12 aprile 2006

Ero appena nel mezzo di un grido

Questa è la storia di una linea. Una linea indifesa, incompiuta, divelta. Essa tratteggiava il confine tra il mai ed il sempre. Sapeva estendersi a proprio piacimento verso il grande infinito oppure il piccolo infinito. Sapeva far incontrare le sue estremità e disegnare la circonferenza nascosta posta sul grande piano. Cieco chi non avesse potuto vederla. Era lì, nascosta, sotto gli occhi di tutti. La nostra linea correva affannata occupando tutti i suoi punti, si piegava sotto il peso della mancanza, sopportava ogni taglio, ogni segno, ogni cicatrice. Ogni idea si scioglieva al cospetto della linea. Qualcuno cercava dei segni nel passaggio della linea. Qualcuno la prendeva a capro espiatorio, qualcuno ci marciava sopra. Qualcuno la saltava, qualcuno la seguiva. Qualcuno la tracciava. Tutti avevano paura della linea. Tutti amavano la linea. Nessuno ascoltava la linea. Nessuno viveva la linea. Eppure la linea era generosa. Per ogni altra linea, essa aveva almeno un punto che avrebbe volentieri condiviso. Lo scopo della linea era trovare la sua linea gemella. Sovrapporsi e diventare un tutt'uno con essa. Dividersi in segmenti e scambiarseli senza che nessuno se ne accorgesse, complici. Frazionarsi, studiarsi, mostrarsi fin nella più piccola parte e poi ancora di nuovo, sempre più giù, sempre più piccolo, sempre più. Questa è la storia di una linea. E' una storia semplice, una storia carnivora. Un giorno la linea, stanca, poggiò la propria essenza su di un piano. Si chiuse in se stessa, s'acciambellò. Incontrò una sfera e strinse un patto. Immobile e immortale, promise di divenire la traiettoria di un mondo. Ed inventarono il tempo.

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