07 maggio 2006
La strana ma pur vera sovrapposizione tra saper guidare e conoscere la strada
Eravate uno sciame. Con quelle coperture artificiali a proteggervi le zampe ulteriori, scivolavate sul filo di due lame lungo quel tondeggiante panno bianco. E tutti voi, insettucoli, con lo stesso vettore angolare, le ali accennate e mai dischiuse, perché il contrario avrebbe comportato una violazione del regolamento. I meno temerari di voi, lentamente, percorrevano il tracciato con i tentacolini incollati al bordo di quel vespaio, come ciechi alla ricerca della via del ritorno, o come fosse coperto di miele, che avreste potuto assaggiare con il senso del gusto ancorato al fondo delle vostre pigre zampe. I più disincantati, efebici, sottili, con quell'esile esoscheletro nero, nel mezzo dell'alveare, lì dove il panno è duro e navigabile, lì venivate a tracciare curve: una danza nuova, d'allenamento, una comunicazione priva di verbo, priva di nerbo, fatta di passi, piroette, giri non di parole, osservati speciali dei vecchi insetti istruttori. E poi c'eri tu, la regina degli insetti. Con le tue appena accentuate inflorescenze, il corpo lungo e affusolato, le antenne legate lungo il capo nero con anelli invisibili. Il torso verde d'iridescenza, attiravi su di te l'attenzione dei sudditi, pallidi, imitatori, affaticati. Sapevamo che non avresti perso il tuo equilibrio, e così infatti fu. Volteggi rotatori di velocità mutabile, dipendente dalla tua natura coperta o dischiusa. Io ero fuori, nel giardino dei sedili di plastica, leggevo il mio libro pieno di parole inventate e ogni tanto gettavo lo sguardo incredulo sullo spettacolo invertebrato dominato da te. I miei arti intirizziti e il respiro materializzato in nubicole d'acqueo vapore, presso dissolte. Poi le scale, le porte, l'attesa, altre porte, altre scale, l'ultima porta. E ora sei solo un ricordo, regina degli insetti.
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