Se in una serata all'insegna di piccoli mammiferi suicidi, intime canzoni, del sacro furore linguistico e di buffonerie, riemerge prepotente un brandello di infanzia al limite dei ricordi coscienti, non si puó fingere di non accusare il colpo. Instaurare un rapporto di vera amicizia con il proprio passato già è una impresa al limite del sovraumano, figuriamoci poi dover fare i conti con il passato di qualcun altro. Che non vuole farti entrare nel suo presente. Ed intanto, ad attraversarmi la strada, ci sono solo tanti animali e le loro interpretazioni fiabesche: cani, gatti, ragni, gufi, volpi, pony e pecore che pascolano su distese verdi al limite dell'urbe civilizzata. Continuo anche a sognare il mio mezzo di locomozione ed ogni volta c'è qualcosa che non va a bordo; se non rimango senza benzina in mezzo alla strada, allora sono i freni che non funzionano piú. La compilazione primaverile l'ho prestata, quindi per qualche giorno devo andare avanti a suon di vecchi cd: ieri mattina è toccato ai Blink182 di Dude Ranch, qualcosa di molto più grezzo ed emotivo di quanto ci si possa aspettare da un gruppo del genere.
"Am I
Strung out
Crazy
Or not allowed
To be the one who gets stupid over you
[...]
She doesn't care at all
She doesn't care at all
She doesn't care about those times we never shared at all"
- Blink-182, Enthused
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