16 settembre 2006

Tra di noi solo un posacenere nero, entrambi non abbiamo mai imparato a fumare

C'è un coniglio immobile sul pavimento
non ho il coraggio di toccarlo
il pelo bianco sporco
una macchia nera intorno all'occhio
il suo occhio sinistro
le orecchie rosa coperte da una fine peluria
mi stendo sul pavimento accanto a lui
ora gli sono proprio di fronte
lo squadro avido di dettagli
l'unico orecchio che vedo da questa posizione
poggia a terra mollemente
come un animale separato, diverso
le narici, il solco tra le labbra
la fessura della bocca
disegnano un'antica lettera
di un alfabeto a me sconosciuto
di una lingua che non so parlare
i baffi e il pelo oltre il contorno del corpo
lo circondano di un'aura intangibile
come la saggezza di cento favole
non saprei dire se è morto o svenuto
forse sta dormendo
se lo toccassi potrei svegliarlo
"stavo solo riposando gli occhi"
direbbe con la voce impastata dal sonno
strofinandosi gli occhi con le zampette
(ma hanno palpebre i conigli?
so solo che possono chiudere gli occhi)
poi tornado in sè, scapperebbe via
riconciliandosi con la sua natura di coniglio
spingendosi con le zampe posteriori
allungate, affusolate ma muscolose
per quanto possa essere muscoloso un coniglio
poi scivolerebbe sul pavimento lucido
producendosi in un goffo capitombolo
gli avvicino la mano al fianco
e ne sento il calore a distanza
ho paura anche di sfiorarlo
non dubito della falsa certezza
per cui tutto quello che è soffice
è anche sensibile, in eccesso
per cui tutto quello che è peloso,
peloso di un pelo bianco,
bianco di un bianco sporco,
è anche soffice, in eccesso
i suoi occhi sono ancora chiusi
spengo la luce e vado via
non lo sveglierò, se è morto
se dorme, pregherò per lui

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