10 gennaio 2007

Manducanti agli angoli delle strade

Einstein mi sta antipatico e per questo affermo: Dio gioca a dadi. Ogni volta che chiudo gli occhi, è lanciato un dado. Il numero uscito stabilisce e fissa quanti secondi devono passare prima che io chiuda gli occhi di nuovo.

Premessa: oggi ho visto la tv per la prima volta dopo parecchio, per pochi minuti, il tempo di un panino. Per la serie "cose realmente accadute che dopo che sono accadute ti lasciano col dubbio che siano realmente accadute". Tg1 dell'ora di pranzo. Intervista marchetta a Silvestro Stallone per l'uscita in Italia di Rocky Balboa.
Domanda dell'intervistatore:
"Ma tra Rocky e Rambo, chi vincerebbe?"
Risposta di Stallone:
"Rambo, perchè spara."
Cose che fanno venire voglia di pagare il canone.
(Lo so che parlare male della televisione è inutile e più facile che sparare ad un bradipo zoppo e addormentato, da mezzo metro, mentre indossa una giacca della croce rossa. Ma seriamente. Mah.) ((Intendiamoci, il fatto di sparare ai bradipi è solo a fin d'iperbole. Non mi permetterei mai, il bradipo è un signor animale.))

Dalle ghiandole lacrimali è secreto acido. Ogni lacrima è un nuovo solco sul volto, di nuovo pelle bruciata, altre cicatrici verticali e sfiguranti, il dolore che provoca la disgregazione dell'intima struttura della materia. Accumulando sufficienti dispiaceri, un giorno una striscia di pelle sarà totalmente consumata e la faccia si aprirà come un quadernino segreto senza lucchetto. Quel giorno compariranno due bocche. Una piccola con labbra piatte ed esangui, una dentatura bianca e immacolata. Una enorme e cafona, sempre coperta da troppo rossetto, colma di denti marci e gengive purulente. La bocca nobile si morderà sempre le labbra e non oserà mai sputare. L'altra bocca ingiurierà, vomiterà, bestemmierà, mangerà con la bocca aperta, sbaverà e parlerà sempre nel momento sbagliato. Si dirà: sfiorami qui. e qui.

THIS SIDE UP e una freccia diretta verso l'alto. Tatuato su qualche mio appezzamento di pelle. Al contrario. Ad ufficializzare l'esser perennemente sottosopra.

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