30 dicembre 2006

Beverage against the machine

La mia mente non è un luogo e il mio cervello non ha anticamera. Non è una macchina, non ci sono le rotelle, nè lampadine che si accendono. Non ci sono fessure per infilare le monetine e non ci sono tasti da premere, o, più pudicamente, da non premere. Non ci sono nemmeno pensieri che frullano o neuroni che muoiono di solitudine. Io dico di pensare, ma la verità è che non so cosa succede là dentro. Non so nemmeno se succede là dentro. Non so nemmeno se succede. Tenerci intorno la maggior parte degli organi di senso non sembra nemmeno un grande idea, visto che mi sembro ancora un singolo punto flottante con un corpo che ci penzola sotto.

- La mia faccia è qualcosa che appartiene agli specchi, non a me - (sì, ho pensato a tutto)

Non mi ero ancora fatto le domande e già mi avevano insegnato che non ci sono risposte. Che l'importante è farsi le domande. "Cogito?" ergo sum. Ma forse, forse, forse c'è qualcosa che non va. Saranno state quelle sbagliate, ma io qualche domanda l'ho fatta. E ancora non sento niente. "Sono" non si risolve mai e i denti rimangono stretti, mentre la 's' si allunga a dispronuncia. Sembra il suono di qualcosa che si sgonfia. "L'importante non è la meta, ma la strada percorsa" dice il manovratore di tapis roulant, ridendo sotto i baffi. Perchè non può che avere i baffi, neri e folti. Di tapis roulant lunghissimi, come quelli che ci sono negli aereoporti. Concetti banali, ma con il giusto ritmo. La mia ontologia è un'antologia. La mia etica è emetica. E malgrado belgrado, instant Boole instant Boole. La prima cosa che comprerò l'anno prossimo sarà lo stesso paio di scarpe che ho indossato quest'anno. E non sarò ricco.

- Natale non è il mio babbo -

Nei miei sogni c'è la regia: primissimi piani, carrellatte, filtri colorati. Nell'ultimo c'erano anche gli effetti speciali scadenti, per giunta. Una di quelle scene in computer grafica che saltano subito all'occhio per mancanza di naturalezza. Un insetto che cammina sulla mano di uno dei personaggi e io che penso: "si vede che è finto". Mi sono svegliato ripetendo il nome di questi insettini colorati, "nocetti", che da questa parte della realtà sembrano non esistere. Altri sogni poi, invece che premonitori, sono postmonitori. Rivivo scene del passato e scopro cosa ho fatto di sbagliato, imparo l'imbarazzo che avrei dovuto provare allora. Una forma di auto educazione sociale a posteriori, suppongo.

- Avrò buoni ricordi del 2infinto6 -

1 commento:

ciao sono finito sul tuo blog per caso ha detto...

Mi piacciono i tuoi post e per caso ho trovato questo.
È solo uno di tanti esempi e non so come spiegarmelo.
Saluti