28 aprile 2006

La distanza tra di noi si vede dallo spazio

Arrivi alle 22, ma è troppo presto, è ancora tutto chiuso. Un giro di telefonate, ilarità. "Ahah, guardate che qua è tutto chiuso". "Va bene, veniamo lo stesso, al massimo andiamo da qualche altra parte". Gli altri arrivano, qualcuno parcheggia, qualcuno telefona. Ci si guarda, per qualche minuto, senza sapere che dire. Intanto arriva gente. Uhm, sospetto. "Ma ti pare che è chiuso il sabato sera?". Le 22.45. Iniziano a tirare su le saracinesche. Finalmente. Ce l'ho la tessera, qualcuno la deve ancora fare. Stavolta niente timbro, mezza delusione. "Che prendi?"."Una rossa, mezza pinta"..."Così poca? vabè". Quattro cazzate, due mezzi trucchi per fare soldi. "Ma io questo qua dietro me lo ricordo, è il cantante degli Here to stay". "Scommetto che quelli sono i Settlefish, sono vestiti come gente che viene da Bologna". Le 23.30. Aprono LA porta. Si scende. Ancora quella luce ultravioletta. Le stringhe delle mie scarpe sembrano uscite da TRON. Chissà se c'è pure catheaven. Gli Young Silencers. Onesti. Gli Here to Stay. Bei ricordi, c'era ancora il BlackOut e suonavano con i Linea77. Mi ricordo che dal nulla uscì un folletto per suonare la chitarra in una sola canzone. Spaccheno. 75% opacity, l'unica che conosco, l'unica che canto. Una strana forma efebica, senza capelli, dall'accento inglese, mi avvicina e mi chiede di sollevarla ad altezza mixer/console. Presto Fatto. "Puoi alzare la voce per favore? non si sente.". L'omino del mixer: "E' già al massimo". Scende. Mi ripete la stessa cosa. C'hai ragione, ma che ci vuoi fare? Il traffic è così. Se sai le parole bene, altrimenti ciccia. Come si dice ciccia in inglese? I Settlefish, era ora. Pochi pezzi, troppi pochi, ma ti fanno muovere il culo. Il bassista assatanato. Il crescendo finale, fondamentale, una goduria. Già finito. Hanno pure finito le magliette. "Vabbè le pigliamo da internet". Eh già, internet...

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