Parte il cronometro.
Frontespizio emo: queste feste mi pigliano malissimo, non le sento affatto. Non le ho mai sentite le feste, ma queste sono da incatenarsi alle rotaie del treno. Mi vado a tumulare nel controsoffitto e ci vediamo il 7 mattina. Portatemi il vitto.
Noi è troppo ambiguo. Potrei star parlando di me e te che mi stai ascoltando, o di me ed un'altra persona, escludendo l'ascoltatore. L'ambiguità alla base di molte canzoni d'amore.
Nonostante tutta la mia rabbia, sono ancora solo un topo in gabbia. Fa rima anche in italiano.
Esercitazioni di scrittura creatina. Il doping delle parole e vincono sempre le stesse storie, come nel calcio vincono sempre le stesse squadre. A nessuno si può negare di sentirsi per un giorno come un novello Hemingway o la reincarnazione di Bukowski, bastasse una sigaretta in una mano e un bicchiere di liquore nell'altra. Perchè l'arte ci eleva al di sopra della nostra miserabile vita e l'artista è il moderno prometeo che ci dona il fuoco a discapito della propria incolumità. Certo.
Non c'è veramente niente da festeggiare, niente da ostentare. Mmmh, lamentoso, sìsì, lamentoso. Depravato, lussurioso, disperato, sporco, voglioso, bastardo, insensibile, picchiatello, rancoroso, banderuola. Sono stanco anche io delle insignificanze che si presentano rumorose come gli eventi che non sono. Col passare del tempo, la realtà percepita non si fa nè più facile nè più difficile, solo sempre più strana. Non vale la pena di fare progetti se non vuoi incontrare ciò che te li farà mettere da parte.
Ancora sempre troppo distanti.
Sono un capo di bestiario.
Stop al cronometro.
Eliminato.
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