Lo sguardo è un rituale occluso.
I castelli hanno i merli per incastrarsi con altri castelli, in aria, rovesciati.
Jazz e scherma nell'atmosferico, tuono e fulmine. Improv e affondo. Quanto è distante, dove è caduto.
Le buone maniere sono azioni distruttive, buchi nella vena del fare.
I ricordi sono la rateizzazione del tempo, con interessi da usura.
E che ci facciamo col cambiamento? La birra! E il vino. E un po' tutto quello che fermenta.
De l'oppiaceo piacerci.
Passare la lingua su rientranze salate. Addolcimento dei seni. Voglie marsupiali.
Bollire il latte, per prudenza. Distillare l'acqua, per prudenza. Cuocere la carne, per prudenza. Prendere fuoco è una saggia scelta.
Svogliate ribellioni esotermiche. Provare ad immaginare la chimica senza antropomorfizzazione.
Inseguimento sanguinolento tra orgoglio e fame.
L'odiato migliore. L'odiato con le spaccature dei denti, l'odiato con le matite più H, l'odiato con le scopate più livorose. L'odiato con i nomi dei muscoli, l'odiato con la nomeclatura topologica dei dolori, l'odiato con il filo spinato per suturare. L'odiato con il piccone simbolico di classe, l'odiato con l'alzo zero, l'odiato col sangue marrone gastrico. L'odiato con le donnine con la febbriciattola patrizia, l'odiato con l'attività microsismica dell'autocommiserazione, l'odiato con il saccarosio scambiato per felicità. L'odiato affamante.
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