04 marzo 2007

Camponero

Un mostro viene oggi a graffiare il sonno dell'infanzia remota. Ha due teste, che si guardano negli occhi, che spuntano entrambe dallo stesso ammasso di carne. Una testa ha in testa capelli rosa lunghi e lisci, occhi azzurri, e una bocca di metallo. L'altra testa di carnagione e pelo scuro, soffia dalle narici vapori mortali. Il corpo è ricoperto di squame verdi e costellato di fauci aggiuntive che si aprono in mezzo alle membra. Sono rivestite di 3 fila circolari di denti triangolari e seghettati. Ne penzolano 117 paia di piedini da neonato ricoperti da scarpine di lana da neonato, cucite a mano con fili bianchi e neri.

Da piccolo fantasticavo di avere un ufficio. Da grande fantasticherò di non avere un ufficio.

Le nuvole sono bianche. Vagano per il cielo che è bianco e coprono il sole che irradia la sua luce, bianca. Passa uno stormo di uccelli dal piumaggio bianco, col becco e le zampe bianche e se da quaggiù riuscissi a vederne le pupille, giurerei che sono bianche. Le foglie dell'albero sotto cui mi sono seduto sono bianche e attaccate a rami bianchi che si staccano dal tronco bianco. Scavando via un po' di terra bianca troverei le radici dell'albero che si infilano bianche sempre più in profondità. Anche la sete dell'albero è bianca.
La mia pelle diventerebbe sempre più bianca stando alla luce del sole, ma preferisco stare nell'ombra bianca di questo albero. Mentre ti avvicini correndo, calpesti l'erba bianca e intanto l'abito bianco che indossi si anima di vita propria e mi saluta affettuosamente. Metto da parte i fogli bianchi che mi sono portato da leggere e ti guardo avvicinarti e allontanarti. Inizio a percepire il formicolio di tante zampette che mi corrono lungo le gambe. Con un gesto della mano scaccio qualche strano insetto bianco. Chiudo gli occhi e tutto fa finta di scomparire. Vengo disarcionato dai miei stessi pensieri. C'è solo tanto nero, completamente bianco.

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