Dagli atti degli Apostati
-Vangeli Ippogrifi
Mentre Gesù attraversava il fiume, la barca che portava Gesù attraversava il fiume. Giunto sulla riva opposta a quella cui era giunto, gli portarono un infermo. Gesù disse: "Riportatelo indietro". L'infermo rosicò. Gesù disse: "Portatemi un muto". I discepoli gli portarono un muto, ma rosicarono, perchè il muto poteva camminare sulle sue gambe. Il muto disse: "Signore, io sono il muto che stavi cercando". Gesù rispose: "Non è vero". Il muto ribattè: "Sì". Gesù insistette "No". Il muto rimase in silenzio. Gesù non rispose e si mise a scrivere in terra con un dito. I discepoli chiesero: "Gesù, dacci una prova della grandezza del Signore". Gesù fece finta di non aver sentito. Gesù vide che erano molto malati. Mentre diceva loro queste cose, la donna guarì. Tutti si chiesero da dove fosse giunta quella donna. Gesù le disse "Seguimi", e la donna lo seguì. Pietro le disse "Seguimi, e la donna lo seguì. Matteo le disse "Seguimi", e la donna lo seguì. Anche il muto le disse "Seguimi", e la donna lo seguì. E se ne sparse la fama in tutta quella regione.
28 maggio 2007
27 maggio 2007
Divento silenzio
Ora che sono una persona qualsiasi. Cerco un film, la scena di un film, una inquadratura per metà bianca e per metà nera, una frase nella scena di un film che mi salvi, che da quel momento non è più stata la stessa cosa. Another line without a hook, un'altra serratura alla quale appoggiare l'occhio destro e nella quale sorprendermi a spiare me stesso. Non è un trucco da risolversi con un semplice specchio. Poi c'è questo uomo, in giacca grigia e cravatta rossa, che se ne sta come morto sul marciapiede. Gli occhi aperti senza incrociare lo sguardo di nessuno, probabilmente aspetta che qualcuno tracci con un gesso la sua sagoma sull'asfalto. Una volta che sarà circoscritto nei suoi nuovi confini, se ne potrà anche andare. Ci sarà sempre una mappa che parlerà al posto suo. Intanto passano anche quattro suore in fila indiana, la seconda alza lo sguardo in questa direzione. Sopra lo sguardo, alza anche un sopracciglio, ma con una incredulità che mi passa sopra la testa sibilante come un proiettile, mi supera, destinata ad un punto fuori me, oltre me.
Al posto del cuore ho una mela verde. Non il cuore metafisico delle sentimenta, ma il pugno rosso di carne sul banco del macellaio. Invece che succhiare e soffiare via sangue, trema di luce in una direzione alla volta, come un faro, come la spirale di scale contro la parete interna del faro, per arrivare in cima.
... e accidenti ai lati opposti di un tavolo troppo grande.
Loro vedono che ci salutiamo, semplicemente.
Magari con un gesto tra le mani.
Non si accorgono che siamo lassù, in alto.
Che da così lontano tutto appare perfetto.
Non te lo chiedi neanche come è possibile,
che due forme possano allinearsi così semplicemente.
Un puzzle risolto in ogni suo pezzo.
Bastano gli occhi che si corrispondono.
Semplice quello che non è stato semplice mai, prima.
Al posto del cuore ho una mela verde. Non il cuore metafisico delle sentimenta, ma il pugno rosso di carne sul banco del macellaio. Invece che succhiare e soffiare via sangue, trema di luce in una direzione alla volta, come un faro, come la spirale di scale contro la parete interna del faro, per arrivare in cima.
... e accidenti ai lati opposti di un tavolo troppo grande.
Loro vedono che ci salutiamo, semplicemente.
Magari con un gesto tra le mani.
Non si accorgono che siamo lassù, in alto.
Che da così lontano tutto appare perfetto.
Non te lo chiedi neanche come è possibile,
che due forme possano allinearsi così semplicemente.
Un puzzle risolto in ogni suo pezzo.
Bastano gli occhi che si corrispondono.
Semplice quello che non è stato semplice mai, prima.
