Nell'abisso dell'anima ci nuotano i pesci trasparenti.
Se solo fosse possibile smontare superstizioni come fossero marchingegni.
Perchè trovo così difficile addormentarmi in presenza d'altri? Forse loro mi fanno paura.
Passa una sufficiente quantità di tempo in silenzio, evitando di parlare con alcuno, e alla fine anche la tua voce interna tacerà. A quel punto l'osservazione guadagnerà una nuova dimensione. Un dettaglio alla volta. Sfumerà la differenza tra azione ed oggetto. Preparati all'inevitabile sopravvento del significato.
C'è un continuo oscillare immobile tra 'lasciare perdere' e 'non lasciare perdere'.
Mi sono urlato: "Tu vuoi vedermi morto!". Poi sono stato in silenzio. Ignorando cosa rispondermi.
I pensieri neurodegenerativi sono idee che mangiano altre idee. Dunque il linguaggio è un morbo: che troppo potente, uccide chi l'ha in sè; che troppo debole, smarrisce nell'abituale.
Esercizio da 7 punti: Si dimostri l'inesistenza di X in presenza della congruenza tra una realtà fattuale in cui X esiste ed una realtà ipotetica in cui X non esiste. Esercizio supplementare da 3 punti: Non avere compassione di X.
24 marzo 2008
07 marzo 2008
Vado in discoteca e neanche uno scaffale
Aspirazione
Nil è un essere così ripugnante da non riuscire a suscitare neanche l'attrazione della forza di gravità. Nil, rimasto schiacciato nella differenza tra il proprio peso e quello degli eventi, si ritrova ora servitore di una immobilità coatta. La esaudisce gattonando, silenziosamente. La stessa immobilità che gli permette di spostarsi solo verticalmente, su e giu, più e più volte. Perchè ascese e discese non si ergono più al grado di movimenti. Nil, per cui tutto è un gioco di segnalibri e numeri di pagina non sequenziali. Per immobilità, un esercizio di morte. Nil è ogni giorno più invisibile. Nil è ogni giorno più sopracoperta, più ricamo sulla fodera cuscino, più macchia e ombra di calore sulla parete. Nil è tanto più invisibile, quanto più lontano dal profumo di certe chiome. Nil è tanto più cieco, quanto più tiene ferme le mani. Le mani, ferme, incrociate sul petto; e insieme lungo i fianchi; e insieme testimoni della perdita del tono muscolare. Le mani, ferme, violentate dai ricordi delle musiche fatte di tensioni e piacere, originate dalla sequenza e dalla disposizione di quegli stessi toni, su altri corpi.
Compressione
Nil viene accompagnato nel luogo in cui, da oggi in poi, dovrà svolgere il proprio compito. Nil viene lasciato solo, affinchè possa svolgere il proprio compito. Errore numero uno. Descrizione: Una stanza anonima della sua nudità, piatta davanti, sulla parete coperta di strumenti di misurazione e pannelli di controllo, piatta dietro, nel muro su cui trova spazio l'unica finestra, dai vetri incompleti. A sbeffeggiare i motivi curviformi che ornano il pavimento, ci pensano le geometriche intersezioni di nero sporco negli spazi tra le piastre, che quello stesso pavimento ricoprono. E una sediaccia di legno, indecisa, incerta e inospitale. Nil ne saggia la seduta, passandoci sopra la punta del dito indice. Sul polpastrello si raccoglie una discreta quantità di polvere, mentre sul legno si allunga una striscia di discreta mancanza di polvere. Nil pensa a quanto sia stato facile, con un gesto, fare ciò per cui non bastano due o tre vite: lasciare un segno. Allora Nil smette di pensare e sgombra il proprio posto con un colpo di mano. La polvere si lancia elettrica nell'aria, e plana in tremore. Precipita eccitata nell'idea di poter finire dentro di lui, presto o tardi, respirata.
