24 gennaio 2021

Analfaromeismo

 Il fiume scava per anni un solco lungo il fianco della montagna. Il fiume adesso ha le mani sporche e non ha trovato niente. Un fiume ha questa componente di inevitabile pressione sociale. Io sarei anche acqua che se ne sta qua, ad aspettare, se l’acqua dietro di me non continuasse a spingere. Se tra ‘resistere’ e ‘desistere’ ci fosse più di una lettere di distanza, sarebbe tutto più facile.

Come si sente il parmigiano quando gli si parla di gratitudine.

Non dico che il tempo dovrebbe avere i tasti ben definiti e separati, ma almeno fossero fatti di legni diversi, che indicassero l’appartenenza a certe scale. Solo dopo imparare a suonarlo senza guardare.

29 dicembre 2020

Pasta e breccole

Donami una desinenza arcaica per chi, come me, le cose le porta via.

Io una finestra sul fiume non ce l'ho, ma non mi lamento, perché poi si appannano i vetri. E forse è anche una fortuna, che con i pesanti infissi di oggi rischierei d'affogare.

Evidentemente esiste solo la narrativa. È per questo che riesco a nascondermi così bene.

Per uccidere le mosche è consigliabile scegliere pubblicazioni ben arrotolabili e dal giusto impact factor.

Dopo aver conosciuto la fidanzata, aver paura di incontrare il fidanzante.

Il clima monsonico, dentro la testa, produce la foresta pluviale e si porta dietro tutto il suo bestiario. Tanti richiami, umidità, decomposizioni, invenzioni di tane. Difficile capire dove finiscono gli effetti e dove cominciano i collaterali. Poi però ci sono anche i giorni di taiga, dentro.

Joy division è quello che fa la tapparella con la luce, durante il pomeriggio. L'errore di fare le cover sta nell'usare la carta carina e il nastro adesivo, invece della grattugia.

All'inizio del paragrafo pensavamo di stare seduti su un prato, invece era agromanzia. Il futuro pare si possa leggere solo nelle azioni inutili, senza futuro. Forse per non fare rumore. (Nel futuro ci vive un sacco di gente che c'entra tutta e non c'entra niente, insieme.)

Il parquet si è eccitato.
Persone di carta che danno pugni di carta.
Ci frega la noia comparata.
Con la sola forza del pensiero, cavitare.
Pensavo di dormirti, se sei d'accordo.

01 novembre 2020

Ennuisco

 Il mesodramma è un foglietto pieno di parole irritate, posto tra l'endodramma e l'esodramma. Il mesodramma non implode, né esplode. Il mesodramma non sa dove far rumore. Il mesodramma si allarga e si allarga e diventa calloso. Il mesodramma è l'organo che secerne lo stoicismo.

La notte istantanea è un'invenzione dell'ufficio marketing. Dicono che nessuno ha più voglia di aspettare il tempo che ci mette la notte ad arrivare. Dicono di immaginarci gli scaffali colmi dei recipienti di vetro sagomato in cui metteremo la notte in polvere, che sarà uno spettacolo. Sostengono che tanti saranno disposti a dimenticare l'odore della notte quando arriva, e il rumore della notte quando è pronta, in cambio della comodità di avere la notte subito, anche adesso, anche sotto questo tavolo. Agli altri potremo sempre vendere la notte vera, l'aroma inconfondibile, il piacere della notte di una volta, ovviamente dopo averne maggiorato il prezzo. A coloro che ci accuseranno di vendere notte morta, dovremo rispondere che si tratta solo di animazione sospesa. La nuova notte è innocua e in porzioni per singola persona.

03 ottobre 2020

Qualcosa meno di strapiombo

Ho 11, forse 12 anni. I mie genitori sono seduti davanti, è sera, torniamo a casa. La mia fronte si condensa sul finestrino freddo. Sento le coste del velluto del sedile sotto le dita. Cerco il solito buco per infilarci un'altra volta le dita dentro. Tremo un po', forse l'inverno. La luna e l'orizzonte che ci rincorrono con velocità diverse. Il ritmo dei lampioni che entrano ed escono dall'abitacolo. La forma delle ombre, sul tettuccio, che se ne vanno e che ritornano, pococromatiche. Il ritmo dei ganci del cavalcavia sotto le gomme dell'auto. Non mi accorgo che lì c'è già tutta la musica che ascolterò nei prossimi anni. Io sono lì, per un tempo che non sembra avere una fine. Di notte, mentre sto per addormentarmi e la realtà si sgancia lentamente dal senso della realtà, io sono lì, sono ancora lì. Quando tutto smetterà di essere, io tornerò lì.

