13 aprile 2005

De Libertatibus

Tempo fa, su uno dei pochi canali IRC che frequento, ebbi l'ardire di scrivere una breve dicotomia sulla libertà, suscitando, incredibile a scriversi, la più totale e meravigliosa indifferenza. Siccome che chi la dura la vince, perseverare è diabolico e io la vince diabolico, ho deciso di riportala qua sotto, adattandola appena al mezzo blog, ma non senza aver prima riportato le istruzioni per l'uso e l'abuso.
  • La presente accozzaglia di termini non pretende di avere il carattere dell'esaustività
  • Scrivendola, non ho seguito alcun principio di correttezza formale
  • Non è un medicinale, ma usare lo stesso con cautela
  • Tenere lontano dalla portata dei bambocci
  • Sono solo parole, per la miseria!
Sulle libertà
Possiamo fare una dicotomia della libertà? anzi, delle libertà? Una possibile prima distinzione esiste tra libertà possibili ed impossibili. Tra le possibili, ci sono quelle che vanno contro la libertà altrui, ovvero quelle che una società civile dovrebbe negare, e quelle che invece sono legittime. Delle prime, quelle di cui si accetta l'essere privati e quelle che non. E in quelle che non, quelle che si sceglie di prendersi nonostante il divieto, e quelle che non. Tornando al ramo delle libertà legittime, ci sono quelle che ci si prende e quelle che non ci si prende; ed in entrambi questi gruppi, quelle per cui questa scelta è fatta consapevolmente e quelle in cui la scelta è inconsapevole. Tra queste che si prendono o rifiutano consapevolmente, quelle per cui la scelta è fatta autonomamente o quelle per cui si è stati obbligati o influenzati da un elemento esterno. Mi verrebbe da dire che quelle che si prendono o rifiutano inconsapevolmente si possono dividere in due gruppi: inconsapevolezza causata da abitudine oppure da ignoranza, nel senso che non se ne conosce l'esistenza e quindi non è possibile usufruirne. Ma forse tra queste due ultime diramazioni non c'è una vera differenza. Questione di sfumature.

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