23 maggio 2007
Di quando Amore divenne un avverbio
Nel mondo c'è la tribù di chi mette gli Afterhours in un posto speciale, in un recinto separato da tutte le altre band. Io sento di farne parte: ogni canzone degli after è un sentimento nuovo che, prima di ascoltarla, non sapevo di poter provare. Dopo -after- averla sentita, posso amare qualcuno anche di quella canzone.
Guidava con una sola mano sul volante, il gomito appoggiato contro la portiera della macchina. L'altra mano la teneva molle sopra la gamba destra, pronta ad impugnare la leva del cambio quando ce ne fosse stato bisogno. Da quando aveva preso la patente, l'unica disattenzione alla guida gli era costata il primo e l'unico incidente. Roba da poco, ma non poteva più dirsi immacolato. Adesso si era imposto di non lasciare mai la strada con lo sguardo, e questo era diventato l'unico modo in cui sapeva guidare. Ora che aveva accanto lei, lei che gli parlava, doverle rispondere senza poterla guardare negli occhi gli sembrava un immenso minuscolo tradimento; Di tutte le cose di cui si sarebbe potuto vergognare, questa era per lui la più importante.
Nuvolette di polvere e stelle disegnate male e soli e pianeti ingioiellati. Spaccature nel tessuto con cui è stato ricamato il cielo. Capricci di uomini avvolti come rotelle di liquirizia. Massi in caduta libera verso il fondo del canyon, faranno tremare la terra, vivono per sempre, su nel cielo, colombe supersoniche, ti tirano giù ti tirano giù abbassati! Mi fermo per una sigaretta ed un bicchierino, stasera a casa di Digsy, ci invita sempre tutti a cena, scivoliamo via, sposati con prole.
Il meglio deve sempre ancora venire.
La saggezza dello stilita riassunta nel suo rifiuto di scendere, ogni giorno tagliava un millimetro dal perimetro delle foglie della sua pianta di fiori preferita, sperando di farne un giorno un monumentale bonsai, non sapeva che non sarebbe mai cresciuto un albero. Lei invece sì, sarebbe presto diventata un albero, con le foglie rosse e le radici verdi e le unghie ben piantate nella terra, l'unico posto in cui le lucertole verranno a stemperare il loro sangue. "Se vuoi passare la tua esistenza a battere i tasti..." si sentiva dire mentre stringeva le lame delle cesoie intorno alle proprie dita, nel punto esatto in cui avrebbe dovuto indossare l'anello di fidanzamento di qualcun altro, certamente. Bevo solo succo di arancia e spero non ci sia nessun gatto a guardarmi in questo momento. Temo il gatto che sa capovolgersi in aria e non mostra il bianco degli occhi. Oh, stai zitta! 10.000 ahia, ti canteremo canzoni con intervalli di terza minore. Non ti faranno felice non ti faranno triste non ti faranno male non ti faranno niente non ti daranno da mangiare non ti daranno in pasto ai leoni non ti daranno sollievo non ti tireranno le pietre, a meno che tu non sia innocente. Dio ci riempiva le reti da pesca ed indirettamente approvava il nostro non essere vegetariani. L'ironia è che tutte le volte che vuole farsi un buco in testa, sul tavolo davanti a sè non ha che pistole cariche. Se solo tu sapessi dimostrare teoremi di logica con la stessa abilità con cui sai abbinare le scarpe al colore dei tuoi occhi. Ogni volta che penso a qualche frase d'amore da dirti, lo faccio in inglese e così posso spiegarti tutto e non sentirmi banale. Pare che il mondo vada a fuoco e io ci sto nuotando dentro.
Guidava con una sola mano sul volante, il gomito appoggiato contro la portiera della macchina. L'altra mano la teneva molle sopra la gamba destra, pronta ad impugnare la leva del cambio quando ce ne fosse stato bisogno. Da quando aveva preso la patente, l'unica disattenzione alla guida gli era costata il primo e l'unico incidente. Roba da poco, ma non poteva più dirsi immacolato. Adesso si era imposto di non lasciare mai la strada con lo sguardo, e questo era diventato l'unico modo in cui sapeva guidare. Ora che aveva accanto lei, lei che gli parlava, doverle rispondere senza poterla guardare negli occhi gli sembrava un immenso minuscolo tradimento; Di tutte le cose di cui si sarebbe potuto vergognare, questa era per lui la più importante.