14 settembre 2020

Sperando che la notte fonda

 mi piacciono i treni perché sono mezzi di trasporto venosi e mezzi di comunicazione arteriosi

mi ricordo le buste della spesa con le cose sadomaso dentro. erano sgraziate e autentiche, come me. dentro c'era tutto il potenziale carnale dei prodotti per l'ufficio.

e se saltassimo tutte le introduzioni? e se saltassimo le presentazioni? e se saltassimo nei buchi con l'acqua dentro? ma anche la melassa va bene.

l'equazione di stato dei gas perfetti a spiegare la naturale tendenza delle feste a depositarsi lungo le pareti delle stanze. o almeno i discorsi più interessanti.

se non è poi così male, perché assomiglia tanto alla fine dell'estate? per quanto tempo si può essere morti da due giorni?

01 agosto 2020

iconografia dei capezzoli dei santi e delle sante

vorrei avere ora di fronte il suonatore di pianoforte e dirgli che non sa suonare abbastanza debolmente. che per quanto si sforzi, in tutta la sua vita, non avrà mai sufficiente controllo del silenzio. non metterà mai le sue note appena sopra il davanzale dell'udibile, dove ci si affaccia e si cade e quando si arriva in fondo non si sente niente.

mi sono immaginato lo scorrere dello spazzolino sui denti. ero piccolo piccolo e potevo stare dentro una carie. guardavo la grande criniera dello spazzolino premere con forza contro lo smalto e poi scalciare via saliva e brandelli di pasto. faceva un rumore assordante, come una sega che fa fatica dentro al legno. mi e' parso uno spettacolo di alta meteorologia.

nel nostro porno ci sono i termostati e i pluvioscopi, la carne dentro la cerniera dei pantaloni, la pietra pomice strofinata sulla nuca, le suore elisabettiane, le anguille in umido, la cassata mangiata con le mani dal torace, la fenilalanina, gli esponenti del pentapartito che stanno a guardare, l'erogazione ostinata e martellante, la parola bella che sta a vizio dell'ingordo, il ginepraio, gli animali mastodontici adagiati sul tetto o al massimo al piano di sopra, una gran voglia perversa di bucolico, la propaganda emostatica, il vantaggio posizionale, l'asse dell'ascesso, l'un l'altro che ci usiamo come lampade per leggere.

19 luglio 2020

Quella? No, quella è tutta bigotteria

La pioggia sulla spiaggia. Suona poetico, no? Casa tua, invece, è un po' meno poetica. Eppure sono fatte delle stesse cose, casa tua e la pioggia sulla spiaggia. Sabbia, acqua, metallo. Dove è andata a finire la poesia? Forse è colpa del mare, cioè, dell'assenza del mare. Il mare non è poesia, su questo siamo tutti d'accordo. Sarà allora la sua assenza a cancellare la poesia, dove essa è. Se poi la poesia può stare da qualche parte, allora può anche essere portata da qualche altra parte. Allora, io porto i panini e tu porti la poesia. Tu, sì, anche se non ne hai in casa, rimedia. Apri tutti i rubinetti, fa cadere l'acqua sul pavimento, falla penetrare dentro le pareti, lascia che raggiunga l'appartamento del piano di sotto e di tutti i piani che seguono. Falla precipitare fuori dal terrazzo, in strada, sopra la testa dei passanti. Lì, nel freddo dei tuoi piedi, nell'odore di umido e muffa, nel telefono e nel citofono che iniziano a suonare, lì, prendila lì.

