17 luglio 2006

Rape me, my friend

La cosa che più ha aiutato la filosofia occidentale, nel corso della sua storia, è stata la barba di Occam. Senza la sua crescita oggi staremmo a lambiccarci il cervello senza cavare ragni dal buco. Conosco solo una persona che ha veramente mai cavato ragni dai buchi nel muro, e domani mi telefonerà. Io non sono tanto a mio agio con la cornetta, ma per lei farò uno sforzo. Sabato scorso, giocando, mi sono insaccato il mignolo della mano sinistra. Infatti adesso è gonfio e sembra un salamino. Quel pomeriggio, per continuare a giocare, l'ho legato all'anulare con l'elastico per i capelli. Ed io ho giocato con il capello sciolto: ah, che bel ragazzo che sono. Il selvaggio crine. Quel sabato è stato il giorno più strano dell'anno. C'era silenzio. M'ha piovuto in testa. Ero solo, mi è sembrato di non aver incontrato neppure una persona durante il giorno. Intendiamoci: al campo eravamo più di trenta, ma io, lo stesso, da solo. Era come stare allo zoo, ma nella gabbia sbagliata. Animali diversi, altre specie, nessuna comunicazione. Non trovavo nulla di familiare, ne' persone, ne' azioni. La cinematografica sensazione di qualcosa di gigantemente sbagliato. Cosa cerco non so. Un lavoro? un progetto. Qualcosa da portare a termine, non cento cose da lasciare a metà. Siamo sempre alla ricerca di una persona, di quella persona. Si può vivere da soli? qualcuno ci riesce, magari.
Quello che mi chiedo è: cercare qualcuno basta a trovarlo? O c'è un destino di solitudine che colpisce singoli tra la moltitudine? Affrontare l'avventura suffice al lieto fine? E' una scelta del tipo: libertà vs. felicità?
Quello che non mi chiedo è: non si può evitare di fare male a qualcuno. Non c'è spazio per muoversi senza cadere, rompere, colpire, danneggiare, graffiare, spezzare, torcere, dilaniare.
Tante cose da fare e lasciare che prendano il sopravvento. E' questo ciò che chiamano felicità?
A metà strada tra la formalità e la delusione.

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