Mi piacerebbe sapere come si sposta Alessandro Baricco. Ha una macchina? E che modello? Ha un autista? Si fa accompagnare? Usa l'autobus, o magari va in bicicletta? Prende la metro? Quando si sposta da una città all'altra, viaggia in aereo oppure preferisce il treno? Perchè dal modo in cui racconta le storie si vede che ha un rapporto atipico con le persone. E il modo con cui creiamo relazioni con le persone passa attraverso la gente che incontriamo o con cui veniamo in contatto sui mezzi di locomozione. E io sto ancora cercando di capire se i suoi sono personaggi poetici descritti prosaicamente o l'inverso.
Mi piacerebbe anche vedere come si muove Miss R. Come tiene le spalle quando cammina, insieme alle mani e alla testa. Come guarda gli oggetti e come guarda le persone. Come tiene in mano un bicchiere e lo avvicina alla bocca. Quale strada percorre la sua faccia quando parte da un sorriso e arriva alla maschera della serietà. Quanto dura un suo batter d'occhi. Dove guarda, quando è inquadrata da una telecamera. Se arrossisce. E' un'ossessione passeggera. Completamente asettica. Nessun danno arrecato. Quando gli osservatori rientrano nella casistica della normalità, uno zoo mostra le sbarre come i denti dell'atrocità personificata. Il contrario è il contratto che sono pronto a stipulare per garantire l'incolumità delle mie cavie.
E poi mi piacerebbe perdere la testa. Ridere in faccia al mio ultimo confessore e inginocchiarmi sul legno del patibolo. Ah ci sono agevoli istruzioni: "Infilare la testa nell'apposita fessura". C'è un bambino, tra la folla, che non riesce a tenere gli occhi aperti. La causa è il sole che si riflette accecante sulla lama, mia prossima decapitatrice. E' così bella e pulita e affilata che vien voglia di leccarla o sentirne in filo contro una guancia ispida. Come quella volta, che contro quell'asse da cui spuntavano tre chiodi arrugginiti, spinsi la mano atrocemente e la trapassai e puntualizzai la volontà di dolore e toccai un pensiero intoccabile con un'azione tabù. Eccola, scende. E' gelida ed è solo un attimo. Cade in un cesto e si macchia di sangue arterioso. La grottesca sede del mio Io. Anche se adesso sono un fontanile vandalizzato e arrugginito. Che liberazione. Tutta la vita con questa grumo carnifero che mi pende dal collo e non accenna a guarire. Metastatico, metafisicoideo, metà stitico. La mia impiccagione orizzontale e simbolica. Sotto quest'albero, non cresceranno margherite.
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