21 aprile 2006

Le crepe nel sapone

Se scrivo, mi vien da scrivere di cose, non di persone. Se scrivo di persone, mi vien da scrivere di cose. Ma dopotutto ogni storia è una costruzione, un prodotto, un manufatto. Una storia non è un corpo, un organismo, non respira, non si nutre, non muore. Dalla nascita alla morte, l'uomo compie una sola lunga azione indistinta. Anche la nascita e la morte stesse vi si confondono. Quello che ci frega è il linguaggio. Compartimentare intervalli d'esistenza e mettergli etichette, così da avere l'illusione che vi sia una logica, che vi siano cause ed effetti, così da avere qualcuno a cui dare la colpa. Camminare lungo una strada ed incontrare un vecchio amico. Non ci si vedeva da tempo. Oh, ma che sopresa! Com'è piccolo il mondo. E mentre lo si ha di fronte non si può che guardarlo in faccia e tentare apparire meno impreparati possibile. Ora devo scappare. Fatti sentire però, non facciamo che ci perdiamo di vista nuovamente. Ma figurati, puoi contarci. Ora che non lo hai più di fronte, anche quell'incontro entra di diritto a far parte del passato. Insieme a tutti i ricordi su quella persona, questo incontro ne alimenta la storia. Che tragica commedia. Ora è troppo presto, subito dopo troppo tardi. Se scrivo, mi vien da scrivere di cose, non di persone. Se scrivo di persone, mi vien da scrivere di cose. Prima guardavo i pettini e le spazzole sulla mensola davanti allo specchio. Ne vedevo i riflessi ed era come se per ogni oggetto ve ne fosse uno uguale e contrario, poggiato accanto. Prima mi chiedevo se anche qualcun altro avesse notato quel curioso gioco di specchi. Capito? Lo chiedevo a me, non a chi avrebbe potuto vederlo con me. Fatto l'uomo ad immagine e somiglianza di Dio, dove la somiglianza sta nel dare al proprio creato la propria immagine. Primo peccato originale: l'invenzione della scrittura. Secondo peccato originale: l'antropomorfizzazione delle cose. Terzo peccato originale: le tecniche di riproduzione meccanica della musica.

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