10 agosto 2006

Ai caduchi astri

Chi è stato al mare, sa che il mare parla. E' un gran chiacchierone lui, ha qualcosa da dire ad ognuno che lo sta ad ascoltare. A volte può anche parlare di altre persone. I fiumi invece sono più riservati, forse perchè sono magri e pieni di curve. Devono fare continuamente attenzione a non uscire di strada, e questo lascia poco spazio alle chiacchiere. Il mare invece è già ovunque: ha tempo da perdere. Può permettersi di fare tutto quello che vuole; in un certo senso è onnipotente. Forse dovremmo averne paura. Cosa strana, la paura. Se ne ha sempre per qualcosa che può accadere nel futuro, mai nel passato. E a guardar bene, è profondamente illogico. Per quanto si possa temere la morte nel futuro, questa ci dà comunque ancora un certo tempo da vivere. La morte nel passato, invece, non lascia scampo. Se dovessi morire nel passato, adesso sarei già morto. Non più tempo.
Qualcuno stasera guarderà in sù. In attesa della catastrofe. Io non le cercherò. Le preferisco al loro posto, le stelle. Attaccate a quel mantello scuro che chiamano cielo, chiamano. E corro anche il rischio che qualcosa o qualcuno o qualunque esaudisca un mio desiderio. Troppo pericolo, troppa paura. Le storie che gli uomini usano raccontare sono piene di aneddoti di desideri esauditi e finiti in malo modo. L'uomo che malesprime e le stelle che malesaudiscono. E di chi è la colpa? delle parole. Che potrei chiedere? Le solite cose: ricchezze, donne, fame. Fame, non fama. Della fama non me ne faccio nulla; la fame invece (generica, non di cibo) permette di apprezzare le cose che si hanno e di non accontentarsi. Vanità, pure. Che potrei chiedere? Le solite cose: diventare più bello, diventare più bravo. Bravo come in "bravo a fare cose" non "ma che bravo ragazzo!". E poi che ci faccio? Beh, servono per ottenere ricchezze, donne... Vanità, pure. Ma con un po' più di fatica, già. Faticare non mi spaventa, è quasi meglio che non fare niente. O almeno "il dopo" ti fa sentire meglio.
Il mio post sul pranzo: un po' didascalico ma carino. A volte rileggo le vecchie cose, e percepisco che ora non le scriverei più, o non le scriverei nello stesso modo. Ma quello forse non lo riscriverei neanche ora. Meglio assuefarsi all'idea che quello che veramente conta è ciò che ancora non è stato scritto. Il post "solo un grande fuoco": non sono riuscito a dirlo. Volevo dire cosa significa, di notte, tornare a casa da soli. Non sono riuscito a dirlo.
Ora che la mattina mi alzo relativamente presto, il tempo assume una forma diversa. Le giornate si srotolano più lunghe. Le forze finiscono prima della voglia di fare. E io che andavo in cerca di giustificazioni.

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