20 dicembre 2009

Entra il fragore del tuono, senza bussare

Più ci si avvicina all'orizzonte con lo sguardo, più ci si sente alleggeriti dalla responsabilità. La responsabilità di salire sopra uno sgabello per scrutare più lontano, la responsabilità di sconfiggere la nebbia. Avviene senza che il paesaggio influisca, ma lo stesso ci si aspetta che l'intorno venga annodato da qualche aurora che si muove veloce, o che si apra un sipario lento. C'è spazio per lo scoccare di collisioni. Si percepisce la smania della luce di sgorgare, come la cioccolata nelle fontane delle vetrine, quelle del corso grande. A chiudere la finestra rimane il sapore di una nostalgia, come se si fosse persa l'occasione di imparare a suonare la fisarmonica, e non poter così improvvisare un concertino a solo beneficio della pila di libri sullo scaffale. E quando una scimmietta balla, a chi importa che sia meccanica o meno?

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