02 agosto 2006

Il mio primo programma in Python

Se gli si dà in pasto il testo di Pinocchio, sputa fuori questo:


Come andò che ti corro, finché mi raggiunsero, e mi diverto più a lungo la strada, và piuttosto a cercarti fin qui. Io sarò la consolazione e il naso e quell'altro due bottoni di brillanti e con certi lampi che pareva volesse dire: "Non ne ho". - Metti fuori i denari te li sei nascosti sotto la vite, crac... sentì stringersi le gambe fuori dell'acqua e s'era adagio adagio arrampicato fin sulla spiaggia, gridò all'amico salvato: - Addio, Pinocchio, - e loro dissero: "Fermiamoci qui all'osteria del Gambero Rosso.

Cammina, cammina, cammina, alla fine non ne ho punto voglia e mi hanno spogliato. Dite, buon vecchio, non avreste per caso una piccola barca che, veduta in quella vera cuccagna conosciuta nella carta geografica col seducente nome di Paese dei Balocchi, perché passassero tutto il treno della strada due brutti ceffi, i quali stavano lì lì per lì per difendersi, piangeva come un pallone.

Che cosa farò? - disse Pinocchio, dandosi uno scappellotto. - Sarebbe ora che diventassi anch'io un uomo spaventoso, non dico di no, specie con quella sua barbaccia nera che, a uso pepe e sale, e altri rigati a grandi strisce gialle e turchine. Ma la colpa non è vergogna, non è mia: la colpa, credilo, Marmottina, è tutta di raso turchino, per mettervi dentro la padella. I primi a ballare nell'olio bollente furono i poveri naselli: poi toccò ai ragnotti, poi ai muggini, poi alle sogliole e alle mani per farlo camminare. Pinocchio aveva una fisionomia tutta latte e miele.

Voglio studiare e voltano le spalle ai libri, alle scuole e i connotati dei malandrini, e finì col chiedere giustizia. Il giudice era uno scimmione della razza dei Gorilla: un vecchio falegname, il quale gli stava a cavalluccio sulle spalle del figliuolo, Pinocchio, sicurissimo del fatto suo, si gettò nell'acqua e cominciò a camminare da sé solo: - A casa. La mia è un'opinione, - replicò Geppetto meravigliato. - Non mi è morto davvero! - Hai torto, Pinocchio! Credilo a me e per provarti la mia colazione: ma io non dormo mai...

Anzi quella birba di Lucignolo perché Lucignolo è un segreto. - Insegnatemelo: vorrei crescere un poco anch'io. Non lo vedete? Sono sempre rimasto alto come un pesce. Durante quella corsa disperata, vi fu un punto solo. Era un Trattato di Aritmetica. Vi lascio immaginare se era desto davvero o se sognava sempre a calunniarmi, ma io so che ho detto una bugia? - Le bugie, ragazzo mio, non ho nemmeno un cane. Pareva il paese dei morti.

Dai capelli turchini? Non ti vergogni? Invece di gemiti e di scalpello, fra le labbra: ma Pinocchio, dopo averla sgranocchiata e ingoiata in un mezzo bicchier d'acqua, e porgendolo al burattino, gli disse singhiozzando: - Pinocchiuccio mio! Com'è che sai il mio burattino; me lo vengano a mangiare il montone arrosto, e tu, dico la verità, - rispose balbettando nel medesimo dialetto: - Sono l'ombra del Grillo-parlante, s'imbatte negli assassini. - Davvero, - disse quella birba di Pinocchio, rimasto libero dalle grinfie del carabiniere, se la Fata al barbone; - Fai subito attaccare la più bella carrozza della mia medesima malattia? - Ho indugiato anche troppo.

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