27 maggio 2007

Divento silenzio

Ora che sono una persona qualsiasi. Cerco un film, la scena di un film, una inquadratura per metà bianca e per metà nera, una frase nella scena di un film che mi salvi, che da quel momento non è più stata la stessa cosa. Another line without a hook, un'altra serratura alla quale appoggiare l'occhio destro e nella quale sorprendermi a spiare me stesso. Non è un trucco da risolversi con un semplice specchio. Poi c'è questo uomo, in giacca grigia e cravatta rossa, che se ne sta come morto sul marciapiede. Gli occhi aperti senza incrociare lo sguardo di nessuno, probabilmente aspetta che qualcuno tracci con un gesso la sua sagoma sull'asfalto. Una volta che sarà circoscritto nei suoi nuovi confini, se ne potrà anche andare. Ci sarà sempre una mappa che parlerà al posto suo. Intanto passano anche quattro suore in fila indiana, la seconda alza lo sguardo in questa direzione. Sopra lo sguardo, alza anche un sopracciglio, ma con una incredulità che mi passa sopra la testa sibilante come un proiettile, mi supera, destinata ad un punto fuori me, oltre me.

Al posto del cuore ho una mela verde. Non il cuore metafisico delle sentimenta, ma il pugno rosso di carne sul banco del macellaio. Invece che succhiare e soffiare via sangue, trema di luce in una direzione alla volta, come un faro, come la spirale di scale contro la parete interna del faro, per arrivare in cima.

... e accidenti ai lati opposti di un tavolo troppo grande.

Loro vedono che ci salutiamo, semplicemente.
Magari con un gesto tra le mani.
Non si accorgono che siamo lassù, in alto.
Che da così lontano tutto appare perfetto.
Non te lo chiedi neanche come è possibile,
che due forme possano allinearsi così semplicemente.
Un puzzle risolto in ogni suo pezzo.
Bastano gli occhi che si corrispondono.
Semplice quello che non è stato semplice mai, prima.

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