Nuvolette di polvere e stelle disegnate male e soli e pianeti ingioiellati. Spaccature nel tessuto con cui è stato ricamato il cielo. Capricci di uomini avvolti come rotelle di liquirizia. Massi in caduta libera verso il fondo del canyon, faranno tremare la terra, vivono per sempre, su nel cielo, colombe supersoniche, ti tirano giù ti tirano giù abbassati! Mi fermo per una sigaretta ed un bicchierino, stasera a casa di Digsy, ci invita sempre tutti a cena, scivoliamo via, sposati con prole.
Il meglio deve sempre ancora venire.
La saggezza dello stilita riassunta nel suo rifiuto di scendere, ogni giorno tagliava un millimetro dal perimetro delle foglie della sua pianta di fiori preferita, sperando di farne un giorno un monumentale bonsai, non sapeva che non sarebbe mai cresciuto un albero. Lei invece sì, sarebbe presto diventata un albero, con le foglie rosse e le radici verdi e le unghie ben piantate nella terra, l'unico posto in cui le lucertole verranno a stemperare il loro sangue. "Se vuoi passare la tua esistenza a battere i tasti..." si sentiva dire mentre stringeva le lame delle cesoie intorno alle proprie dita, nel punto esatto in cui avrebbe dovuto indossare l'anello di fidanzamento di qualcun altro, certamente. Bevo solo succo di arancia e spero non ci sia nessun gatto a guardarmi in questo momento. Temo il gatto che sa capovolgersi in aria e non mostra il bianco degli occhi. Oh, stai zitta! 10.000 ahia, ti canteremo canzoni con intervalli di terza minore. Non ti faranno felice non ti faranno triste non ti faranno male non ti faranno niente non ti daranno da mangiare non ti daranno in pasto ai leoni non ti daranno sollievo non ti tireranno le pietre, a meno che tu non sia innocente. Dio ci riempiva le reti da pesca ed indirettamente approvava il nostro non essere vegetariani. L'ironia è che tutte le volte che vuole farsi un buco in testa, sul tavolo davanti a sè non ha che pistole cariche. Se solo tu sapessi dimostrare teoremi di logica con la stessa abilità con cui sai abbinare le scarpe al colore dei tuoi occhi. Ogni volta che penso a qualche frase d'amore da dirti, lo faccio in inglese e così posso spiegarti tutto e non sentirmi banale. Pare che il mondo vada a fuoco e io ci sto nuotando dentro.
16 maggio 2007
Eziologia di un rapimento: con più rabbia, meno cacao e mammiferi di piccola taglia
L'aleggiare è uguale per tutti.
Andare a cavallo mascherati, ovvero l'anonima equestri.
Aveva una fame tale che, dopo aver divorato la forma di parmigiano, si mangiò anche la sostanza.
Allenamento: esercitarsi giornalmente alla perdita dell'autocontrollo.
In mancanza di qualcosa di meglio della giovinezza.
Sempre nello stesso angolo della piazza grande, Ludovico McCarthy fa il venditore di sigarette, senza clamore. Ha i capelli bianchi, è taciturno, è un emigrante di ritorno. Nei mesi più freddi, con il paese barricato in casa, prima che faccia buio ha già consumato un terzo della merce esposta. Sulle quattro casse di frutta vuote e accatastate che compongono il suo banchetto, nella settimana che precede una festa di paese, compare sempre qualche fuoco d'artificio di contrabbando. Va a bere, periodicamente, in ognuno dei bar del paese e guadagna quel tanto che basta per non avere mai più di due mesi di bevute a credito.
Emigrato in Canada, aveva trovato lavoro come operaio di fabbrica. Una vita di risparmi e il ritorno, per comprare una casa e aprire un'attività cui dare il proprio nome. Era andata male. Neanche con i soldi della vendita della casa era riuscito ad evitare il disastro.
Adesso vive in una stanza dell'ultima locanda rimasta in paese. Antonio Riperi, un suo vecchio amico di infanzia e commerciante, uno che al cinematografo non si perde una pellicola western, ha preso a chiamarlo "il vecchio Lu". I figli di Riperi, ripetendo quanto sentito in casa, lo evocano nei loro giochi di cortile come il "vecchiulu". Per uno di quegli oscuri moti interni alla lingua dialettale, è diventato il suo vero nome. Anzi, il vecchiulu non è più solo l'anziano ambulante della piazza, ma definisce con precisione un modo di essere. Se uno degli adolescenti del paese, in uno scontato accesso di malinconia, si rintana in casa e non ne vuole più sapere di uscire, i suoi amici lo esortano al ritorno alla vita sociale dicendogli: "Forza, non fare il vecchiulu!".
