04 luglio 2007

Compassione per il lato B delle audiocassette e dell'estate

Julian è un bambino, e gli piace raccontare storie. Non si interessa ai giochi dei suoi coetanei, non vede che divertimento ci possa essere in un mondo con delle regole sempre uguali, come quello del gioco, come quello dei grandi. Nelle sue storie le regole cambiano sempre, e una storia non si ripete mai due volte nello stesso modo. A volte inizia a raccontare e gli altri bambini gli si fanno intorno e lo ascoltano in silenzio, a volte facendo domande senza importanza. Nelle storie di Julian gli uomini non sono uomini, gli animali non sono animali, nella magia non c'è nulla di magico e il tempo non ha bisogno di procedere in un verso solo. Una volta aveva sentito dire a suo padre che "il tempo scorre nel suo letto come un fiume". E a Julian era sembrata un'enorme sciocchezza perchè nelle sue storie i fiumi potevano anche fermarsi, tornare indietro, scomparire e volare, amare e rincorrersi. Dei personaggi che vivevano con lui, nelle sue storie, Julian non aveva paura. Ma gli altri bambini sì. A volte raccontava storie terribili, piene di dettagli sconvolgenti, semplicemente come gli si presentavano alla finestra dei suoi pensieri. E il suo piccolo auditorio tornava a casa turbato, a volte in lacrime, col sonno infestato da incubi per molte notti a seguire. Quando i genitori di uno di questi marmocchi riusciva a estorcere dalla bocca del figlio cosa fosse a tormentarlo, questi correvano a lamentarsi col padre di Julian, chiedendosi dove un ragazzo tanto giovane e per bene potesse aver udito storie di tal genere e lasciando alle malelingue il compito di dare una risposta. Il padre di Julian, uomo religioso e pieno di quei sani principi che riescono a distruggere un'esistenza, prese a riempirgli la stanza di crocefissi e a batterlo devotamente. Lo costringeva a imparare a memoria i passi della Bibbia che preferiva, sperando che lo facessero rinsavire. Non si accorse che invece fecero l'effetto di un soffio di vento contro una scintilla, promessa d'incendio. Dopo la tristezza di Julian, dopo la mortificazione delle sue storie, tante cose sono cambiate. Come in quel suo racconto, in cui c'era un lombrico che, ad ognuna di quelle onde che sono il passo di un lombrico, diceva "cambia, cambia, cambia" e non smise mai. Come quella volta in cui egli disse "Incubi, fantasmi, scheletri, mostri e sogni, regali, feste, musica sono cibo fatto con la carne dello stesso animale".

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