26 febbraio 2006
Fermati giovane, hai dimenticato il tuo resto! - Uh?! - Un avverbio!
La chimica è un abbaglio. Generalizzazioni su generalizzazioni, e poi eccezioni come se piovesse. "Chiamatemi fisica grossolana" la si può udire sbraitare alla luna, con voce non troppo convinta. La struttura atomica, che parte da un semplice modello monadico e si avvia verso un futuro sempre più intangibile, nebuloso, metro dei nostri limiti cognitivi. La tavola periodica, moderno ed esoterico giuoco dell'oca. La nomenclatura, più che prassi, vera danza di prefissi, sillabe e suffissi. Metalli, non metalli, metalloidi, gas nobili, ioni, anioni, cationi, ossidi, perossidi, triossidi, idruri, idrossidi, acidi, peracidi, ossocidi, anidridi, sali, aloidi, ossisali. Senza dimenticare le filastrocche della chimica organica. La vita ridotta allo stringersi e al frangersi di legami (forse l'unica cosa sensata ad uscire da questo traballante baraccone). Le esercitazioni di chimica del liceo, una delizia. Equilibrare le reazioni. Io, equilibrista provetto. Togli un atomo di qua, e rispunta di là. La natura sarebbe così prevedibile, sempre pronta a scivolare nella paupertas energetica, a percorerre la via in discesa verso la stasi. E noi testardamente contromano.
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