Il futuro è già inevitabile; l'unico potere di cambiamento che ci è concesso è quello sopra gli eventi che appartengono al passato. Loverflow è la parola in codice per dire che è possibile dare vero piacere solo a chi non si ha paura di far male.
Andare a cavallo mascherati, ovvero l'anonima equestri.
Aveva una fame tale che, dopo aver divorato la forma di parmigiano, si mangiò anche la sostanza.
Allenamento: esercitarsi giornalmente alla perdita dell'autocontrollo.
In mancanza di qualcosa di meglio della giovinezza.
Sempre nello stesso angolo della piazza grande, Ludovico McCarthy fa il venditore di sigarette, senza clamore. Ha i capelli bianchi, è taciturno, è un emigrante di ritorno. Nei mesi più freddi, con il paese barricato in casa, prima che faccia buio ha già consumato un terzo della merce esposta. Sulle quattro casse di frutta vuote e accatastate che compongono il suo banchetto, nella settimana che precede una festa di paese, compare sempre qualche fuoco d'artificio di contrabbando. Va a bere, periodicamente, in ognuno dei bar del paese e guadagna quel tanto che basta per non avere mai più di due mesi di bevute a credito.
Emigrato in Canada, aveva trovato lavoro come operaio di fabbrica. Una vita di risparmi e il ritorno, per comprare una casa e aprire un'attività cui dare il proprio nome. Era andata male. Neanche con i soldi della vendita della casa era riuscito ad evitare il disastro.
Adesso vive in una stanza dell'ultima locanda rimasta in paese. Antonio Riperi, un suo vecchio amico di infanzia e commerciante, uno che al cinematografo non si perde una pellicola western, ha preso a chiamarlo "il vecchio Lu". I figli di Riperi, ripetendo quanto sentito in casa, lo evocano nei loro giochi di cortile come il "vecchiulu". Per uno di quegli oscuri moti interni alla lingua dialettale, è diventato il suo vero nome. Anzi, il vecchiulu non è più solo l'anziano ambulante della piazza, ma definisce con precisione un modo di essere. Se uno degli adolescenti del paese, in uno scontato accesso di malinconia, si rintana in casa e non ne vuole più sapere di uscire, i suoi amici lo esortano al ritorno alla vita sociale dicendogli: "Forza, non fare il vecchiulu!".
Il futuro è già inevitabile; l'unico potere di cambiamento che ci è concesso è quello sopra gli eventi che appartengono al passato. Loverflow è la parola in codice per dire che è possibile dare vero piacere solo a chi non si ha paura di far male.
11 maggio 2007
Reincarnazione di un vegetariano
Io credo che la totale prevedibilità del mondo verrà un giorno ad accoltellarmi nel mio letto e mi troveranno così, morto affogato in me fuoriuscito.
M'immagino una storia di onore e combattimenti tra le coccinelle rosse con i punti neri contro le coccinelle nere con i punti rossi.
Le coccinelle hanno il coccige?
"Tutte le morti, ad un certo punto, contemplano l'arresto cardiaco"
"Ma io ti voglio bene"
"Tu confondi causa ed affetto"
Il racconto di quello che accadde dopo la fine.
Hai presente quando in una giornata di vento, al mare, si vedono gabbiani in cielo e sembrano immobili? Volano, eppure non si spostano di un metro, nè avanti nè indietro. Traboccano di sicura calma. Ecco, io vorrei stare così.
(era per MCp)
"Come vuoi che ti rimanga la cicatrice?"
