15 novembre 2006

Dinamiche senza la mano sinistra

C'è una strada. E' una strada a doppio senso, ma la si può percorrere in un senso solo. Chi la percorre nell'opposto è posto al di fuori dalla legge. Eppure la strada è stata costruita per essere attraversata in entrambi i sensi di marcia. Mentre la percorro lungo il senso legale, desidero star percorrendola nel senso illegale. Tre uomini, in divisa da autista, camminano affiancati sul marciapiede. Nel loro branco si sentono protetti. Scherzano. Le giacche blu, indistinte, sostituiscono l'olfatto nel determinarne l'appartenenza, a quel branco. Sul marciapiede opposto sta passando un uomo in giacca e pantaloni marroni: è pelato, porta gli occhiali scuri e tiene il mento appoggiato sul nodo della sua cravatta color sangue. Una giovane ragazza bionda, con i capelli raccolti in una coda, gli passa accanto: lui finge di essere in un imbarazzo tale da far finta di non vederla. Io vedo lui di fronte e lei di spalle. Ma avanzo. Ora vedo uno specchio. Nello specchio le immagini di lui di spalle e del volto di lei. Se non fosse per lo specchio non vedrei nemmeno l'infiammarsi di quella luce. La luce arancione è quella che proietta le ombre più lunghe. Sento che quella luce mi entra dentro, attraverso gli occhi, e si solidifica in biglie (le immagino opalescenti) che vanno ad incastonarsi nelle mie tempie. Non fanno nemmeno la fatica di nascondersi al tatto, quando lo porto ad esplorare un lato della mia faccia. E percepisco tutto, limpido, come solo il dolore può essere.

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