Nil ha questo pensiero martellante, di andare sottoterra a cucinare. Anche non possedendo alcuna nozione pratica di cucina, se ne sente attratto irrimediabilmente. Sente che più andrà in profondità, più ne verrà fuori un pranzetto succulento. Se ne avesse la possibilità, continuerebbe a scendere e scavare. Fino a quando la temperatura si fa insopportabile. Fino ad avere occhi inutili. Fino a dove lo spazio e l'umidità non chiedono più il permesso per soffocarti. Tirerebbe fuori il suo fornello da campo e strisce di pancetta dalla giubba. Gratterebbe pepe e sale dal fondo delle tasche. Strizzerebbe fuori l'olio dal suo fazzoletto di stoffa. Nil annuserebbe poi le pareti di pietra, e avrebbe un capogiro.
Di come viene trattato Nil non è necessario parlare, ma a lui viene sempre dato il beneficio della carta.
Nil vorrebbe che tu lo guardassi da vicino un albero, una volta tanto. Con tuoi i capelli a fare concorrenza alle foglie, per la sua attenzione. Vorrebbe che gli lasciassi togliere le grandi parole rosse, dai tuo capelli. Nil sarebbe anche disposto a tagliare via dal vetro tutte le grandi parole, tutte quelle che sarebbe possibile spalmarci sopra con le dita. Nil ti guarda e non capisce perché le sottili circonferenze rosa che si irradiano dal tuo profilo sono interrotte dal lampo del tuo primo piano. Nil vorrebbe che tu non t'incollerissi, quando lui scambia la tua faccia per un microhabitat e il suo trucco per il suo microclima. Nil cerca sempre un posto dove ripararsi, quando fuori fa tanto freddo che anche la geometria s'incrina.
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