Una emozione al cubo. Io sono il cubo. Voglio cadere dentro come la pioggia. Bruciature di freddo sul dorso delle mani bagnate e arrossate. La mia camicia così grunge. Lo sciopero della mia fame. Una casa che poggia al suolo con un lato del suo tetto rosa. Peccato, sembrava Roma. E comunque non è che posso raggiungere la perfezione con frasi sempre più brevi e slegate da qual si voglia contesto, quindi sarebbe il caso di cambiare. Cambiare cosa? Cambiare i piani, perchè se si guarda al passato come ad un maestro, allora si sta seguendo un cattivo maestro. Oggi è meglio di ieri, solo per il fatto di essere oggi. E comunque non posso manifestare il mio disappunto sempre e solo accelerando. Cosa dovrei dire io, poi, che una faccia non ce l'ho? Ti ricordi quella volta che ci siamo infilati in un vicolo di Murano e abbiamo scoperto quella chiesetta? C'era una festa in cui distribuivano a tutti i passanti spumante e salumi... Noi ci siamo intrufolati e abbiamo visto che un pittore esordiente esponeva i suoi quadri. Da quello che ricordo non mi sembra avesse molto talento, eppure tante persone si interessavano a quello che faceva. Chissà qual'è la sua storia. "Deve essere la tua pelle quella in cui sto affondando" - "Deve essere vero perchè adesso posso sentire" - "Tutto è diventato bianco e tutto è grigio".
Il senso di tutto questo lo cerco fuori di qui.
Eppure non mi pare di chiedere tanto.
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