambino piccolo e mi chiedo: com'era quando vedevo le parole scritte e non ne capivo il senso? E non capivo avessero un senso? Non posso mettermi oggi davanti agli occhi un testo in caratteri cirillici e illudermi che sia la stessa cosa. Oggi so che quegli scarabocchi hanno un senso, e se voglio posso trasformarli in qualcosa che per me ha un senso. Prima non era così. Prima non avevano e non potevano avere senso. Rimpiango di non ricordare il momento in cui ho spiccato il salto dal "non capisco" al "capisco". Mi tengo stretto, come fosse l'ultimo dei miei averi, il senso di meraviglia per le cose più sottili e marginali, per le piccole ennesime scoperte, per una frase che acquista un senso nuovo, per un cielo di una sfumatura mai registrata; ma non basta. Un salto come quello, di tale imponenza, così sconvolgente, non capita che raramente. La vera libertà è saper leggere e far di conto. Da quel momento in poi si hanno gli strumenti per andare ovunque. Non sputo nel piatto in cui mangio, ma voglio sapere cosa c'è dopo. Anche L. è affascinata dall'oltre, come nella patafisica. Lo stesso salto tra fisica e metafisica, ma fatto partendo a piedi uniti dalla metafisica. Ecco, io voglio fare la stessa cosa. Voglio saltare.

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