15 marzo 2007

"Va tutto bene" per sufficientemente circoscritte definizioni di "tutto" e "bene"

Con la faccia gonfia, le labbra che sembrano modellate con la sabbia e in bocca il sapore del fiele. Amaro e organico, la mia bile deve avere questo sapore. Vado fuori e in tasca ho una banconota da 5 euro, una moneta da un euro, una da 50 centesimi e una da 20. Insieme mi garantiscono un certo numero di combinazioni, e tutte insieme mi pare che bastino. Gli ascensori sono strani animali, figli di cabine telefoniche mute e piccole case di scena, tirate su e giù al passare degli atti, da lavoranti del teatro, legate a sacchi di sabbia. Ancora la sabbia. Entro nel mio, di ascensore, e mi ci chiudo dentro con 4 gesti automatici. La mia interpretazione in onore dell'efficienza dei movimenti, che lo spreco di energie ci perdoni. Premo il bottone numero cinque, sul quale è comprensibilmente intagliato un "4" senza grazie.
E non succede niente, perchè sono già al quarto piano.
Io volevo scendere.
Così la mia serie di movimenti pianificati e ingegnerizzati la posso buttare nel cesso e tirare la catena. Mando innocentemente una maledizione mentale allo scrittore di logiche per ascensori, ma è una debolezza che dura solo un attimo. Dipendesse da me, se uno che si trova al quarto piano preme il tasto del quarto piano, vuol dire che si è palesemente ingannato e intendeva dare il comando per scendere a terra. Tanto più se il quarto è incidentalmente anche l'ultimo dei piani raggiungibili con l'ascensore. Ma non fa differenza. Chiunque, tornando a casa la sera o uscendo la mattina per andare a lavoro, potrebbe azionare il meccanismo d'ascensione premendo sempre e solo un tasto.
Adesso sono fuori ed è questo l'importante.
C'è ancora luce in strada, ma l'illuminazione notturna è già stata messa in funzione.
Mi piace tantissimo quand'è così. E' una sensazione estiva e solitaria, una di quelle che anticipa una stagione che sta per dischiudersi.
Quando non riesco a dormire, metto la testa sotto il cuscino, sopra il materasso. Il peso è gentile e mi rilassa. Direi che è come essere accarezzati dalla privazione dei sensi. Con la testa sopra il cuscino, invece, si hanno strane visioni. Quello che si vede tenendo aperto un solo occhio, scompare quando si apre solo quell'altro. E tenendoli aperti entrambi, un po' si vede e un po' no. Da bambino, uno potrebbe anche pensare di avere il potere di vedere attraverso gli oggetti, ma solo nel dormiveglia. Una sorta di vista a raggi ICSonnoliti.
E poi era ieri che ti aspettavo in piedi e mi guardavo intorno. Mi sono scelto un angolo di marciapiede.
Nella macchina che mi era parcheggiata di fronte c'era una farfalla di carta, posata sul cruscotto.
Le luci sulla strada erano appese a cavi tesi tra i palazzi ai due lati della strada. E in corrispondenza di ogni luce, sul muro una targhetta numerata, e un numero di telefono da chiamare in caso di guasto. Un giorno andremo in caccia di lampioni guasti e potrò togliermi la soddisfazione di sentire chi risponde a quel telefono.
Il cinema ha un'insegna luminosa che sarà larga al massimo un metro e mezzo. E si ostinano a scriverci il nome completo del film proiettato, su una sola riga. E' divertente vedere quanto si possa far dimagrire una lettera. Un giorno ci andremo a vedere un film dal titolo incredibilmente lungo. Un altro giorno.

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