25 aprile 2020

Le prossime 700 canzoni d'amore

Mentre tu mi parli, il dietro della mia testa, la mia nuca, si stringe e si allunga. La sento che si piega verso il basso, che pende e tira. Immagino che la pelle tesa del mio volto faccia sembrare i miei occhi più grandi, allucinati. Se provo a girare impercettibilmente il capo sento che il suo peso ha una nuova distribuzione, come dopo che ci si taglia i capelli lasciati crescere per anni. Mi vergogno della mia nuova nuca, deve sembrare un'appendice sconcia, come uno scroto floscio e pendente. Dovrei fare attenzione alle parole che mi stai lanciando addosso, alle lacrime che stanno velando i tuoi occhi, invece tutto ciò cui riesco a pensare è se la parte posteriore della mia testa arriverà a toccare terra, e quando.

25 aprile 2019

conifere

spettinare è un verbo famelicamente transitivo. vuole sempre qualcuno sotto. asimmetricamente, essere spettinato vive benissimo senza un complemento di causa efficiente. chi ti ha spettinato? il vento, la notte, lo spostamento d'aria causato dall'arte, un cliché a 220V, un severamente vietato sporgersi dal finestrino, la protesta, una zia, un numero dispari di colpi di spazzola, la discesa nell'atmosfera, le chiavi del terrazzo le tiene Colasanti interno 11, un letto inesplorato, la strada del ritorno, il lato passeggero, chiudi che fa corrente, piazza san marco, la bomba, certe mucche. potrebbe essere stato chiunque. un rimpianto qualunque.

31 luglio 2016

respira col caso

Tu mi parli come se lavarsi la faccia fosse facile. Come se non richiedesse chiudere gli occhi. Come se non fosse una prova costante di futile fiducia incondizionata. Come se non importasse niente e non fosse veramente importante. Come se non ci fosse questo incontro, a metà strada, con la schiena piegata, in campo neutro. Come se viso aperto volesse dire qualcosa. Come se non ci scansassimo entrambi. Noi tagliamo il mare a metà. Ci consoliamo con le goccioline. Rarefacciamo la turbolenza intrinseca del getto. Noi e disinvoltura, postulando sia dominabile.

01 febbraio 2016

torcicollo prima di te

A un'altra età, durante un'altra mattinata, non me ne sarei nemmeno accorto. O forse lo avrei visto, e non sarebbe stato null'altro che quello che è. Due spazzolini, dentro il loro bicchiere trasparente, nel mobile del bagno. Uno di fronte all'altro, poggiati sui bordi opposti del bicchiere, mostrandosi l'un l'altro il volto delle spazzole. Ora sono uno stemma araldico, come due spade incrociate che simboleggiavano battaglie combattute e dimenticate, e che ora non sono null'altro che quello che sono. Non c'è volontà di nobiltà, ma di un vessillo da tendere avanti a sé, piuttosto che da seguire. L'identità non è meno fragile, meno potente, meno arbitraria di un simbolo. Richiudo il mobile del bagno, fuori dello sportello c'è uno specchio. C'è riflesso un pezzo del mio volto, che non porta alcuna espressione.

28 dicembre 2015

seguendo, più o meno, esempi familiari

Io la strada l'ho percorsa ogni singola volta. Il dubbio che sia lei ad aver imparato a memoria me. C'è un difetto di continuità, come la faglia tra star ancora dormendo e star finendo il caffè. Una volta, su questa strada, mi si è gonfiata la lingua a tal punto da non riuscire più a stare in silenzio. Oppure quella volta che ho imparato che si può scivolare sull'acqua ed è stato un momento con la paura, ma no, la paura è una parola e quella cosa lì non era una parola. Io volevo guardarmi le mani e non vedere le mani e non vedere nemmeno dietro le mani e nemmeno il mondo dietro il dietro delle mani. Le mani come un posto in cui cadere attraverso e ascoltare buona musica. Spero solo di arrivare presto, che mentre sei seduta sul sedile posteriore a me preme ancora la lingua contro i denti e tutta questa strada è come se me la fossi ingoiata, piegata come una coperta mal riposta, si è presa dello spazio dentro, un altro organo con cui fare i conti durante le accelerazioni e queste luci, insopportabili queste luci, scaricato e ricaricato ogni dieci metri, magari tu ci vedi la poesia di un viaggio notturno in macchina di riflessi e luce gialla, ma ti sfugge l'urgenza di questi vestiti gelidi di sudore, non senti la metrica della mia lingua pulsante, gonfia di sangue e di mancanza di fiato, piena di respirare col naso, finché c'è spazio, una fessura per l'aria, finché il ronzio nelle orecchie trabocchi in un non vedo più. Ti prego rimani seduta dietro, che io non posso addormentarmi con te che galleggi là dietro. Distraimi, dimmi nuovi nomi per vecchi peccati. Raccontami di orbite non convenzionali e convenzioni non orbitali. Annoiami fino a salvarmi la vita. Forse tutto questo comincia a piacermi, forse è asfissia erotica.

