Potrei raccontare molte cose.
Potrei raccontare dei pranzi domenicali per festeggiare prime comunioni e come ascoltando la messa mi venisse da ridere, per le baggianate raccontate.
Potrei raccontare come alla sopracitata messa negassi agli altri il mio "segno di pace", suscitando sui loro volti degli sguardi interrogativi.
Potrei raccontare come continuo a violare il codice della strada e a ricevere multe a casa.
Potrei raccontare come trascuro il cuore meccanico della mia auto e la sua estetica, rovinandola forse.
Potrei raccontare come finalmente abbia finito di leggere quel libro di Proust che poi alla fine non era così male, tanto che vorrei sapere come è andata a finire tra Swann e Odette, ma sarebbero altri 6 volumi da leggere e non credo di avere tanta forza spirituale.
Potrei raccontare come il disco dei Moneen sia una di quelle perle che, dopo un periodo di appannamento e silenzio, ti riconciliino con la musica tutta.
Potrei raccontare le urla di dolore di una donna incinta sconosciuta, in una corsia d'ospedale, così viscerale e profondo da farmi gelare il sangue nelle vene (letteralmente: si sente un brivido diffuso su tutto il corpo e lo stesso bruciore/pizzicore di quando si tocca per un periodo prolungato una superficie ghiacciata).
Potrei pure raccontare cosa ci facessi nel dayhospital di ginecologia, ma questo magari un'altra volta.
Potrei raccontare la vera storia del pirata Barbablu, ma non la conosco.
Potrei raccontare l'attesa, l'impazienza, la rassegnazione, la bramosia, l'ingordigia, la stanchezza.
Ma non mi va.
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