Najla siede nel parco. Tiene aperto davanti a sé "Le dodici sedie", forse legge. Intorno a lei si muovono bambini contenti di non sentirsi diversi. Sollevano polvere e rumori, che si infilano nella piega tra le pagine e graffiano la lettura. Settembre muore. Lei potrebbe dimenticarsi del tempo, se non fosse per quelle ciocche di capelli neri, che non smettono di divincolarlesi fin sotto gli occhi, e l'arrivo impacciato del sole, che la costringe a cambiare di posto, sotto ombre nuove.
Najla si perde distratta in sovrappensieri che non sono i suoi. Osserva chi si perde nella lettura, chi è solo, chi cerca sguardi di complicità isterica o metafisica. Sono come me. Non sono come me. Non sai mentire. Veste asimmetrica e senza cura, ricorda una calla. Alza e abbassa gli occhi, attende che non ci siano più occhi da guardare; un vezzo, riflesso di tempi più timidi.
Lui compare da nessun dove e le si siede accanto.
- Siediti pure, eh!
Vorrebbe spaventarlo e farlo scappare.
- Ciao
Non si dimostra affatto intimorito. Resta.
- Ciao
- Non c'è nulla di male in quello che sto facendo
- Perché, che cosa stai facendo?
- Attaccare bottone, intendo. Sarebbe sbagliato se la mia intenzione fosse quella di apparirti amichevole per ottenere qualcosa e poi portartela via, ma non è questo il caso. Non ci sono secondi fini, o ci sono solo secondi fini, dipende da come vuoi vederla. Dirai, come posso crederti? Il fatto è che non devi credermi, finché non ci sono limiti da oltrepassare. Comunque non ho intenzione di giocare con carte che non sono in tavola, conoscerai sempre tutto. Anche se definirlo gioco non lo trovo corretto. Sono abbastanza sicuro, però, che né la tua né la mia morale verranno messe in discussione
- Chi sei tu? Cosa vuoi da me?
- Per quel che conta, puoi chiamarmi Sinbad il marinaio. Oppure, se ti sembra ridicolo...
- Mi sembra molto ridicolo
- ...va bene anche Gregor. Aspetta ho una cosa per te
Si alza e si sfila da una tasca un foglio di carta piegato in quattro parti. Glielo porge.
- Ti ho fatto un ritratto
Najla prende il foglio, lo apre, lo squadra per qualche secondo.
- Non mi assomiglia molto. E poi questa ragazza porta gli occhiali scuri. Io non ne porto.
- Quando l'ho fatto non ti avevo ancora mai vista. Ho fatto del mio meglio.
Non sa se ridere o aver paura. Considera l'ipotesi di alzarsi e senza dire una parola, allontanarsi. Lui, mentre si risiede, continua:
- Il fatto è che ho un problema. C'è una lei, colpevole di seduzione con scasso, una lei con cui non posso parlare. Lei è la modella inconsapevole di un pittore che continua, senza saperlo, a dipingere solo lei. E io non so come... Lei non c'è, ma ci sei tu. Il favore che ti chiedo è di starmi ad ascoltare e io parlerò con te e sarà come se parlassi a lei. In cambio ti regalerò quel ritratto e potrai chiedermi un favore anche tu
- Sì. Cosa devi dirle? Dirmi?
- Ecco... io sono il venditore di palloncini sul luogo della catastrofe. Se una cattiva idea la si riconosce dalla tenacia con cui la si perseguita, io sono l'inquisizione spagnola. Ogni sistema in natura è destinato a diventare più grande, più complesso, più dipendente. Ergo, inevitabile è il raggiungimento di un livello critico, sia esso nel sistema stesso o nei sistemi periferici, dopo il quale resti l'estinzione come unico orizzonte possibile. Vorrei che prendessi in considerazione l'idea di diventare sistema insieme e condividere le nostre estinzioni come una. Prenditi pure il tuo tempo, se serve a farti prendere anche il mio. Sai quanti paesaggi identici sono in grado di sopportare per arrivare fin lì? Quanti divieti e segnali di pericolo e intimidazioni a rispettare i limiti sono in grado di ignorare? Dimentica il fatto che nella mia testa continuino ad essere evocati disastri o i peggiori scenari possibili: sono dilettantismi di autodifesa. Lo so che non ti piace sentirtelo dire, ma quantificare è il segreto e la fine del segreto. Che chi dice che nei numeri non c'è l'essenza delle cose, non conosce i numeri o non conosce l'essenza delle cose. Se in quello che dico, in quello che voglio dimostrare o in quello che credo di sentire c'è qualcosa che i numeri non possano significare, allora troverai che nascosti tra noi ci sono i numeri più grandi che chiunque abbia mai provato a contare
- E' una cosa molto bella da dire
- E' una cosa molto stupida da dire
Najla e lo sconosciuto restano in silenzio a guardare le proprie ombre crescere molte volte più alte di loro. Piccole lampadine si accendono tra i rami bassi degli alberi, rosse di sudore ed estate. Quando il buio scende, il parco è già scomparso.
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