01 novembre 2015

Esceîneuse

Su una sedia di legno, mangio una noce come un cretino, mi fa male la schiena, ma decido di non dirlo a nessuno, non ho niente da scambiare tantomeno parole, non ho pensieri per dio, è passato forse troppo tempo dall'ultima volta che ho sentito l'urgenza di orinare, potrei separarmi da questa sedia adesso e forse sarebbe il momento più giusto, guardare così avanti e così indietro nel tempo è un lusso che bisogna potersi permettere, io non so più che forma abbia la mia disciplina, volare non mi fa paura a meno che non stia in piedi ad aspettarmi sulla porta, i poster attaccati con la colla fanno le orecchie e mi viene voglia di tirarle, mi piacerebbe sapere chi si è inventato la parola santo, vorrei essere arguto ma sono sempre seduto qui su questo legno e l'arguzia credo stia nel ripiano alto forse mi dovrei alzare, non puoi scrivere how to disappear completely come se fosse un desiderio ed essere famoso e sbatterla in faccia al mondo intero, io qualcosa la scrivo ma ho mai asserito è una domanda, il richiamo accorato della femmina di fotocopiatrice, mi tocco la testa i capelli sono bagnati, tocco la gamba della sedia il legno ha un calore che non è mai grigio ma sempre un po' colorato penso a chi la piallò che forse voleva rasarla come fosse un giardino o un animale vivo ha le gambe dopo tutto potrebbe galoppare, non ricordo se ti ho salutato quando tu mi hai salutato od ho solo immaginato di farlo quando ci rincontreremo te lo chiederò e ti porgerò le mie scuse, ho delle idee che sono un grande edificio detto in senso dispregiativo, piccoli respiri applicabili ai dubbi e all'arte, posso avvolgere la mia gamba intorno alla gamba della sedia, posso mettere una bilancia sotto ciascuna delle gambe della sedia, posso stare qui e affannarmi, posso stare qui e affittarmi, una femmina - uova fritte - la gauche - crisantemi - carrellata d'immagine - desiderio macchiato espresso - mucillagine - antalgia canaglia - vienimi sopra - la scapolomimica da impazzire, quella tua maglietta darwinista, il tutorial per combattere aracne, dal tabulato telefonico risulta che noi, tornare indietro alla felicità e pensare a dove erano i piedi in quel momento, chissà se si può stare su di una sedia a scrocco, la chimica che provoca allucinazioni ti gratti la pelle fino a quando non rimanete che tu e il dipartimento per lo sviluppo delle infrastrutture e la manutenzione urbana, ci sono motivi geometrici per intervenire e motivi floreali per restare ad ascoltare, ti sfido a parlare di simbologia e non tirare fuori nemmeno un serpente ti sfido, stare seduti su una sedia è un fatto normale senza titolo si solleva il diaframma ma poi scende niente allergie niente convulsioni forse dà un po' fastidio la nuca e non sai veramente cosa fare con le braccia magari abbandonate lungo i fianchi e probabilmente ci vorrebbe anche un cuscino basterebbe uno di quelli sottili quelli che ci sono a casa di zia in cucina a casa di tutte le zie in tutte le cucine sanno di fritto e di persone anziane, sono seduto su una sedia di legno fa teatro.

