vorrei avere ora di fronte il suonatore di pianoforte e dirgli che non sa suonare abbastanza debolmente. che per quanto si sforzi, in tutta la sua vita, non avrà mai sufficiente controllo del silenzio. non metterà mai le sue note appena sopra il davanzale dell'udibile, dove ci si affaccia e si cade e quando si arriva in fondo non si sente niente.
mi sono immaginato lo scorrere dello spazzolino sui denti. ero piccolo piccolo e potevo stare dentro una carie. guardavo la grande criniera dello spazzolino premere con forza contro lo smalto e poi scalciare via saliva e brandelli di pasto. faceva un rumore assordante, come una sega che fa fatica dentro al legno. mi e' parso uno spettacolo di alta meteorologia.
nel nostro porno ci sono i termostati e i pluvioscopi, la carne dentro la cerniera dei pantaloni, la pietra pomice strofinata sulla nuca, le suore elisabettiane, le anguille in umido, la cassata mangiata con le mani dal torace, la fenilalanina, gli esponenti del pentapartito che stanno a guardare, l'erogazione ostinata e martellante, la parola bella che sta a vizio dell'ingordo, il ginepraio, gli animali mastodontici adagiati sul tetto o al massimo al piano di sopra, una gran voglia perversa di bucolico, la propaganda emostatica, il vantaggio posizionale, l'asse dell'ascesso, l'un l'altro che ci usiamo come lampade per leggere.