15 dicembre 2006

Punktuale come un gioco di parole su di un genere musicale

Una emozione al cubo. Io sono il cubo. Voglio cadere dentro come la pioggia. Bruciature di freddo sul dorso delle mani bagnate e arrossate. La mia camicia così grunge. Lo sciopero della mia fame. Una casa che poggia al suolo con un lato del suo tetto rosa. Peccato, sembrava Roma. E comunque non è che posso raggiungere la perfezione con frasi sempre più brevi e slegate da qual si voglia contesto, quindi sarebbe il caso di cambiare. Cambiare cosa? Cambiare i piani, perchè se si guarda al passato come ad un maestro, allora si sta seguendo un cattivo maestro. Oggi è meglio di ieri, solo per il fatto di essere oggi. E comunque non posso manifestare il mio disappunto sempre e solo accelerando. Cosa dovrei dire io, poi, che una faccia non ce l'ho? Ti ricordi quella volta che ci siamo infilati in un vicolo di Murano e abbiamo scoperto quella chiesetta? C'era una festa in cui distribuivano a tutti i passanti spumante e salumi... Noi ci siamo intrufolati e abbiamo visto che un pittore esordiente esponeva i suoi quadri. Da quello che ricordo non mi sembra avesse molto talento, eppure tante persone si interessavano a quello che faceva. Chissà qual'è la sua storia. "Deve essere la tua pelle quella in cui sto affondando" - "Deve essere vero perchè adesso posso sentire" - "Tutto è diventato bianco e tutto è grigio".

Il senso di tutto questo lo cerco fuori di qui.

Eppure non mi pare di chiedere tanto.

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