Espansione
Quando Nil apre la cassetta, tutta la posta finisce sul pavimento. Si china per fare un cumulo dell'ultimo mese di pubblicità. Nel campo visivo di Nil compare un paio di scarpe da ragazza, presumibilmente attaccate ad una vera ragazza. Le punte delle scarpe blu leggermente piegate verso l'interno. I movimenti di Nil accelerano e ne perde il controllo, sente il sangue salirgli alla faccia, borbotta qualche parola di scuse, accenni di giustificazione, sguardo attaccato al pavimento. Risale svelto, è davanti a lei. L'imbarazzo non trova più spazio. Nil riconosce la Ragazza dagli Occhi Troppo Distanti. La guarda, la fissa, eliminando ogni espressione dal proprio viso, non curandosi del tempo che viene divorato. La Ragazza dagli Occhi Troppo Distanti si muove come non volesse sfiorare i fili della sospensione di Nil.
- Mi stai fissando come se avessi visto qualcosa di molto bello o di molto brutto.
Le idee di Nil scivolano intorpidite una sull'altra.
- So di averti già vista.
Si fa di lato. La Ragazza dagli Occhi Troppo Distanti si avvicina ad una cassetta della posta e ne estrae una sola lettera bianca, senza scritte, indecifrabile.
- E dove?
- In un sogno, eri in uno dei miei sogni.
- Una frase molto originale da dire ad una ragazza, non trovi?
- Beh non eri proprio tu. O almeno, non lo so. Comunque questa ragazza aveva un particolare, non l'ho dimenticato. E lo hai anche tu. Tu sei la ragazza del mio sogno.
- Che particolare?
- Non te lo dirò mai.
- Un'altra frase da non usare con una ragazza.
- Eri tu, vero?
- I tuoi sogni sono una tua responsabilità. Se ero lì, vuol dire che mi ci hai messo tu. Non posso dirti altro.
Ora la Ragazza dagli Occhi Troppo Distanti potrebbe andarsene. Nil potrebbe offendersi, o fingere. Entrambi umili ed avidi di silenzio, si instaurano ad impedimento di ulteriori giri di giostra gratuiti. Nil ha il presagio che, costringendo nuovamente un incontro in uno scambio non banale, ridurrebbe il proprio spirito demonio in posizione fetale, senz'aria. La Ragazza dagli Occhi Troppo Distanti non deve sapere. Il patto è taciuto, il patto è tacere. Dopo un istante di posa, lei già corre lungo le scale. Nil si convincerà di averle sentito dire, svanendo:
- Non farà mai abbastanza freddo. Del piccolo gelo, che non fa dormire, ne vorresti ancora. Ma tutto infine si riduce a sopore.
Scarico
Comincia così l'attività di Nil. Osserva ogni monitor, ogni spia, ogni qualcosimetro. Incerto e titubante, gira manopole, attiva interruttori, ruota potenziometri, aziona leve. Niente genera senso o sembra discenderne. Nil crede di aver solo bisogno di tempo. Errore numero due. Si fa strada in Nil l'immotivata certezza, come una religione, che con l'abitudine si riveleranno gli effetti, le conseguenze e anche tutte le cause. Nil si rende così colpevole dell'errore di ogni cielo: ardire a intendere la natura carnale di un terremoto contemplando le foglie cadere.
Nil è un essere così ripugnante da non riuscire a suscitare neanche l'attrazione della forza di gravità. Nil, rimasto schiacciato nella differenza tra il proprio peso e quello degli eventi, si ritrova ora servitore di una immobilità coatta. La esaudisce gattonando, silenziosamente. La stessa immobilità che gli permette di spostarsi solo verticalmente, su e giu, più e più volte. Perchè ascese e discese non si ergono più al grado di movimenti. Nil, per cui tutto è un gioco di segnalibri e numeri di pagina non sequenziali. Per immobilità, un esercizio di morte. Nil è ogni giorno più invisibile. Nil è ogni giorno più sopracoperta, più ricamo sulla fodera cuscino, più macchia e ombra di calore sulla parete. Nil è tanto più invisibile, quanto più lontano dal profumo di certe chiome. Nil è tanto più cieco, quanto più tiene ferme le mani. Le mani, ferme, incrociate sul petto; e insieme lungo i fianchi; e insieme testimoni della perdita del tono muscolare. Le mani, ferme, violentate dai ricordi delle musiche fatte di tensioni e piacere, originate dalla sequenza e dalla disposizione di quegli stessi toni, su altri corpi.
