10 maggio 2006

Il ponte va a fuoco

Sono spettinato. Indosso un maglione blu, con le trecce sempre blu, ma è stretto, infeltrito. Sotto, una camicia blu scuro, una maglietta rossa a maniche corte, una maglietta grigio scuro a maniche lunghe. Mi guardo intorno? No. Mi guardo dentro? No. Per la maggior parte del tempo sto in silenzio. Rispondo a monosillabi, quando mi fanno una domanda. La luce che doveva rimanere sempre accesa, adesso è spenta. Probabilmente qualcuno, prima di uscire, ha dimenticato di riaccenderla. E così non mi vuoi parlare, oppure non mi vuoi più. Non sei l'unica, ma resti comunque l'unica. Resto in silenzio, non farei comunque nessuna differenza. L'ambiente non ha risorse, ne' materie prime. La spinta creativa, generativa, ora non c'è. Confesso che mi sento stanco, ma non sono stanco. Rimango chiuso, come una cassaforte. La combinazione è scritta su qualunque muro di qualunque cesso pubblico.

L'ho sentita in radio, qui il video. Da guerra, adatta.
Tra queste rive. Scorreva un fiume.

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