14 settembre 2015

Volevo essere il mio ghost writer

Io m'anguo, tu t'angui, egli.
Non so disegnare neanche vetri rotti sulla sabbia.
Certi pensieri, impiattati su un boschetto di rucola.
Certi pensieri, a fragor di logica.
Certi pensieri, che non ho più diciottempo.
Credevo fossimo felici, invece avevamo le braccia alzate per tenere aperta la saracinesca.
Non tengo un diario dei sogni, perché una mappa dei nei fa paura due volte.

22 agosto 2015

Si prega di arrendere

Ci mettevamo alla finestra a evaporare. Facevamo piani per sembrare sorpresi. Non tiravamo mai fuori la mappa, perché non andavamo mai da nessuna parte, ma non stavamo fermi mai. Con i fili strappati dai vestiti legavamo piccoli cappi, sognando microscopiche impiccagioni, il sangue che non arriva alla punta delle dita, le miniature del presepe che fanno bondage. Volevamo la rivoluzione così forte che dopo viene la nausea. Sbagliavamo, sbagliavamo così tanto che c'eravamo convinti che, togliendo lettere dalla fine delle parole, avremmo potuto volare. Dibattevamo sull'ordine di apparizione dei colori; tu insistevi che fosse comparso per primo il grigio, ma solo perché ti piaceva il té. Avremmo scambiato la pelle con qualcosa che a questo punto me la compro nuova. Rinvenivamo antiche iscrizioni in luoghi inaspettati, come il primo pomeriggio. Inarcavamo. Eravamo ogni singola parola, e non ci sopravviveva niente.

Così, fatto per giogo

L'innocente elefante crede che l'amore possa trovarsi ovunque. L'innocente elefante ogni giorno guarda sotto i sassi. L'innocente elefante ti chiede sempre qualcosa in più e ti fa sentire a disagio. L'innocente elefante rivolto a te: "non ti preoccupare". L'innocente elefante crede chi tu gli appartenga. L'innocente elefante ti prende la mano e se la mette sul cuore, poi ti dice: "conta". L'innocente elefante ti chiede: "ma io ti amo?". L'innocente elefante non ti spezzerà il cuore, lo lascerà solo chiuso dall'interno. All'innocente elefante a volte s'addormenta la proboscide.

07 luglio 2015

Un chiasmo allo stomaco

La nostalgia dei pipistrelli, io l'ho già.

vicenda prima - Era in trappola: lo costringevano a desiderare, e tutto ciò che riusciva a formulare era la voglia di stelle cadenti.

vicenda seconda - Se ne andò, e lasciò al suo posto un'edizione speciale della Settimana Enigmistica. Nessuno, per lungo tempo, si accorse della differenza.

vicenda terza - Dopo la sua morte allestirono una mostra con oltre 100 delle sue parole. Alcune inedite, molte provenienti da collezioni private.

Nel bazaar si può comprare di tutto. C'è un uomo, con il suo tappeto, che vende oggetti per meravigliare i bambini. Vende quello che uomini e donne acquistano per fare una sorpresa ai propri figli, o per portare un dono ai figli di amici lontani. L'articolo più ambito è il cielo da stellare. I bambini possono divertirsi a stellarlo stando dentro le righe tratteggiate o uscendo liberamente dal tracciato; alcuni seguono minuziosamente le istruzioni, altri inventano stellazioni surreali e impossibili. Per i bambini più piccoli si possono prendere i cieli già stellati. I grandi glieli illustrano ad alta voce, ne reinventano lo svolgimento, indicano con il dito dove si snoda la storia. A volte fanno anche le voci.

Il lettino disabbronzante che ti succhia fuori l'estate.

Se valgono i personaggi di fantasia, allora anche una perversione può essere una figura alla quale ispirarsi.

E' noto a pochi che, nei suoi anni giovanili, il famoso compositore Arnold Schoenberg si sia dedicato anche a generi musicali più popolari. In particolare, durante l'estate dei suoi ventisei anni, scrisse un brano che spopolò nelle sale da ballo. Ancora oggi è possibile sentir passare in radio quella canzone, il SuperDodecafone.

La missiva noiosa: un epistolotto.

