05 giugno 2006

Intempestiva risposta Teresae, con scuse

Le scuse sono per il ritardo: prosegue l'idiosincrasia per i commenti e le risposte ai commenti.
Rispondere sul blog alla critica al blog-in-sé è ironico, lo so. Ma così chiudiamo il cerchio, e poi possiamo uscire a farci una bella mangiata di gelato. Io prendo anche una ciotola di quei salatini piccanti, buonissimi. La prendo alla lontana: c'era una volta la lingua, la voce. Poi a cascata le parole. Un bel giorno, uno probabilmente pazzo usò una parola per qualcosa che non esisteva. E da quell'infausto momento tutti cominciarono a pensare. Lo facevano e lo fanno solo attraverso il linguaggio e le parole. La brutta notizia è che oggi posso pensare senza aprire la bocca; anche se non avessi la lingua non vi sarebbe differenza. Codardo, è vero: metto la testa dentro un sacchetto di cartoncino e ci faccio due buchi per gli occhi. "Esci fuori" mi dici, "le parole vere sono quelle raccontate". Anch'io risolvo ogni questione nei temi della vita e della morte: non le mie, ma quelle del tempo.





Anche tu hai saltato questo spazio bianco a piè pari, ma non potresti scavalcare nello stesso modo leggiadro le eternità di silenzio che io metterei in questo stesso discorso, pronunciato a voce. Così ho ucciso il tempo.
E poi impedisco a forme stantie e ripetitive di depositarsi e sedimentare. Evito la rigidità laddove l'elasticità è tutto.
E poi sono solo parole.
Qui prevengo la logorrea (non la curo perchè non ne sono affetto). Là fuori mangio i salatini piccanti: in silenzio, finalmente.

Le scuse sono anche per una risposta in prosa ad una questio in poesia.
(mi riservo inoltre il diritto di tornare sull'argomento ed argomentare ancora)

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