Ballata silenziosa alla mia musa
Scrivendo, attraversavo in equilibrio il filo che porta dal passato al futuro, equilibrista senza posa, pagliaccio scevro da ogni grazia. Tu m'attendevi all'arrivo, a braccia conserte, seduta sulla pedana, dondolando i piedi. Chi t'avesse scorta dal basso, intenta in quel mulinare ritmato e sornione, non avrebbe potuto pensarti in alcun'altra attivita' che non intenta nella lettura di storie e racconti d'amore. "Non guardare in basso" mi dicevo. Feci di peggio. Mi voltai indietro, e dondolando la corda in modo imbarazzante, decisi di reciderla con un morso netto. Stupido omaggio. Mi scorgesti che ti volgevo le spalle, e dicesti "Egli vuole tornare indietro". Indignata, raccogliesti il tuo trapezio e saltasti. Sentii dondolare sopra di me queste parole: "Se non vuoi volare, non tendermi la mano. E io non ti afferrero' ". Io precipitavo, senza appigli. E il peso di quelle parole mi tirava ancora piu' per le vesti da buffone, verso una caduta senza rete. Ora sono qui, appeso all'ultimo brandello di filo reciso, che cerco di issarmi di nuovo verso di te. Rimpiango il mio gesto, digrigno i denti. Li voglio spezzare, loro e della loro impazienza la colpa di questo circense incidente. Il rimorso di aver dato per scontati quegli ultimi passi, verso di te, verso di noi, stringe la morsa delle mie dita contro la funesta fune. Ti chiamo a gran voce, continuamente, mentre racconto questa storia al vuoto intorno. Tu mi odi, ma non mi rispondi. Non importa. Cosa voglio, penserai. Quello che desidero e' arrivare in cima, e li' trovarti seduta, intenta a dondolare i piedi, pronta per scrivere un nuovo racconto d'amore.
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