La fatica delle lumache
Giada amava la lettura più di ogni altra cosa. Ma ciò che veramente amava erano i libri. Teneva ai suoi libri con una gelosia innaturale, era incapace di leggerne di prestati o di prestarne a cuor leggero. Li teneva, nella sua biblioteca personale, nell'ordine in cui li aveva letti e non avrebbe potuto fare altrimenti. La storia dei suoi libri era la sua storia. Se la vedevi corrucciata e le chiedevi cosa non andasse, rispondeva: “Non ho tempo per leggere”. Se le chiedevi di uscire: “Non posso, devo finire il libro che sto leggendo”. Non avrebbe mai potuto fermarsi ad acquistare un libro su una bancarella dell'usato, una di quelle che affollavano la piazza sotto casa sua. Diceva: “Come si può abbondare deliberatamente un libro? Se qualcuno se n'è privato, forse non meritano di essere amati da nessuno”. Per me eri uno scontro impari. Come potevo competere con un cuore in frantumi per colpa di un ex e la sicurezza che potevano darti i tuoi cari libri? Sapevo che eri troppo intelligente per credere di poter trovare ogni risposta all'interno di quelle pagine, ma lì passavi il tuo tempo, nonostante tutto. Non dimenticherò mai quella volta, mentre ti riaccompagnavo a casa, che, essendo in silenzio da un po', te ne uscisti così: “Da bambina mi piaceva tantissimo giocare con lumache. Dopo la pioggia, nel giardino a casa di mia nonna, si riempiva. E' stato allora che ho iniziato ad amare i giorni di pioggia. Ho sempre creduto che in realtà le lumache non fossero lente, ma facessero solo molta fatica nel camminare, dovendo strisciare portandosi dietro il peso della propria casa, quello che oggi mi sembra il peso della propria esistenza.” Fu allora che capii cosa c'era in quelle pagine: erano le sole a negare l'idea che l'unica che persona che poteva darti tutto l'amore di cui avevi bisogno era la stessa che tu non volevi, poiché era l'unica a conoscere il dolore della tua mancanza. E m'illusi di essere io.
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1 commento:
io vorrei essere una lumaca così quando esco la sera non devo tornare a casa!
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