A volte facciamo innocue concessioni alla lingua anglosassone.
"We came, we played, we drifted away"
E' una prigionia che fa il solletico, tra pezzi di pane nero e sorsate d'acqua torbida. Anche per divenire pazzo ho bisogno di certi rintocchi, di quelli lontani, di quelli che arrivano dal di là del mare; nel frattempo, una piccola scultura. Intaglio e scolpisco, mio proprio ed unico capolavoro. "Ma sono i tuoi denti!". Perfetto, e adesso ogni morso è un filo di dolore che parte dalla base del collo e rincula fino alla schiena ultima. Ogni pasto che mi ha reso più concretamente mortale non sarebbe dovuto passare inosservato, e non oserà più.
Si è fatta ancora una volta viva, quella sensazione. Siamo tutti in piedi, in cerchio. A turno si parla, e ciascuno si sforza di tenere il silenzio fuori dal giro. Il meglio di sè in una circostanza sociale. Circostanza, in cerchio stanti. Una mostra guidata nella brillantezza, le spiritosaggini, quale inoffensiva piacevolezza. Peccato che io me ne stia sopra le nostre teste a spiarci. Ovviamente io non faccio parte di tutto questo. Ovviamente, perchè non posso stare nel cerchio e sopra il cerchio contemporaneamente. E io preferisco che il mio punto di vista se ne vada a fare un giro fuori di me e poi torni a raccontarmi com'è il mondo di lato. Non è come essere l'anello debole di una catena, ma più il dente mancante di un ingranaggio: il meccanismo procede ugualmente, i denti prima e dopo di me sopperiscono alla mia assenza, lo spettacolo non si ferma. Non c'è danno, tranne che nella perduta simmetria radiale. Mi sento in colpa perchè mi sto perdendo qualcosa o perchè non mi importa veramente? Mi basta guardarli in volto, uno ad uno, per avere la stupida certezza di conoscere cosa gli passa per la mente. Vi ho studiato, sapete? Sono stato ciascuno di voi, nei miei sogni forse. Riesco a prevedere le vostre mosse. So su quale piede poggerete il peso del vostro corpo. So chi guarderete quando parlerete di un certo argomento. So come terrete occupate le mani. Più di tutto, conosco i desideri che non avete il coraggio di esprimivermi e l'architettura di bugie che vi imboccate per credere di vivere un'esistenza coerente. Perfettamente conscio che non c'è niente di vero in tutto ciò. Ma questo è il mio castello. L'ho costruito io e saprei resisterci ad un assedio lungo un lustro. Fin nei minimi particolari, progettato per non lasciarmi entrare.
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