08 gennaio 2007

L'obbligo di frequenza nella sospensione dei punti

Si spengono le luci in sala, il pubblico rumorosamente zittisce, si apre il sipario e sul palco un cono di luce gialla illumina parole casuali. Il comando che aziona i tergicristallo è fuori uso, la macchina accelera affinchè nulla si depositi sul parabrezza e tutto scivoli via verso l'alto: dal cielo, piovono parole casuali. Antiche statue di pietra opalescente per raffigurare l'infanzia, dai cui occhi è stata asetticamente aspirata la vita: nelle crepe di questa pietra crescono parole casuali che si arrampicano, la conquistano e la macchiano di verde. Il mercante romano, paonazzo in volta, gesticola teatralmente nel mezzo della piazza straniera. Inventa nomignoli che rifila ai passanti stralunati che lo squadrano come si fa con uno animale mai visto. Nelle sue mani grandi e bonarie, tra le dita, attorciglia parole casuali. Quando vibra, la corda può accedere al cuore segreto della sua armatura di legno: insieme, con un accordo che è tutto fuorché tacito, sollevano in aria la razionale precisione del loro rapporto. Sul leggìo, bianchi, fogli di carta. Sul leggìo, nere, parole casuali.

Un uomo ed una donna giacciono nudi e immobili sopra un letto bianco, l'un sull'altra. Ogni secondo che passa -come fotogrammi- parti dei loro corpi si fondono insieme. La superficie di questa nuova entità prende una colorazione verde scuro e una consistenza squamosa. Le due teste si assottigliano e rimangono separate, diventando capo e mascella del nuovo essere. Le quattro gambe si uniscono in una coda lunga e muscolosa. Dalle braccia prendono forma le zampe anteriori, mentre quelle posteriori spuntano dagli antichi fianchi come germogli primaverili. Il nuovo essere è ora formato, stupido, cammina a quattro zampe e ha il ventre basso che sfiora il terreno. Scende dal letto e con la sua andatura forzata si avvia verso la palude. Nella melma, nuota.

Uomini travestiti da antichi guerrieri giapponesi, con armature di paglia, alzano le braccia per impedirmi il cammino, mentre attraverso il mercato del quartiere dove abitavo un tempo. Li oltrepasso senza neanche sfiorarli e, quando mi volto indietro, mi accorgo che stanno confabulando. Riconosco qualche parola di cinese. Due giovani asiatici sono seduti all'ingresso di una bancherella e vorrebbero vendermi la riproduzione di una spada katana per 24 euro e 49. Io però sto cercando un bastone per il bushido.

Le Persone Quasi Famose hanno un addetto stampa. L'addetto stampa riassume la Persona Quasi Famosa in un paragrafo di parole neutre, ma velatamente elogiative. Il lavoro dell'addetto stampa è quello di permettere alla Persona Quasi Famosa di essere conosciuta senza dover passare attraverso tutta la Procedura Per Conoscere Una Persona. Come dire: andrà ora in onda una versione ridotta di me per venire incontro alle vostre capacità mentali, disponibilità temporali, abilità sociali.

La giovane donna edicolante siede tutto il giorno sul suo sgabello, dentro una grotta di carta e plastica da imballaggio. La giovane donna edicolante indossa sempre una tuta di marca, nera con righe bianche. La giovane donna edicolante ha i capelli neri sempre curati, ma la lampada della sua edicola la illumina dall'alto e sembra sempre che porti in testa una corona bianca senza diamanti. La giovane donna edicolante non fuma, ma dal suo modo nervoso di muoversi sembra che il suo organismo non desideri altro. A volte viene a darle il cambio la madre, la vecchia donna edicolante. La giovane donna edicolante tiene davanti a sè un calcolatrice con cui si aiuta a decidere quanto dare di resto. La giovane donna edicolante tiene sempre la faccia piegata in avanti, e quando entra qualcuno lo guarda senza curiosità, senza alzare lo sguardo, sollevando solo le sopracciglia. La giovane donna edicolante scherza con tutti, tranne che non lui. La giovane donna edicolante non ride mai, ma a lui sorride sempre. Forse è per questo motivo che, anche se deve fare più strada, ora lui va sempre in un'altra edicola.

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