13 settembre 2006
Contro ikea
In verità non ce l'ho con ikea, visto che non fa nulla di male. E' una società, vende cose che la gente compra: tutto qua. L'invettiva potrebbe partire contro alcune immagini riportate nel loro catalogo, questo sì. Quello che mi perplime non è tanto l'immagine delle persone abitanti le fantomatiche case ikea: tutti puliti, belli ma senza esagerare, vestiti con cura, sorridenti, e quando non sono sorridenti non lo sono per un motivo importante, o stanno lavorando o leggendo. Gli atteggiamenti piuttosto. Gli atteggiamenti di persone e cose. Chi usa un computer portatile è sempre seduto a gambe incrociate sul divano, o steso sul tappeto o sul letto. Roba che a farlo nella realtà verrebbero i crampi dopo 30 secondi, e il letto/tappeto prenderebbe fuoco dopo 2 minuti. Le librerie e le teche di cd e film sono sempre perfette, piene. Scenico, ma nella vita reale la gente legge i libri, li ripone e poi ne compra di nuovi. Quindi la libreria risulta sempre troppo vuota o troppo piena per accogliere nuovi libri. Tutto ha l'aria di essere un punto di arrivo. Il senso del catalogo ikea è suggerire al lettore che una volta ottenuta una casa immagine simile a quella, il compito può essere considerato svolto, non dovranno più pensarci. La mia idea di casa è un po' diversa. Oltre a "posto sufficientemente confortevole nel quale passare la notte" e "ripostiglio delle mie cianfrusaglie", una casa dovrebbe potermi supportare, non stagliarsi come uno scoglio in mezzo al mare. Accogliere la vita che la percorre come un organismo sa accogliere l'ossigeno. Deve respirare. Deve essere sempre troppo piena o troppo vuota. Ha senso?
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