"Per favore, circolare"
Il resto non lo posso dire. So solo che non lo voglio fare. Ne voglio uscire dissolto e levigato. Velleitario di quelli che lasciano le ustioni più gravi. Con la pelle accartocciata e che non si parli di animali da cortile. Oggi bevendo nuovamente glicerina non sentirei un cazzo di niente. E quella stazione della metro di parigi, e quel vagone. Non so quale dei due stia frenando, ma quella nota la riconoscerei tra mille, figuriamoci tra 7. E il cancello di casa tua che fa lo stesso rumore della intro di una canzone dei Cure. Pizzicore commovente, certo. Ma non mi vedrete mai con le lacrime agli occhi. Sulla lingua, forse. Il mio apparire e scomparire fumoso sarebbe dovuto venire alla maniera dei prodigi della pirotecnia, invece è una cazzata. Vino e foschie, trova la parola di mezzo. Oggi non riesco a infilarmi i guanti, non è incredibile? Ecco un aristocratico capezzolo da cui succhiare il lattice. Ora scrivo di quella vecchina che passa per il quartiere piegata in due nelle sue deformità, a passi piccolissimi e serratissimi, con le buste della spesa sempre azzurre e sul capo un fazzoletto sempre livido. Ora scrivo che un giorno sarà morta e io non la vedrò più passare e semplicemente non ci penserò più. Ora scrivo di come mi fa sentire amaro e apatico e farsesco. Ora vorrei riuscire a dire che il mio concetto di decenza è andare via in silenzio.
M'immagino una storia di onore e combattimenti tra le coccinelle rosse con i punti neri contro le coccinelle nere con i punti rossi.
Le coccinelle hanno il coccige?
"Tutte le morti, ad un certo punto, contemplano l'arresto cardiaco"
"Ma io ti voglio bene"
"Tu confondi causa ed affetto"
Il racconto di quello che accadde dopo la fine.
Hai presente quando in una giornata di vento, al mare, si vedono gabbiani in cielo e sembrano immobili? Volano, eppure non si spostano di un metro, nè avanti nè indietro. Traboccano di sicura calma. Ecco, io vorrei stare così.
(era per MCp)
"Come vuoi che ti rimanga la cicatrice?"
"Per favore, circolare"
Il resto non lo posso dire. So solo che non lo voglio fare. Ne voglio uscire dissolto e levigato. Velleitario di quelli che lasciano le ustioni più gravi. Con la pelle accartocciata e che non si parli di animali da cortile. Oggi bevendo nuovamente glicerina non sentirei un cazzo di niente. E quella stazione della metro di parigi, e quel vagone. Non so quale dei due stia frenando, ma quella nota la riconoscerei tra mille, figuriamoci tra 7. E il cancello di casa tua che fa lo stesso rumore della intro di una canzone dei Cure. Pizzicore commovente, certo. Ma non mi vedrete mai con le lacrime agli occhi. Sulla lingua, forse. Il mio apparire e scomparire fumoso sarebbe dovuto venire alla maniera dei prodigi della pirotecnia, invece è una cazzata. Vino e foschie, trova la parola di mezzo. Oggi non riesco a infilarmi i guanti, non è incredibile? Ecco un aristocratico capezzolo da cui succhiare il lattice. Ora scrivo di quella vecchina che passa per il quartiere piegata in due nelle sue deformità, a passi piccolissimi e serratissimi, con le buste della spesa sempre azzurre e sul capo un fazzoletto sempre livido. Ora scrivo che un giorno sarà morta e io non la vedrò più passare e semplicemente non ci penserò più. Ora scrivo di come mi fa sentire amaro e apatico e farsesco. Ora vorrei riuscire a dire che il mio concetto di decenza è andare via in silenzio.
06 maggio 2007
Diaria delle eresie. Di aria.
A volte facciamo innocue concessioni alla lingua anglosassone.
"We came, we played, we drifted away"
E' una prigionia che fa il solletico, tra pezzi di pane nero e sorsate d'acqua torbida. Anche per divenire pazzo ho bisogno di certi rintocchi, di quelli lontani, di quelli che arrivano dal di là del mare; nel frattempo, una piccola scultura. Intaglio e scolpisco, mio proprio ed unico capolavoro. "Ma sono i tuoi denti!". Perfetto, e adesso ogni morso è un filo di dolore che parte dalla base del collo e rincula fino alla schiena ultima. Ogni pasto che mi ha reso più concretamente mortale non sarebbe dovuto passare inosservato, e non oserà più.
