"Male" si traduce con "maschio", ma si scrive come "male", contrario di "bene".
"Female" si traduce con "femmina", ma si scrive quasi come "fa male".
E' solo una teoria, ma: L'amore non esiste. E' stato inventato. E' stato ipotizzato, definito, tramandato, impartito, santificato, mercificato, imbellettato, commercializzato. Qualcuno ci crede ancora. L'amore è morto. Come Dio, con un saluto al nostro amico comune Fede.
Eravamo a bordo di una nave, in gita scolastica per studenti di nessuna scuola. La nave era il Titanic, ma era piccola, poco sfarzosa, e non sarebbe mai affondata. Mi imbattevo in te mentre salivo di ponte in ponte, eri con le tue amiche. Avevi gli occhi mascherati con trucco nero, la pelle bianchissima e i capelli ti nascondevano metà del volto. La più insulsa e maligna delle tue amiche ti sfida a venir nella mia cabina. Eravate come streghe. Sarcastica accetti. Ti faccio strada e non ho coraggio di toccarti. Mi segui in silenzio e mi sembra di intravedere un sorriso, cui non do significato. Quando arriviamo alla mia porta sei grandissima e completamente coperta di veli. Ti metto un braccio intorno alla vita e con forza ti tiro dentro, sei pesante ma non fai resistenza. Ti adagio sopra la mia cuccetta, che sembra la cameretta di un mio vecchio compagno delle scuole elementari. Inizio a toglierti i veli di dosso. E tu non ci sei. Al tuo posto un materasso. Torno indietro a cercarti, ti trovo. La mia espressione ti fa ridere. Ora è un gioco. Dici ok, basta trucchi. Vengo in camera tua, ma come un tavolo Spingimi. Ti porto, sotto forma di tavolo, lungo metà della nave, di nuovo fino alla mia camera. Ti faccio entrare a fatica, manovre impossibili. Ora sembra la mia di cameretta, quando andavo alle elementari. Il tavolo è a posto, ma tu non sei più il tavolo. Fai capolino attraverso la mia porta aperta. Entri accompagnata dalla tua corte. Le tue amiche ed una donna anziana. La donna apparecchia il tavolo che io ho portato con tanta fatica. Ceneremo insieme. Io e te, e tutti gli altri intorno a guardarci. Mi siedo a tavola, c'è un calice ad aspettarci. La donna anziana ci invita a bere. Io so che stai cercando di avvelenarmi e faccio solo finta di bere. Tu non bevi. Mangiamo e io prendo una bottiglia di vino delle mie. Verso per entrambi. Bevo. Tu no. La donna anziana interrompe: "Sapevo che la mia ragazza non è stupida. Ti aspettavi che avvelenasse il vino?". Tu mi guardi orgogliosa, i tuoi occhi sembrano voler prendere fuoco. Chissà se anche tu provi la stessa cosa.
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