Compressione
Nil viene accompagnato nel luogo in cui, da oggi in poi, dovrà svolgere il proprio compito. Nil viene lasciato solo, affinchè possa svolgere il proprio compito. Errore numero uno. Descrizione: Una stanza anonima della sua nudità, piatta davanti, sulla parete coperta di strumenti di misurazione e pannelli di controllo, piatta dietro, nel muro su cui trova spazio l'unica finestra, dai vetri incompleti. A sbeffeggiare i motivi curviformi che ornano il pavimento, ci pensano le geometriche intersezioni di nero sporco negli spazi tra le piastre, che quello stesso pavimento ricoprono. E una sediaccia di legno, indecisa, incerta e inospitale. Nil ne saggia la seduta, passandoci sopra la punta del dito indice. Sul polpastrello si raccoglie una discreta quantità di polvere, mentre sul legno si allunga una striscia di discreta mancanza di polvere. Nil pensa a quanto sia stato facile, con un gesto, fare ciò per cui non bastano due o tre vite: lasciare un segno. Allora Nil smette di pensare e sgombra il proprio posto con un colpo di mano. La polvere si lancia elettrica nell'aria, e plana in tremore. Precipita eccitata nell'idea di poter finire dentro di lui, presto o tardi, respirata.
Espansione
Quando Nil apre la cassetta, tutta la posta finisce sul pavimento. Si china per fare un cumulo dell'ultimo mese di pubblicità. Nel campo visivo di Nil compare un paio di scarpe da ragazza, presumibilmente attaccate ad una vera ragazza. Le punte delle scarpe blu leggermente piegate verso l'interno. I movimenti di Nil accelerano e ne perde il controllo, sente il sangue salirgli alla faccia, borbotta qualche parola di scuse, accenni di giustificazione, sguardo attaccato al pavimento. Risale svelto, è davanti a lei. L'imbarazzo non trova più spazio. Nil riconosce la Ragazza dagli Occhi Troppo Distanti. La guarda, la fissa, eliminando ogni espressione dal proprio viso, non curandosi del tempo che viene divorato. La Ragazza dagli Occhi Troppo Distanti si muove come non volesse sfiorare i fili della sospensione di Nil.
- Mi stai fissando come se avessi visto qualcosa di molto bello o di molto brutto.
Le idee di Nil scivolano intorpidite una sull'altra.
- So di averti già vista.
Si fa di lato. La Ragazza dagli Occhi Troppo Distanti si avvicina ad una cassetta della posta e ne estrae una sola lettera bianca, senza scritte, indecifrabile.
- E dove?
- In un sogno, eri in uno dei miei sogni.
- Una frase molto originale da dire ad una ragazza, non trovi?
- Beh non eri proprio tu. O almeno, non lo so. Comunque questa ragazza aveva un particolare, non l'ho dimenticato. E lo hai anche tu. Tu sei la ragazza del mio sogno.
- Che particolare?
- Non te lo dirò mai.
- Un'altra frase da non usare con una ragazza.
- Eri tu, vero?
- I tuoi sogni sono una tua responsabilità. Se ero lì, vuol dire che mi ci hai messo tu. Non posso dirti altro.
Ora la Ragazza dagli Occhi Troppo Distanti potrebbe andarsene. Nil potrebbe offendersi, o fingere. Entrambi umili ed avidi di silenzio, si instaurano ad impedimento di ulteriori giri di giostra gratuiti. Nil ha il presagio che, costringendo nuovamente un incontro in uno scambio non banale, ridurrebbe il proprio spirito demonio in posizione fetale, senz'aria. La Ragazza dagli Occhi Troppo Distanti non deve sapere. Il patto è taciuto, il patto è tacere. Dopo un istante di posa, lei già corre lungo le scale. Nil si convincerà di averle sentito dire, svanendo:
- Non farà mai abbastanza freddo. Del piccolo gelo, che non fa dormire, ne vorresti ancora. Ma tutto infine si riduce a sopore.
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Comincia così l'attività di Nil. Osserva ogni monitor, ogni spia, ogni qualcosimetro. Incerto e titubante, gira manopole, attiva interruttori, ruota potenziometri, aziona leve. Niente genera senso o sembra discenderne. Nil crede di aver solo bisogno di tempo. Errore numero due. Si fa strada in Nil l'immotivata certezza, come una religione, che con l'abitudine si riveleranno gli effetti, le conseguenze e anche tutte le cause. Nil si rende così colpevole dell'errore di ogni cielo: ardire a intendere la natura carnale di un terremoto contemplando le foglie cadere.
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