18 aprile 2015

Una volta qui erano tutti archi

Inspirare e fermarsi ad aspettare. Provare a capire l'aria e il sapore dell'aria. I grappoli dentro ai polmoni, la tensione laringea, il petto che vorrebbe esplodere e implodere con un movimento solo. Dentro questi bronchi ci si può inventare una casa, e andare e venire e staccare il telefono. Certo che puoi restare. Mi piaci perché sei una polvere sottilmente. Sulla pelle ci sono i segni della cellulite e della ribellione. Gli oroscopi basati sulle costellazioni di peli incarniti. I tatuaggi in cui dici di non temere la toxoplasmosi. Quello che dentro ti tiene su, mi racconti, potrebbe benissimo essere legno. Che l'albero lo hai guardato bene, senza riuscire a distinguervi. Uno specchio lungo un'altra direttrice, che scambia il dentro col fuori. Tutto questo dopo un sogno in cui eri legno e sotto processo. La sensazione di essere sul banco degli imputati ed essere il banco degli imputati. Io ti ho visto, avevi una gamba fuori dalle coperte. Deve essere stata una semplice distrazione idrogeologica.

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