L'etica lavoratrice protestante di Martin Luther King: I have a dremel.

Così affascinante, distesa al sole: eri la lucertola dei miei occhi.

Di tanto in tanto mi allungo per toccare le cose che non ci sono. E ci riesco.

Se l'insieme di quello che ricordiamo è un campo vettoriale, alcune forme di follia, oltre che certi sentimenti, devono assomigliare a curve chiuse. Così possiamo usare il teorema di Kelvin-Stokes per misurare quanto ci è girata la testa.

Il mio naso va a sbattere contro il tuo. Ci si appoggia da un lato, troppa foga. Si ritira e lo attacca sul fianco opposto. E' un moto di rivoluzione che bilancia altre rotazioni, altri mulinelli. E' una scherma e uno scherno. Sono le nostre proboscillazioni.

Eravamo più semplici di così, e le nostre parole erano rametti. Li sfrondavamo delle foglie più grandi per farne una confusione tagliente tra nerbo e verbo. Li spezzavamo in rametti più piccoli, in modo che potessero stare dentro una mano chiusa.

09 giugno 2015

Octapnea

come una casa di legno, paglia e carta di riso, il 5 agosto 1945
l'orlo della cravatta che spunta dalle caviglie
la prima volta che inviti un ragno a camminarti sul braccio e sono le gocce d'acqua rimaste, dopo la pioggia, appese a un cavo dell'alta tensione
togliere i fiori dai cannoni, scegliere quelli con il maggior potere calorifico, prendere l'arte floreale e metterla dentro le molotov.
ci distinguono i centimetri d'acqua che sono sufficienti a farci annegare
la potenza del tuo messaggio è inversamente proporzionale al numero di magliette su cui compare
io sono il furto e tu sei la finta telecamera che lo riprende, divisi dalla tua luce rossa.
l'emersione dell'idea di leccare la testa di Charlize Theron sporca di grasso e olio per motori
le linee di prospettiva, quelle che irradiano dal punto di fuga, lì proprio davanti al tuo naso, si richiudono dietro la tua testa. non te lo dice nessuno.

vorrei essere uno di quei robot per le operazioni chirurgiche, con decine di bracci, coperto di plastica monouso e metallo, con un ago lungo e affilato e sterilizzato a ciascuna estremità, di quelli che ti entrano dentro il corpo e si muovono come un'infestazione di parassiti. e baciarti.
come uno di quei test per scoprire il daltonismo, ma scolpito nei tuoi peli pubici

fluido cerebrospinale usato come lubrificante. la pornografia fatta con le grazie delle parole sottocutanee. l'aratura meccanica dell'endometrio. le solfatare nelle reni che non trovano sfiato. l'eterozigosi del colpito e del colpevole. dichiararsi con un cablogramma tendineo. lasciare al tempo i segni dell'addosso.

01 maggio 2015

Divenergenza

Fare snorkeling appena sotto la superficie di Dio
Neurogonia passeggiando nel gelseto
Chini sulla cruda terra a piantare plug anali
Eterosessualità proiettiva, o del fraseggio a centrocampo
Un intero phylum si mette insieme per trovare i soldi
Gli occhi solo attraverso lo specchio, per evitare paradossi
L'agenzia immobiliare che affitta i tuoi sogni
Il movimento per occupare il vento
Lo strano cucchiaio semisferico del gelataio, per solo un assaggio di cervello
Ti assicuro che, dall'ultima volta che ci siamo visti, sono fermentato
Se solo tu potessi sentire la potenza del mio arrugginire
La mia voglia di ossidarti addosso
I gesti osceni messi ad asciugare sotto la lingua
E tutte le cose incostituzionali che vorrei farti

26 aprile 2015

reductio ad libitum

Il brusio è una piscina che si riempie di spugnette in lana d'acciaio. Il brusio sale e le pagliuzze di metallo s'accomodano, sotto il proprio peso, addosso a. La spinta d'Archimede sotto forma di sanguinaccio che s'arrampica dalle caviglie. Il brusio è il precursore del diavolio e, per ragioni teologiche, ha una verso preferenziale. In mezzo a questo, le nostre conversazioni, misurate in vasche.