Si è fatta ancora una volta viva, quella sensazione. Siamo tutti in piedi, in cerchio. A turno si parla, e ciascuno si sforza di tenere il silenzio fuori dal giro. Il meglio di sè in una circostanza sociale. Circostanza, in cerchio stanti. Una mostra guidata nella brillantezza, le spiritosaggini, quale inoffensiva piacevolezza. Peccato che io me ne stia sopra le nostre teste a spiarci. Ovviamente io non faccio parte di tutto questo. Ovviamente, perchè non posso stare nel cerchio e sopra il cerchio contemporaneamente. E io preferisco che il mio punto di vista se ne vada a fare un giro fuori di me e poi torni a raccontarmi com'è il mondo di lato. Non è come essere l'anello debole di una catena, ma più il dente mancante di un ingranaggio: il meccanismo procede ugualmente, i denti prima e dopo di me sopperiscono alla mia assenza, lo spettacolo non si ferma. Non c'è danno, tranne che nella perduta simmetria radiale. Mi sento in colpa perchè mi sto perdendo qualcosa o perchè non mi importa veramente? Mi basta guardarli in volto, uno ad uno, per avere la stupida certezza di conoscere cosa gli passa per la mente. Vi ho studiato, sapete? Sono stato ciascuno di voi, nei miei sogni forse. Riesco a prevedere le vostre mosse. So su quale piede poggerete il peso del vostro corpo. So chi guarderete quando parlerete di un certo argomento. So come terrete occupate le mani. Più di tutto, conosco i desideri che non avete il coraggio di esprimivermi e l'architettura di bugie che vi imboccate per credere di vivere un'esistenza coerente. Perfettamente conscio che non c'è niente di vero in tutto ciò. Ma questo è il mio castello. L'ho costruito io e saprei resisterci ad un assedio lungo un lustro. Fin nei minimi particolari, progettato per non lasciarmi entrare.
"We came, we played, we drifted away"
E' una prigionia che fa il solletico, tra pezzi di pane nero e sorsate d'acqua torbida. Anche per divenire pazzo ho bisogno di certi rintocchi, di quelli lontani, di quelli che arrivano dal di là del mare; nel frattempo, una piccola scultura. Intaglio e scolpisco, mio proprio ed unico capolavoro. "Ma sono i tuoi denti!". Perfetto, e adesso ogni morso è un filo di dolore che parte dalla base del collo e rincula fino alla schiena ultima. Ogni pasto che mi ha reso più concretamente mortale non sarebbe dovuto passare inosservato, e non oserà più.
Si è fatta ancora una volta viva, quella sensazione. Siamo tutti in piedi, in cerchio. A turno si parla, e ciascuno si sforza di tenere il silenzio fuori dal giro. Il meglio di sè in una circostanza sociale. Circostanza, in cerchio stanti. Una mostra guidata nella brillantezza, le spiritosaggini, quale inoffensiva piacevolezza. Peccato che io me ne stia sopra le nostre teste a spiarci. Ovviamente io non faccio parte di tutto questo. Ovviamente, perchè non posso stare nel cerchio e sopra il cerchio contemporaneamente. E io preferisco che il mio punto di vista se ne vada a fare un giro fuori di me e poi torni a raccontarmi com'è il mondo di lato. Non è come essere l'anello debole di una catena, ma più il dente mancante di un ingranaggio: il meccanismo procede ugualmente, i denti prima e dopo di me sopperiscono alla mia assenza, lo spettacolo non si ferma. Non c'è danno, tranne che nella perduta simmetria radiale. Mi sento in colpa perchè mi sto perdendo qualcosa o perchè non mi importa veramente? Mi basta guardarli in volto, uno ad uno, per avere la stupida certezza di conoscere cosa gli passa per la mente. Vi ho studiato, sapete? Sono stato ciascuno di voi, nei miei sogni forse. Riesco a prevedere le vostre mosse. So su quale piede poggerete il peso del vostro corpo. So chi guarderete quando parlerete di un certo argomento. So come terrete occupate le mani. Più di tutto, conosco i desideri che non avete il coraggio di esprimivermi e l'architettura di bugie che vi imboccate per credere di vivere un'esistenza coerente. Perfettamente conscio che non c'è niente di vero in tutto ciò. Ma questo è il mio castello. L'ho costruito io e saprei resisterci ad un assedio lungo un lustro. Fin nei minimi particolari, progettato per non lasciarmi entrare.
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